“Trend Marche”: a rischio 3.200 imprese
ma Ascoli è in controtendenza

OSSERVATORIO - E' questo il risultato dello studio portato in Regione da Cna e Confartigianato, effettuato in collaborazione con Intesa San Paolo. In un panorama di numeri a picco, solo il Piceno risulta con un più 36 di imprese attive. Ecco i commenti di Acquaroli, Sabatini, Mazzarelli, del rettore dell'Università marchigiana Gregori
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Mazzarella, Acquaroli, Balbo, Carloni, Sabatini

 

Imprese artigiane, micro e piccole imprese: per nulla rassicurante il quadro emerso dall’ Osservatorio “Trend Marche” che Cna e Confartigianato Marche, in collaborazione con  Intesa Sanpaolo, hanno presentato nella sede della Regione Marche.

Potrebbero essere 3.200 le imprese a rischio default nel 2021, di cui 1.100 a causa delle restrizioni dovute al Covid. Se va male saranno 4.100 a non superare i prossimi dodici mesi, di cui 2 mila a causa della crisi pandemica da Covid.

Cna e Confartigianato Marche hanno presentato l’Osservatorio “Trend Marche”, realizzato in collaborazione con Intesa Sanpaolo.

Solo Ascoli risulta in controtendenza con un aumento di 36 imprese attive.

La Confartigianato Marche, che ieri ha organizzato un flash mob con 935 lumini cimiteriali a raccontare la morte delle imprese locali, contava 16 realtà artigiane in meno nel Piceno. Dato comunque positivo rispetto ai numeri ben più alti delle altre province regionali (leggi l’articolo inerente).

Nell’anno che si è appena concluso, il sistema produttivo regionale ha perso 1.188 imprese attive mentre gli occupati, ad ottobre 2020, erano diminuiti di 34.540 unità. Le imprese sono diminuite soprattutto in agricoltura (-577) e nel commercio (-558).

Più contenute le perdite nel manifatturiero (-296 di cui 164 concentrate nel calzaturiero).

È pesante il tributo alla crisi dell’artigianato che perde 548 imprese. Sul territorio regionale, le perdite più consistenti, ci sono state ad Ancona (-504) e a Macerata (-413). La provincia di Pesaro e Urbino ha perso 237 aziende e quella di Fermo 70.

Per quanto riguarda la forma giuridica, continua la fuga dalle imprese individuali (-2019) e aumentano le società di capitale (+847) che sono ormai il 20,9 per cento delle aziende marchigiane in attività.

Francesco Acquaroli

Uno scenario allarmante quello delle imprese a rischio default, che in Italia saranno tra 113 e 145 mila. Come reagire?

«Bisogna partire – ha dichiarato il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli – dal sostegno delle imprese condizionate fortemente dalla crisi pandemica. Fare in modo che le micro, le piccole, le medie imprese resistano nel trattenere la propria capacità competitiva ma allo stesso tempo saper guardare avanti, a nuovi distretti, a nuove filiere, a come razionalizzare, innovare, digitalizzare, riuscire a fare squadra in un territorio dove purtroppo c’è stata frammentazione. Il piccolo può diventare medio e grande se ci si crede e si lavora tutti in un’unica direzione, se l’azione è comune tra amministrazione regionale, corpi intermedi, imprese e banche, in una visione prospettica, condivisa e concertata. Anche le infrastrutture materiali e immateriali sono essenziali per la crescita, mettendo in campo tutte le risorse, a partire da quelle del Recovery Plan e del settennio europeo». 

Ma gli artigiani e le micro e piccole imprese delle Marche hanno reagito e messo in atto processi di adattamento.

Gian Luca Gregori

«Secondo una nostra indagine – ha sostenuto il Rettore dell’Università Politecnica delle Marche Gian Luca Gregori il 30  per cento delle imprese ha diversificato e introdotto servizi aggiuntivi, utilizzando gli strumenti digitali per la vendita. Il 20 per cento  ha  riorganizzato i processi produttivi e modificato i modelli organizzativi. Molte anche le imprese che hanno ricercato nuovi mercati, anche in termini di riorganizzazione digitale. C’è stato, da parte degli artigiani e delle micro e piccole imprese, un maggior accesso al credito, mentre è forte la richiesta di sospensione della tassazione e la possibilità di ottenere sgravi fiscali».

«Fare squadra – è il commento di Mirco Carloni, vicepresidente e assessore Attività Produttive Regione Marche –  ridurre le frammentazioni del nostro territorio per riuscire a trasferire azioni sinergiche che favoriscano margini di crescita. In questo senso il ruolo delle banche è fondamentale.  Le Marche hanno un triste primato in tema di credit crunch, una stretta creditizia a livelli mai registrati derivata dai drammi finanziari che ha vissuto questa regione e che hanno pagato imprese e famiglie. Dobbiamo riuscire a gestire la straordinarietà contingente e distinguere tra rischio e incertezza: il rischio è la fase Covid e post Covid ma non possiamo più permetterci l’incertezza. Perché solo valutando insieme i rischi si potrà togliere la vulnerabilità del sistema economico. Servono investimenti e soprattutto intermediari finanziari seri che ci aiutino a toglierci dall’incertezza. Perché in questa regione troppi sono venuti a prendere e pochi a dare, cioè c’è stata tanta raccolta e pochissimi impieghi: 12 miliardi di raccolta a fronte di 5 milioni di impieghi. E’ giunto il momento che si facciano impieghi, investimenti e che le banche si fidino dei nostri imprenditori. Lo meritano. I nostri imprenditori sono credibili e vanno sostenuti. Noi siamo pronti a fare la nostra parte con iniziative anticicliche». 

 Ecco le parole di Gino Sabatini e Giuseppe Mazzarella, presidenti di Cna Marche e Confartigianato Marche: 

Gino Sabatini

«E’ alto il rischio che nel 2021 una quota importante dei prestiti concessi dalle banche alle aziende marchigiane, si possa trasformare in crediti deteriorati. Per questo sarà fondamentale continuare a poter accedere ai crediti garantiti dallo Stato, a cui nel 2020, ha già fatto ricorso il 42,5 per cento delle aziende marchigiane in crisi di liquidità. Un ruolo fondamentale, per sostenere il credito alle imprese lo avranno i Confidi. In particolare Uni.co, il Confidi delle Marche, che va adeguatamente finanziato. Per tornare a crescere, occorre investire con forza sulle imprese e sui territori. Cogliendo le occasioni offerte dalle risorse del Next Generation Eu, dai Fondi strutturali europei e dal Bilancio regionale. Finanziamenti che devono servire ad aprire cantieri e realizzare opere capaci di creare opportunità per le imprese marchigiane e posti di lavoro, favorendo lo sviluppo dei territori duramente colpiti dal Covid. Zone, in molti casi, già piegate dal terremoto».

«Nei primi nove mesi del 2020 – ha affermato il professor Ilario Favaretto dell’Università di Urbino – i ricavi delle imprese artigiane delle Marche sono diminuiti del 17,1 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I risultati peggiori per i ricavi dall’estero (-25 per cento) mentre va meglio per i ricavi delle imprese conto terzi (-6,8). Pesante la situazione degli investimenti, crollati del 57,8 per cento, con una punta di meno 72 per cento per la imprese manifatturiere e del 58,3 per cento per i servizi. Calano solo dell’1,1 per cento gli investimenti nelle costruzioni».

Cristina Balbo, direttore regionale Emilia Romagna e Marche Intesa Sanpaolo: «L’economia marchigiana è stata inevitabilmente impattata dalla pandemia, che ha colpito i suoi settori tradizionali innestandosi su di un tessuto già indebolito. Non di meno già in questa fase, in cui ad una perdurante incertezza si affianca l’ottimismo scaturito dall’arrivo dei primi vaccini, si evidenziano segni di reattività del tessuto produttivo, conscio che la crisi porta anche all’accelerazione di processi fautori di opportunità, legati innanzitutto alla digitalizzazione ed alla sostenibilità ambientale e sociale In questo contesto, sia nella prima fase di ‘resistenza’ che in quella attuale dove è prioritario lavorare sugli asset del rilancio, come prima banca italiana siamo consapevoli dell’importanza del nostro ruolo al fianco delle imprese e come parte di un fondamentale gioco di squadra sui territori».

Giovanni Foresti della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo: «Le Marche sono tra le regioni più in difficoltà: pesa sia la specializzazione in alcuni settori fortemente colpiti dalla crisi (tra questi in modo particolare il sistema moda), sia una situazione già debole del sistema industriale regionale. Nel corso del 2021 la ripresa dell’economia potrà prendere vigore a partire dal terzo trimestre, grazie a una crescente immunizzazione della popolazione. E’ però necessario un cambio di passo con più investimenti, invertendo il trend negativo osservato tra il 2007 e il 2019: nelle Marche il calo è stato pari al -25%; nello stesso periodo di tempo l’Italia ha accusato una riduzione del 19%, ma soprattutto la Germania ha registrato un aumento del 21%. Serve in particolare innestare un nuovo ciclo di investimenti, in beni materiali, ma soprattutto in asset immateriali, rivolti cioè al capitale umano e alla formazione, alle tecnologie e alla digitalizzazione, alla ricerca e sviluppo e all’innovazione, alla responsabilità sociale e ambientale, all’internazionalizzazione».

 

 


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