di Piersandra Dragoni
Imprenditrice, moglie (di Stefano) e mamma (di Tommaso, Carlotta e Bianca: rispettivamente 15, 13 e 8 anni), Roberta Faraotti nell’azienda di famiglia, la Fainplast, si occupa dell’amministrazione – in particolare il recupero crediti – dell’attività immobiliare e di tutto ciò che riguarda il welfare aziendale e l’attività nel sociale sul territorio. Nella prima telefonata un riferimento en passant alla “Filosofia Fainplast” mi ha incuriosito non poco e allora ci sono tornata su, cercando di approfondire.
Mi deve aiutare a capire cos’è la Filosofia Fainplast.
«Gliela sintetizzo con una frase: la persona al centro di tutto. Una frase che è soprattutto un pensiero, una vera e propria filosofia – di vita, di organizzazione e di gestione – che è da sempre nel Dna della nostra azienda».
E che si concretizza come?
«Innanzitutto creando condizioni di lavoro, intese sia come luogo sia come atmosfera, che rispettino la persona e facciano sentire chiunque come a casa propria. In effetti l’azienda è un po’ casa per tutti noi e visto che trascorriamo la maggior parte del tempo in ufficio insieme ai colleghi la serenità dei nostri collaboratori diventa una priorità. Nel corso degli anni abbiamo cercato di intraprendere iniziative che andassero in questa direzione, dalla gita aziendale con le famiglie al premio per la nascita di figli, perchè far sentire la nostra vicinanza ai collaboratori e alle loro famiglie per noi è realmente di vitale importanza. Sempre in quest’ottica, già da tre anni abbiamo messo in campo un progetto che mira a sostenere e incentivare l’istruzione scolastica e chi ha figli può ottenere un credito welfare calcolato in base ai risultati scolastici raggiunti dai ragazzi: in questo modo si incentiva anche la meritocrazia».
Istruzione fino a che livello?
«La fascia scolastica incentivata va dalle elementari all’Università».
Facciamo altri esempi: un progetto di welfare aziendale di cui siete particolarmente orgogliosi?
«Il progetto alimentare “Cosa Fain Mensa”. L’abbiamo elaborato insieme al dottor Mauro Mario Mariani e consiste nel proporre a tutti i collaboratori, anche attraverso incontri con il dottore, uno stile di vita salutare che parta dalle abitudini da acquisire nel luogo di lavoro. Nell’ambito di tale progetto abbiamo introdotto nei distributori automatici delle vaschette di frutta fresca da 160 grammi, rigorosamente di produzione locale, al costo simbolico di 1 euro (il resto è a carico dell’azienda) da consumare nelle pause di lavoro. La realizzazione di “Cosa Fain Mensa” è stata possibile grazie a due aziende, la Orsini & Damiani e la Liomatic, che hanno sposato la nostra idea e hanno collaborato alla sua riuscita».
Mi diceva anche della cassetta delle idee.
«Una cassetta della posta nella quale tutti possono inserire un’idea o un progetto o un pensiero su qualsiasi argomento: ogni tre mesi le idee vengono raccolte e valutate da un comitato, alla fine si scelgono le idee più belle che ricevono un premio in denaro. Dopo il covid tutto il processo è stato digitalizzato, ma il meccanismo è lo stesso. Lo sa che quasi il 90% delle idee premiate è stato realizzato? Pensi che spesso le soluzioni a delle problematiche produttive o organizzative sono venute fuori proprio tramite questo progetto. Così si ottiene un duplice beneficio: si risolve un problema e si gratifica chi propone l’idea che la vede realizzata. Coinvolgere le persone e farle sentire parte integrante e fondamentale della nostra azienda fa sì che ogni collaboratore si senta anche imprenditore».
La sua azienda è molto presente e attiva sul territorio, su più fronti: filosofia Fainplast?
«Certo. Aristide Merloni ha detto che «in ogni iniziativa industriale non c’è valore del successo economico se non c’è anche l’impegno nel progresso sociale» e Fainplast cerca di perseguire questo obiettivo, da sempre. Ogni nostra iniziativa, infatti, è motivata in primis dal desiderio di restituire ai collaboratori, ai cittadini e alle istituzioni ciò che loro hanno dato e continuano a dare all’azienda. La seconda motivazione è rappresentata dal desiderio di contribuire a creare delle opportunità di crescita e a trasmettere dei messaggi sociali importanti».
Un progetto, fra i tanti, che le piace ricordare?
«Quello di Davide Valacchi, un ragazzo meraviglioso, non vedente dall’età di 14 anni, che ha compiuto un viaggio straordinario in tandem in giro per il mondo con lo scopo di diffondere il messaggio che la disabilità non è un ostacolo per la realizzazione dei propri sogni. Raddoppio la risposta citandole un altro progetto che ci sta particolarmente a cuore e che riguarda la ricerca scientifica. Attraverso l’associazione Progetto Gaia, nata nel reparto di Oncoematologia Pediatrica dell’ospedale Salesi di Ancona, sosteniamo la ricerca per lo studio di alcuni tumori infantili attualmente incurabili. L’associazione è formata da genitori coraggiosi di bambini che hanno avuto questa malattia e che cercano quotidianamente di sostenere la ricerca».
Ultima domanda: com’è il Piceno che vorrebbe?
«Il nostro è un territorio fantastico, direi quasi un Paradiso perché abbiamo tutto: mare, montagna, cibo ottimo e monumenti meravigliosi. Io viaggio tanto, ma non abiterei in nessun altro luogo. Il Piceno merita di essere esaltato in tutto il mondo e mi pare che negli ultimi tempi si sia fatto molto per farlo conoscere sempre di più. La candidatura a Capitale della Cultura è un’ottima opportunità non solo per la nostra Ascoli ma per tutto il territorio e mi piace che la cittadinanza venga coinvolta e diventi anche promotrice di iniziative a favore della collettività. Sono convinta che ogni cittadino deve sentirsi parte integrante della città perché solo così può diventarne realmente promotore e soprattutto custode».
Battista Faraotti: dal Piceno ai vertici dell’imprenditoria nel mondo
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