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Discarica della Ciip, arrivano
le osservazioni di partiti e ambientalisti

ASCOLI - «Meglio soluzioni alternative». Il presidente della società Pino Alati spiega l'operazione: «Servirà per far costare meno l'acqua»
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La volontà della Ciip spa di acquisire una vasca della discarica Geta in località Alto Bretta di Ascoli Piceno per smaltire “in house” i fanghi della depurazione fa scattare le osservazioni di forze politiche (come Ascolto&Partecipazione) e ambientalisti (Legambiente e Comitati “Tutela del Bretta” e “Ci rifiutiamo”).

Arriva anche qualche proposta alternativa di fronte alla scelta della società che ha deciso di investire sulla discarica visti gli attuali costi (1,8 milioni annui circa) per smaltire i fanghi in siti di altri gestori. «Se in futuro riusciremo a spendere ad esempio un milione, sarà possibile abbassare anche la tariffa dell’acqua», avevano detto i vertici della Ciip (presidente Pino Alati e direttore Giovanni Celani) durante l’ultima conferenza stampa tenuta in azienda. Senza dimenticare i costi energetici “esplosi” per pompare acqua dai pozzi di soccorso e non.

La Valle del Bretta con il polo ecologico Geta

Che cosa propongono invece partiti e associazioni?«La complessa situazione territoriale -affermano- di carenza di flussi idrici di sorgente dovuta agli eventi sismici del 2016 e al cambiamento climatico in atto non può che far riflettere e ci spinge ad approfondire il tema dell’utilizzo più razionale e al contempo il tema del riutilizzo della risorsa idrica. Leggendo documenti prodotti dalla Ciip non abbiamo trovato nulla in merito al riutilizzo delle acque reflue depurate per uso non potabile e alla realizzazione di reti duali, una strategia che, se adottata conconvinzione, comporterebbe un risparmio notevole della preziosa risorsa idrica destinata all’uso potabile. Riteniamo che l’azienda, quale eccellenza del territorio della parte Sud delle Marche e in qualità di ente gestore di carattere pubblico, debba fare tutto il possibile per mitigare la crisi idrica tenendo conto della massimizzazione del recupero della risorsa tanto quanto della ottimizzazione della depurazione».

Quali sono le alternative?
«La logica del conferimento dei fanghi in discarica -continuano- ben evidenziata anche nella risposta alla nota della Provincia, non solo è ormai ampiamente superata, ma è anche in contrasto con le norme europee. L’Unione Europea vieta infatti il conferimento degli scarti organici in discarica, e di questi scarti fanno parte anche i reflui civili, che in un prossimo futuro non potranno in alcun modo essere conferiti in
discarica.

L’ingresso del sito Geta

Pertanto la ricerca di un sito di smaltimento, per di più di lunga durata, appare in contrasto con l’orientamento espresso nel Documento Programmatico dalla stessa Ciip Spa, che da un lato ritiene di perseguire la strada della digestione anaerobica, dall’altro programma un investimento per l’acquisto di una vasca in una discarica. A questo proposito, chiediamo di poter visionare lo studio di fattibilità
dell’investimento proposto per l’acquisizione di una vasca di discarica nell’Alta Valle del Bretta, nel Comune di Ascoli  e dell’operazione di costituzione della Rete con il Gestore Asite di Fermo, accordo che prevede tra l’altro la realizzazione di una filiera di produzione di gessi di defecazione presso il Depuratore Civile Brodolini di San Benedetto».

Che cosa non va in particolare?

«A causa delle criticità -sottolineano Legambiente, A&P e i comitati- dovute all’accumulo al suolo di inquinanti pericolosi, non è possibile, a nostro modesto parere, annoverare tra le buone pratiche la produzione di gessi di defecazione. Infatti la produzione di gessi da fanghi di defecazione non è compatibile con la vocazione agricola di carattere tradizionale, con la filiera di produzione biologica che caratterizza il nostro territorio, che va con ogni sforzo mantenuta e preservata, in quanto rappresenta uno dei pochi settori economici che non ha ancora espresso tutte le sue potenzialità.

La sede della Ciip

Non sarebbe più ragionevole allora realizzare un impianto di digestione anaerobica in proprio, eliminando alla radice il problema dello smaltimento dei fanghi e utilizzandoli al meglio per la produzione di biogas e di digestato, senza produrre percolato che dovrà poi essere smaltito in appositi impianti con ulteriore aggravio dei costi? Ricordiamo che la Provincia di Ascoli Piceno è ancora in attesa di un Piano d’Ambito che individui l’impiantistica necessaria al completamento del ciclo dei rifiuti, quantificando il fabbisogno e individuando eventuali siti di smaltimento. Riteniamo -concludono- che una gestione dei rifiuti che possa definirsi sostenibile debba essere effettuata in prossimità del luogo di produzione degli stessi, al fine di abbattere l’inquinamento derivante dalla movimentazione di camion e al fine di abbattere i costi di trasporto da una Provincia all’altra. Riteniamo che i Piani d’Ambito debbano giungere quanto prima all’auto- sufficienza impiantistica territoriale e che lo stesso discorso debba valere anche nell’ambito della gestione dei rifiuti liquidi urbani».


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