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Confindustria Centro Adriatico,
Cesaroni: «Anacronistico
discutere dell’orticello di casa»

QUERELLE - Il presidente della Sigma Spa,  sindaco di Comunanza ed ex presidente dell'Unione industriali del Fermano dice la sua su quanto sta accadendo in seno all'associazione 
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Alvaro Cesaroni

Alvaro Cesaroni, imprenditore, presidente della Sigma Spa che si occupa di automazione, interviene sulla vicenda che in questi ultimi giorni sta dividendo il fronte industriale tra pro o contro Confindustria Centro Adriatico.

Cesaroni, che è anche il sindaco di Comunanza, è stato presidente dell’Unione Industriali del Fermano «e scoprire che ancora l’Uif esista mi ha sorpreso.

Pensavo infatti che fosse una storia finita, proprio perché la costituzione della nuova territoriale tra Fermo ed Ascoli doveva rappresentare, finalmente, il superamento del campanilismo, che tanti danni ha portato a queste due realtà e, più in generale, all’Italia intera.

In un mondo sempre più globale, che richiede strategie di ampio respiro, ci ritroviamo a discutere dell’orticello di casa».

È amareggiato Cesaroni, e deluso da «una classe imprenditoriale che dimostra ancora una visione miope, incapace di concentrarsi su quelli che sono i reali problemi del sistema industriale, soprattutto in un momento come quello che stiamo vivendo, in cui dovremmo insieme provare a risalire la china.

Adriano Olivetti scriveva: “se ognuno di noi saprà chiedere al proprio fratello che cosa lo divide da noi, se ciascuno di noi saprà infondere al proprio vicino la propria certezza, se ciascuno di noi saprà sollevare una sola persona dall’incomprensione e sottrarla all’indifferenza, suonerà per noi tutti e per tutti la nostra campana”.

Ecco, io credo che dovremmo davvero fare questo passo in più per uscire dai personalismi e dalle diatribe che, tra l’altro, regalano una immagine negativa dell’imprenditore e fanno perdere autorevolezza all’intero sistema».

Quindi nessun ripensamento sulla scelta dell’unione tra Fermo ed Ascoli sul piano confindustriale?

«Assolutamente no, anzi. La sfida sarà quella di partire da qui per arrivare ad una Confindustria regionale, per le ragioni che ho detto: è una questione di credibilità, la rappresentanza delle imprese non può essere affidata, in un mercato sempre più aperto e globale, ad un piccolo territorio.

Confindustria Centro Adriatico, in questo senso, ha rappresentato un passo avanti importante.

Dobbiamo imparare a confrontarci tra di noi in modo costruttivo, a fare sintesi e presentarci in modo unitario: questa è l’unica strada da percorrere per il mondo che verrà. Ecco perché trovo disdicevoli le polemiche di questi giorni, e anacronistica l’ipotesi di un ritorno indietro, riesumando qualcosa che è morto.

Teniamo invece vivo il confronto, il pensiero, la visione: queste sono le chiavi per assicurare futuro alle imprese e alle famiglie, in un momento così difficile».

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