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Zona gialla, Angelini:
«Più rischiosa una cena a casa
di parenti che al ristorante»

EMERGENZA CORONAVIRUS - Il direttore del Sisp dell'Area Vasta 5 commenta sulle riaperture, seppure parziali, previste dal 26 aprile. Ma mette anche in guardia sui pericoli: «Rispetto delle regole e tanto buon senso nei momenti conviviali»
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di Maria Nerina Galiè

Da domani 26 aprile, nelle Marche in zona gialla, si potrà di nuovo prendere il caffè al bar, fare l’aperitivo al tavolo con gli amici, andare a pranzo al ristorante. Anche a cena, che però si dovrà fare all’ora di merenda per essere a casa per le ore 22, nel rispetto del coprifuoco. Ma attenzione: solo all’aperto per ora.

Il dottor Claudio Angelini

«E va bene così. All’aperto il droplet che veicola il Coronavirus ha maggiori possibilità di disperdersi nell’aria. Ecco il motivo per cui è importante areare spesso i locali dove si sosta di più, o si lavora, e le aule delle scuole», ha commentato il dottor Claudio Angelini, direttore del Servizio Igiene e Sanità pubblica dell’Area Vasta 5.

«E’ più rischiosa una cena a casa di parenti che al ristorante, all’aperto e seguendo alla lettera i protocolli anti contagio», dice poi riguardo al graduale allentamento delle restrizioni anti Covid.

Anzi, il direttore del Sisp ritiene le riaperture, seppure parziali, «necessarie per ragioni economiche, ma anche per prevenire disagi psicologici. Soprattutto tra i giovani si sono registrati casi di depressione e disturbi dell’alimentazione».

Ma è suo dovere ricordare che il virus è ancora in circolazione.

«Regole, ma anche una buona dose di buonsenso da parte di tutti nei momenti conviviali.

Il distanziamento di almeno un metro, in particolare quando si deve togliere la mascherina per mangiare e bere, deve essere mantenuto».

Sulla mascherina poi, Angelini sottolinea che «molti ancora non hanno capito che bisogna utilizzarla in modo corretto», a coprire bene le vie aree, naso e bocca. «Il dispositivo non va toccato con le mani e va cambiato spesso. Ogni sei ore almeno quando se ne fa un uso intensivo.

Importante è anche il lavaggio frequente delle mani».

Accortezze di cui ormai sentiamo parlare da un anno ma che, fa notare il direttore del Sisp, non sono ancora diventate un’abitudine.

 

 



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