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Peppe Capriotti:
la copertina di “Intrepido”,
il ricordo del G.S. Elettro

ASCOLI - Quarantaquattro anni fa, la vignetta di Walter Molino pubblicata sul settimanale che lo consegnò alla storia del calcio. Una “impresa” rimasta unica quella del 6 marzo 1977, firmata solo ventuno mesi prima della sua prematura scomparsa. Il ricordo anche durante la celebrazione del Cinquantennale del Gruppo Sportivo neroarancione
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La copertina de “L’Intrepido” disegnata da Walter Molino

di Walter Luzi

Quarantaquattro anni fa, il sei marzo 1977, Peppe Capriotti entrava nella storia del calcio. Avrebbe potuto meritarlo benissimo per la sua classe, non comune ed eccelsa, di calciatore. Ci riuscì, invece, grazie ad uno dei suoi tantissimi gol. Lo segnò a porta vuota, facendo rotolare il pallone, che aveva stoppato proprio sulla linea della porta avversaria, sedendocisi sopra e spingendolo in rete con il sedere.

Peppe Capriotti

E’ il gol del 6-1 contro la Manuli. Un derby molto sentito fra le due fabbriche, e le due squadre aziendali, più grandi dell’ascolano. Il folto pubblico presente quel giorno al campo “San Marcello” esplose in un boato di divertita esultanza per quello sfottò incredibile, mai visto, nemmeno concepibile per un giocatore di Seconda Categoria Dilettanti.

Ai tempi della Del Duca Ascoli

Ma Peppe Capriotti è di un altro pianeta. Dopo gli esordi nella Del Duca Ascoli e un po’ di girovagare calcistico, ha trovato nell’Elettrocarbonium un buon posto di lavoro per poter mettere su famiglia, e il palcoscenico ideale per la sua passione più grande. Un talento sprecato per quel campionato, stravinto poi dal suo San Marcello con due giornate di anticipo. Un lusso per quello squadrone allenato da Vincenzo Scoponi, che asfalta la concorrenza, vince venticinque partite su trenta e segna novantaquattro gol. Giuliano “Toro” Torelli e Umberto Fattori, Silvio Luzi e Agostino Marcelli, Stefano Bartolini e Alcide “Ciccillo” Alessandrini, Pietro Canali e Giuliano “Fritz” Firmani, solo per fare qualche nome importante fra i suoi compagni di squadra.

Peppe Capriotti, da solo, firma, in quella stagione, trentadue gol, ma quello di quel giorno lo fa entrare per sempre nella storia del calcio. Gli avversari, che lo hanno rincorso invano, per tutta la loro sguarnita metà campo, e il portiere, saltato con un beffardo pallonetto al limite dell’area, dove gli era uscito incontro alla disperata, non prendono bene la sua colorita performance. La Manuli, sotto di quattro gol, era infatti tutta sbilanciata in avanti nel tentativo di ridurre il pesante passivo. Era già uscita battuta nella gara di andata, per un gol segnato, all’88° minuto, proprio da Peppe Capriotti, e anche qualche vecchia ruggine, come in ogni buon derby degno di questo nome, non manca.

In campo scoppia un parapiglia, mentre sugli spalti, ancora si ride a crepapelle della straordinaria impresa di Peppe. L’arbitro lo espelle per condotta antisportiva, che qualcuno si affanna ancora a sbandierare, dopo quasi mezzo secolo. Dimenticando ancora che il calcio rimane sempre un gioco, anche se si stenta molto, soprattutto oggi, a ricordarsene. Diventato com’è industria, business, stress e terreno ideale per speculazioni di ogni tipo. Sommerso dai soldi, il calcio dei ricchi ha perso anima e bandiere. Quello dei poveri, dei dilettanti, o supposti tali, resiste. Senza soldi, ma con lo stesso amore di quarantaquattro anni fa per quel gioco.

Alfredina Musati Capriotti, la moglie di Peppe

L’amore di Peppe Capriotti per quel pallone, che nasconde abilmente durante gli irresistibili dribbling di cui è innamorato, appunto, e maestro. Incontrollabile, funambolo, geniale e irriverente. Carismatico fuori, e giocoliere, appunto, in campo. La sua prodezza non può viaggiare in tempo reale, su Internet, o rimbalzare in tutto il mondo su televisioni e web come avviene oggi. Impiega settimane per arrivare fino alla redazione dell’Intrepido, e a stimolare la fantasia del celebre disegnatore Walter Molino che su quella rivista esordisce con le tradizionali vignette in quarta di copertina.

L’artista emiliano deve immaginarsi l’accaduto in base ai racconti, e non può rappresentarlo per quello che è realmente successo, quel 6 marzo 1977, al campo “San Marcello” di Ascoli Piceno. Ma Peppe Capriotti, anche grazie a quella vignetta illustrata, che mostriamo nella foto, recuperata dopo una lunga ricerca, e donata alla sua famiglia nel corso della recente manifestazione “Grande Elettrocarbonium Day”, è ormai un mito.

Lo consacrerà il dramma della sua prematura scomparsa, arrivata solo ventuno mesi dopo quel giorno memorabile. A trentadue anni. La moglie Alfredina ne ha ventotto. Manola, la figlia primogenita, cinque. Cecilia, la piccina, nemmeno tre. In un ospedale di Ancona, la diagnosi di una male subdolo e incompreso, arriva troppo tardi. Sarà, per questo, fatale. Il 19 dicembre 1978 la morte strappa troppo presto un altro campione, Giuseppe “Peppe” Capriotti, alla vita. Per consegnarlo alla leggenda del calcio.

Manola (a sinistra) e Cecilia Capriotti, al centro mamma Alfredina


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