“Ascoltare” i tumori per poi eliminarli:
nuova scoperta dello scienziato Calvaresi

ASCOLI - Il chimico ascolano dell'Università di Bologna ha coordinato un gruppo di ricercatori che ha individuato una molecola in grado di sfruttare l'effetto fotoacustico per la cura del cancro
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“Ascoltare” le cellule tumorali per diagnosticarle e poi curarle distruggendole.

E’ la nuova e importante scoperta del team di studiosi coordinato dallo scienziato spinetolese Matteo Calvaresi, professore del Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamican” dell’Università di Bologna.

Matteo Calvaresi

Dopo i riconoscimenti internazionali per le ricerche sui nanomateriali (leggi l’articolo) e il premio ricevuto dal presidente Mattarella (leggi l’articolo), il nuovo studio è stato pubblicato sulla rivista Advanced Functional Materials.

La scoperta potrebbe rivoluzionare la lotta contro i tumori attraverso un sistema innovativo che, come riportato anche dal Magazine ufficiale di Unibo, sfruttando l’effetto fotoacustico sarebbe in grado di identificare con più precisione le cellule malate per poi arrivare all’eliminazione.

In particolare è stata creata una molecola, denominata “fullerene”, a base di carbonio

«Il fullerene -ha spiegato il professor Calvaresi– è in grado di incrementare le potenzialità diagnostiche della microscopia fotoacustica, aumentandone in modo significativo la risoluzione spaziale, e questo sia che si stia guardando all’intero organo sia che l’osservazione riguardi un livello sub-cellulare. Questo studio apre quindi alla possibilità di un impiego dell’effetto fotoacustico nella diagnostica medica che permetta di rilevare singole cellule tumorali attraverso nuovi mezzi di contrasto».

Grazie alla collaborazione con istituti di ricerca e internazionali, inoltre, è stato possibile superare alcuni ostacoli ritenuti insormontabili come l’insolubilità in acqua del “fullerene” che ne aveva fino ad oggi bloccato l’uso in ambito bio-medico.

E così i ricercatori sono riusciti a “nascondere” la molecole all’interno di una proteina naturale come evidenziato anche dal ricercatore Matteo Di Giosia sempre di Unibo.

Inoltre oltre all’individuazione delle cellule malate, la nuova proteina potrebbe essere utilizzata anche per eliminarle attraverso la cosiddetta “fototerapia”.

Gli studi comunque non sono terminati e lo stesso Calvaresi annuncia le prossime tappe:

«Il prossimo passo sarà riuscire a introdurre le molecole di fullerene in maniera selettiva solo all’interno delle cellule tumorali spiega il professore spinetolese– L’idea a cui stiamo lavorando è l’utilizzo di vettori virali capaci di ‘infettare’ selettivamente solo le cellule tumorali (alla stregua di alcuni vaccini anti covid, ndr). In questo modo si potrebbe sfruttare la capacità selettiva dei virus modificati in laboratorio, in modo che si indirizzino verso recettori espressi in eccesso sulla membrana delle cellule tumorali». In caso di ulteriori successo degli studi, si aprirà la strada alla sperimentazione clinica.

rp

 


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