di Luca Capponi
Ad ogni tornata elettorale si chiedono: “Ma perchè questa disaffezione nei confronti della politica?”. Oppure: “Per quale motivo sempre meno gente va a votare?”.
Analisti, parlamentari, studiosi ed esperti, tutti a cercare spiegazioni, mostrare grafici, sondaggi, tutti a pontificare.
A nessuno che però venga in mente una cosa: sarà per caso che, dopo settimane di riflessione, impegnarsi a votare per X e poi ritrovare la propria preferenza trasformata in Y crei un qual certo senso di, usiamo un termine leggero, delusione da parte di chi quel voto lì lo ha espresso?
Paragone azzardato e forse blasfemo, ma tanto sempre di caravanserraglio si parla: è come se all’ultimo Festival di Sanremo uno avesse votato per i Maneskin salvo poi ritrovarsi ad aver sostenuto, senza il suo consenso, uno che c’azzecca niente, diciamo Francesco Renga.
Tutto questo per dire che, dopo decenni, situazioni come quella che coinvolge il deputato Rachele Silvestri non possono che avvalorare questa tesi: eletta nel Piceno alle ultime politiche del 2018 in quota Movimento 5 Stelle, la 34enne ascolana è prima uscita dello stesso movimento lo scorso anno per passare nel Gruppo Misto, e adesso prepara l’atterraggio nel partito di Fratelli d’Italia. Non è ufficiale, ma lo sarà domani, giovedì 17 marzo. Insieme a lei un altro grillino, Massimiliano De Toma.
Precisazione: nulla contro la Silvestri, per carità, che già alle regionali si era schierata con “Movimento per le Marche”, in appoggio alla candidatura di Acquaroli proprio per il centrodestra. Solo i fessi non cambiano mai idea, ci mancherebbe, e tutto rientra nelle regole della democrazia.
Tra l’altro, già in occasione della sua uscita dai 5 Stelle fu bersagliata da insulti sui social che poco hanno a che fare con la civiltà e molto con la grettezza. Insulti da condannare e che, si spera, non si ripetano anche questa volta. Il dialogo e la critica sono una cosa, la maleducazione un’altra.
E comunque, il discorso si potrebbe ben allargare a mille altri casi. Alzi la mano, per citarne un paio, chi tra quelli che hanno votato Pd avrebbe mai immaginato di sostenere un governo insieme a Lega e Forza Italia e viceversa, beninteso. Idem per gli stessi pentastellati. E di esempi, tanti, ce ne sarebbero da fare anche a livello locale. Ma soprassediamo, per senso di tenerezza.
Ultima considerazione. Non si tirino in ballo crisi, pandemie, emergenze e spirito patriottico: gli inciuci, le alleanze ardite, i passaggi di casacca inaspettati, gli ammiccamenti e tutto l’ambaradan del caso, ahinoi, in politica esistono da sempre. Non c’è da stupirsi.
Come non c’è da stupirsi se poi chi si stufa di tutto ciò a votare non ci va più.
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