di Federico Ameli
Da aspirante capitale della cultura a cuore pulsante dello sport nazionale, almeno per un giorno. A diciassette anni dal successo in volata di Alessandro Petacchi e dalla passerella in rosa di Damiano Cunego – poi vincitore di quell’edizione 2004 – il Giro d’Italia e la sua carovana di bici, stelle e telecamere fanno tappa ad Ascoli per la sesta volta nella storia della ultracentenaria corsa rosa.
Dopo oltre 140 chilometri percorsi tra due Gran Premi della Montagna – Forca di Gualdo e Forca di Presta – più di 3.400 metri di dislivello, infiniti saliscendi e il solito turbinio di emozioni, la Città delle Cento Torri spalanca le porte ai protagonisti del sesto capitolo del Giro 2021, che dopo quasi quattro ore dall’inizio della corsa sbarca ad Ascoli per le ultime pedalate prima di proseguire alla volta del traguardo di Colle San Giacomo, in quello che rappresenta un bell’antipasto delle salite appenniniche che attendono gli oltre 200 corridori nei prossimi appuntamenti in programma.
Da che mondo è mondo, però, al di là della pura competizione su strada, lo spettacolo e la bellezza del Giro vengono fuori in tanti altri dettagli, tutt’altro che secondari. Tanto per cominciare, in vista di questa sesta tappa gli organizzatori hanno pensato bene di coinvolgere quindici Comuni del cratere del sisma 2016, a cominciare da quelli anconetani e maceratesi di Fabriano, Cerreto d’Esi, Matelica, Castelraimondo, Camerino, Muccia, Pieve Torina, Valfornace, Visso, Ussita, Castel Sant’Angelo sul Nera, fino ad arrivare ai “nostri” Arquata del Tronto, Acquasanta Terme e Ascoli Piceno, senza dimenticare gli scorci suggestivi di Castelluccio di Norcia.
Un’occasione per riaccendere i riflettori su una ferita, quella del terremoto, che a ormai cinque anni di distanza dai tragici eventi sismici sembra essere passata quasi in secondo piano rispetto alle nuove istanze della quotidianità dettate dalla pandemia e che il Giro, si spera, possa riportare all’attenzione del grande pubblico, tra una salita e l’altra.
Un po’ come avvenuto nel 1988 per la stessa Ascoli, che all’epoca non si lasciò sfuggire la straordinaria vetrina concessa dall’arrivo in Piazza Arringo sguinzagliando i figuranti della Quintana in un’impagabile passeggiata in Piazza del Popolo per strizzare l’occhio alle compiacenti telecamere Rai.
Da allora, molte cose sono cambiate: c’è una pandemia in corso con annesse regole da rispettare, oltre a un’insistente pioggerellina che pur tra alti e bassi non vuole proprio saperne di farsi da parte. Un mix di fattori che deve inevitabilmente aver fatto desistere i più pigri dal scendere in strada a fare il tifo per i campioni della bicicletta, ma che non è bastato però a scoraggiare i tanti ascolani che hanno approfittato per riabbracciare, seppur a distanza di sicurezza, lo sport e le grandi manifestazioni.
IL LOOK – Se il Giro è anche volano di promozione turistica, come sottolineato in coro e a più riprese dal presidente regionale Francesco Acquaroli e dal sindaco Marco Fioravanti, Ascoli si rifà il look presentandosi al grande appuntamento con l’abito delle grandi occasioni e con un manto stradale tirato a lucido per l’occasione grazie all’encomiabile lavoro svolto negli ultimi giorni dagli operai comunali. «Già che c’erano, potevano passare anche da casa mia» fa notare una signora agli amici riuniti in Piazza Arringo, tra il divertito e l’amareggiato. Pazienza, sarà per la prossima edizione.
IL CONTEST – Sempre a proposito di vetrine, per celebrare al meglio il ritorno della carovana rosa in città, l’Arengo ha colto la palla al balzo per lanciare l’iniziativa “Raccontaci il tuo #Giro”, invitando la cittadinanza a condividere la propria esperienza e a partecipare a un contest fotografico che vedrà gli scatti più suggestivi campeggiare in bella mostra sui social del Comune: armati di smartphone, in tanti hanno immortalato il passaggio dei campioni delle due ruote, anche solo per conservare un ricordo di un pomeriggio che non capita certo tutti i giorni di trascorrere.
D’altra parte, diciassette anni non sono pochi e l’attesa inizia a farsi sentire già un’ora prima del passaggio dei primi della classe. I fan più accaniti si sono già dati appuntamento in viale Indipendenza per accaparrarsi i posti migliori, mentre il centro storico inizia lentamente a riempirsi di appassionati e semplici curiosi.
Le prime gocce, però, costringono i più a temporeggiare cercando riparo tra i balconi altrui – luogo di osservazione privilegiata per i fortunati residenti – e le comodità dei bar del centro, mentre i più ansiosi si aggiornano via social sull’andamento della corsa.
Nel frattempo, Geoffrey Bouchard – poco più che un carneade per i meno ferrati – si aggiudica il primo Gran Premio della Montagna, mentre a Forca di Presta iniziano a spegnersi le speranze di Alessandro De Marchi di tenersi stretta la maglia rosa – poi sfilatagli dall’ungherese Attila Valter – al termine della tappa. Poco importa, perché è proprio quando il leader della corsa getta virtualmente la spugna che Ascoli inizia a scaldare i pedali.
Certo è che, complici le incertezze del clima e le vigenti norme anti contagio, il colpo d’occhio non può certo essere quello dei bei tempi andati. Con i colori dei tanti ombrelli aperti a farla da padrone sul rosa tipico del Giro, il compito di tenere alto lo spirito della manifestazione è lasciato alle singole iniziative dei bambini di oggi e quelli di ieri, memori della grande festa del 2004.
Mentre le martellanti voci registrate suggeriscono – in maniera neanche troppo velata – a grandi e piccini di portare a casa un souvenir della giornata, piazza Roma e una Piazza Arringo transennata per garantire l’incolumità di ciclisti e spettatori iniziano gradualmente a riempirsi in attesa della carovana rosa, ormai a una manciata di chilometri dalla città.
Meno trafficato, invece, viale De Gasperi, nonostante le pratiche sedute offerte dalla fermata dell’autobus. Eppure, tre giovani esperti, armati di gadget e fiammanti biciclette, sembrano aver individuato proprio nella zona del “Jolly” il punto ideale per incoraggiare i propri beniamini. «Quando iniziano a vedersi le prime macchine con sopra le bici vuol dire che stanno arrivando» affermano con la tipica aria di chi ne sa.
Anche i negozianti della zona iniziano ad affacciarsi e sbirciare in maniera frenetica nel tentativo di assistere all’arrivo dei primissimi, che nonostante il tracciato bagnato fanno capolino, puntualissimi, alle 16,30.
Gino Mader – che qualche minuto più tardi taglierà per primo il traguardo di San Giacomo – Matej Mohoric, Dario Cataldo e Bauke Mollema sono i primi a sfrecciare in un viale Marconi gremito per l’occasione, un po’ come accadeva tanti anni fa, ai tempi della prima versione della cronoscalata automobilistica Ascoli-San Marco “Coppa Paolino Teodori”, per gli ultimi metri “cittadini” di pianura prima della salita finale.
Per vedere la maglia rosa occorre attendere l’arrivo del terzo gruppo, con un De Marchi evidentemente in difficoltà ormai inglobato nella calca dei colleghi. Restando in tema, almeno cromaticamente, particolarmente numerosa e significativa la presenza in strada delle quote rosa, con tante giovani mamme, ragazze e bambine, ad assistere allo spettacolo del Giro, che attraversa la “Città delle Cento Torri” nel segno della civiltà e senza spiacevoli incidenti, fatta eccezione per la bizzarra disavventura occorsa allo sfortunato Pieter Serry sulla via di San Marco.
Pieter Serry is hit by the BikeExchange team car on the final climb of stage 6 of the #Giro d'Italia! Luckily he's back up and running on the summit finish pic.twitter.com/JDyC7UG6cu
— Cyclingnews.com (@Cyclingnewsfeed) May 13, 2021
Una giornata tutto sommato tranquilla per le tante forze dell’ordine presenti su tutte le strade per garantire il regolare svolgimento della corsa, con il sorriso dei più piccoli a testimoniare la gioia e la bellezza che una semplice mezz’ora di sport è in grado di concedere. Con l’arrivo degli ultimi ritardatari, infatti, si chiude intorno alle 17 il pomeriggio ascolano dedicato alle due ruote, con il “rompete le righe” che fa felici anche gli estremisti dell’automobile, già in coda da qualche minuto e con il broncio bene in vista.
IL LIBRO – Ma non finisce qui: quale migliore occasione per presentare un libro dedicato alla bicicletta? È quello che deve aver pensato anche Beppe Conti, giornalista e scrittore che a gara conclusa racconta il suo “Marche. Terra di grande ciclismo”. Una volta tagliato il traguardo, dunque, si torna di gran carriera al Chiostro di San Francesco per un incontro che vede protagonisti, tra gli altri, il governatore Francesco Acquaroli, il sindaco Marco Fioravanti, gli assessori regionali in quota Ascoli, Guido Castelli e Giorgia Latini, e quattro vecchie glorie del ciclismo marchigiano: Giancarlo Polidori, Enrico Paolini, Rodolfo Massi, Andrea Tonti.
Mentre tutti fanno per andarsene e ognuno, nel suo piccolo, inizia a tracciare un bilancio della giornata, non può non riecheggiare nella mente la voce sorpresa di una turista dall’accento siciliano, accampata a due passi dal Tribunale, a mezz’ora dall’arrivo della carovana rosa. «Ascoli è davvero bellissima, non me l’aspettavo» esclama, raggiante, al telefono. Missione compiuta.
Giro d’Italia, lo svizzero Gino Mader vince a mani alzate a Colle San Giacomo (Tutte le foto)
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