di Maria Nerina Galiè
C’è il piano per la Rcf di San Benedetto, il sito piceno dell’azienda di componenti elettroniche che qualche mese fa ha visto materializzarsi l’ombra della chiusura, per lo spostamento della produzione nella sede della casa madre a Reggio Emilia.
Immediato l’intervento di istituzioni e sindacati che si sono mobilitati aprendo tavoli di trattativa.
E’ finita bene, con la decisione dell’azienda, rappresentata dall’ad Arturo Vicari, di non toccare lo stabilimento sambenedettese, a fronte di un sostegno, da parte della Regione Marche, per cercare finanziamenti (leggi qui).
E la richiesta è arrivata: la Rcf è intenzionata a fare del polo di San Benedetto un eccellenza mondiale nella produzione interna di amplificatori digitali e circuiti elettronici.
L’investimento è pari a 3 milioni e 123.600 euro che però dovrà essere finanziato con i fondi pubblici, individuati tra i residui per l’area di crisi complessa. Questa è la proposta dell’azienda nel presentazione del piano e che dovrà essere ora valutata dalla Regione.
Nel frattempo i sindacati esprimono il loro parere che è di una prima soddisfazione poiché intravedono, nell’attuazione del piano, l’opportunità di un rilancio per tutta la provincia, in ragione della crescita in specializzazione e assunzione di personale qualificato che – pandemia permettendo e mercati benevoli – dovrebbe avvenire entro 3 anni.
Altrimenti non potrebbe essere per giustificare un cambio di strategia che poggia su finanziamenti pubblici.
«Si parla, e la proiezione è sulla base di dati pre pandemia, di 100.000 amplificatori digitali, destinati a crescere», ha precisato Alessandro Pompei, segretario provinciale Fiom-Cgil, alla videoconferenza.
«E’ un progetto ambizioso dove le istituzioni possono partecipare in maniera concreta allo sviluppo di un territorio, fatto che diventa particolarmente importante nel particolare momento storico che stiamo vivendo», è stato il commento di Marco Piattelli, segretario provinciale Uilm – Uil.
«Sarà nostro compito monitorare che sia dato corso a tutto quanto detto. Ci sono ancora molti aspetti da chiarire. E, soprattutto, è necessario capire quali siano le intenzioni della Regione.
Il nostro principale obiettivo, che era quello di salvare lo stabilimento di San Benedetto, lo abbiamo raggiunto.
Ma a questo, e proprio perché si andrà ad attingere a soldi pubblici, auspichiamo che la riqualificazione porti con se una vera innovazione tecnologica e sinergie territoriali. Pensiamo, ad esempio, alla collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche».
«Siamo passati dallo spauracchio della chiusura alla prospettiva di diventare polo di eccellenza.
E’ una sfida che ci piace. Faremo cose completamente nuove con macchinari innovativi.
Ma è necessario che tutto questo sia affiancato da una adeguata formazione per il personale», ha sottolineato Fabrizio Traini, Rsu della Uil, presente all’incontro insieme con il collega Luigi Spinozzi.
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