di Luca Capponi
Piazza del Popolo tutta in piedi, a ballare sulle note di “Up Patriots to Arms“. E chi se la scorda. D’altronde solo lui era capace di tenerti attaccato alla sedia, in contemplazione, prima di trascinarti in mezzo agli altri per danzare in maniera liberatoria.
Battiato con Piero Cesanelli a Musicultura
Potere e mistero di Franco Battiato. Un mito. Che oggi ci lascia all’età di 76 anni, dopo una vita di perle, capolavori, parole ascetiche, versi insondabili, meraviglie. E di concerti. Ancora e per sempre nel cuore di chi ebbe la fortuna di assistervi.
Ad Ascoli, in particolare, l’autore de “La cura” passò due volte negli ultimi anni, sempre con l’organizzazione di Pier Mario Maravalli e del Comune. La prima al teatro Ventidio Basso, nel novembre del 2007 (unica data nelle Marche de “Il vuoto tour”), la seconda appunto nel salotto buono, nel luglio del 2011, durante cui snocciolò tutti i grandi successi della sua lunga carriera, da “E ti vengo a cercare” a “Centro di gravità permanente”.
Ma lo stesso Battiato, nella sue poche dichiarazioni della vigilia, amava ricordare una data degli anni ’70 nella mitica location del Super Cinema. Perché schivo sì, lo era, ma in caso di avvicinamento sempre garbato e gentile, mai scorbutico. Un vero signore.
Tornava tra le cento torri sempre con grande piacere, così come nelle Marche, dove oltre ad essere una presenza importante a Musicultura, in quel di Macerata, a fine anni ’90 fu direttore artistico del festival “Il violino e la selce” portando nella nostra regione, tra gli altri, gli allora poco noti Coldplay ma anche monumenti come Lou Reed e Simple Minds.
«È stato l’unico artista che quando ero assessore ho voluto fortemente avere ad Ascoli e conoscere -racconta Andrea Antonini, nel 2007 alla cultura-. Per me fu un’emozione che ancora conservo tra le più belle. Battiato si è regalato l’immortalità creando un’ arte che sopravvivrà a tutti noi, per generazioni. Ma è comunque un giorno triste per la sua Sicilia, per l’Italia, per tutti noi».
Curiosità: durante l’esecuzione di “Ruby Tuesday”, nella sua performance del Ventidio Basso, ruzzolò a terra inciampando con alcuni fili. Scena divertente, senza conseguenze, da cui il cantautore si riprese prontamente, senza mai smettere di cantare il capolavoro dei Rolling Stones. Per uno come lui interrompere la musica avrebbe rappresentato un atto sacrilego a cui non si sarebbe mai piegato. Difatti la sua arte resterà per sempre.
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