di Marzia Vecchioni
La Tampon Tax è l’imposta Iva al 22% (tassa per i beni di lusso) che grava sui prezzi degli assorbenti e di tutti quei prodotti di igiene come, ad esempio, pannolini e pannoloni.
Il ciclo mestruale non è una scelta e gli assorbenti non sono un’opzione ma una necessità per le soggettività interessate. Da qualche tempo ci sono iniziative in atto per chiedere che venga abbassata la tassa al 4% (imposta per i beni di prima necessità), o meglio ancora abolita.
È stata creata una raccolta firme online dal gruppo milanese “Onde Rosa” “Stop Tampon Tax – Il ciclo non è un lusso” su change.org. Il link per aderire è questo: https://www.change.org/p/stop-tampontax-il-ciclo-non-%C3%A8-un-lusso.
Dal 1 gennaio 2020, in Italia, l’aliquota Iva è stata ridotta al 5% per i prodotti di igiene intima biodegradabili (prodotto che deve decomporsi del 90% entro 6 mesi), compostabili (il prodotto può definirsi tale se si disintegra in meno di 3 mesi e non è più visibile), lavabili e le coppette mestruali.
Questa decisione, sicuramente ottima per l’ambiente, però, sembra apparire come un’azione di green washing (ecologismo di facciata, una sorta di strategia di comunicazione per dare un’immagine positiva), finalizzata a distogliere l’attenzione dal reale problema.
È obbligatorio sottolineare che sarebbe consigliabile adottare queste soluzioni. Nel 2021 bisogna ragionare in maniera green per prendere le decisioni giuste per il nostro ambiente e fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità per migliorarlo. È innegabile, però, che sono prodotti solo per una nicchia di persone perché, per esempio, gli assorbenti compostabili sono davvero poco diffusi, quasi introvabili e molto cari rispetto a quelli standard; quelli lavabili di stoffa sono poco pratici se si lavora per molte ore al giorno o ci si trova fuori casa.
Per le soggettività con flusso abbondante, l’acquisto dovrebbe essere almeno triplicato, o più; la coppetta mestruale la scelta più green fra quelle con Iva al 5%, non è un prodotto utilizzabile da tutti. In caso di frequente infezione vaginale non è consigliato; a lavoro o in un bagno pubblico necessita di una cura impegnativa e non sempre si può garantire la corretta pulizia, soprattutto se non si è in presenza di acqua potabile e/o corrente. Inoltre, per le soggettività che non hanno ancora avuto rapporti sessuali, questo prodotto potrebbe alterare l’imene. Se la persona tiene a questo aspetto, dovrebbe aspettare ad usarla fino a che non avverrà.
Per l’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani, i prodotti su cui è stata ridotta l’Iva rappresentano meno dell’1% del totale di tutti gli assorbenti comprati.
Un’altra questione di fondamentale importanza, per la quale questi prodotti andrebbero detassati è il “period poverty”; questa terminologia indica l’impossibilità economica di potersi garantire un’igiene adeguata durante il periodo mestruale. Numerose sono le ricerche svolte sul rapporto che esiste tra le mestruazioni e la scuola nel mondo. I risultati non sono affatto incoraggianti.
Una delle problematiche è lo stigma sociale che vivono le persone con mestruazioni, un mix di vergogna e imbarazzo che si dovrebbe provare in quel periodo, e l’opinione di alcuni, di considerare le soggettività con il ciclo non in grado di prendere decisioni ponderate perché emotive. Un altro scoglio è quello della totale mancanza di alcune scuole a essere attrezzate per questo “periodo”.
Questo ostacolo può causare l’assenza dalle lezioni fino a 4 giorni ogni mese perché è complicato trovare luoghi idonei dove poter gestire le mestruazioni. Inoltre, le famiglie che non hanno la possibilità di acquistare gli assorbenti di cui necessitano a causa del costo elevato degli stessi, ricorrono a soluzioni di fortuna come stracci o fogli di giornale esponendosi in questo modo al rischio di contrarre infezioni.
Non è possibile eliminare direttamente l’Iva perché è un’imposta nazionale ma il Comune che si interessa alla questione, può rinunciare al ricarico sul prodotto (che può arrivare fino al 22%) e far risparmiare così al consumatore l’imposta nazionale.
Ognuno di noi può dare il proprio contributo per far conoscere la situazione, dialogando e confrontandosi nella quotidianità e diffondendo questo argomento con la gente che conosciamo.
Esiste una realtà davvero interessante, il Tampon Tax Tour. Ideato dall’associazione “Tocca a Noi”, gruppo di ragazzi della provincia di Firenze, e in parte finanziato dalla Coop, consiste nel girare alcune città d’Italia con uno scopo ben preciso; oltre che per promuovere l’informazione e la conoscenza dell’argomento e per sensibilizzare la cittadinanza, ha l’obiettivo di raccogliere le firme degli amministratori locali e regionali interessati per arrivare a settembre, a Roma, in Parlamento e presentare le firme raccolte e chiedere di inserire una risoluzione definitiva nella finanziaria per l’abolizione della “Tampon Tax” che grava sui dispositivi sanitari e d’igiene. È vero che il singolo Comune può decidere di abbassarla o utilizzare misure per non farla gravare sui cittadini ma solamente il Parlamento può abolirla definitivamente.
La raccolta di firme è esclusivamente di rappresentanti politici perché l’obiettivo è quello di portare l’istanza da locale a nazionale. Per le firme dei cittadini è presente la petizione online di Onde Rosa, citata precedentemente.
“Tocca a Noi” nasce dalla volontà di affrontare campagne politiche a favore dell’equità e dell’eguaglianza tra generi e generazioni. Vuole appoggiare battaglie progressiste in sostegno dell’ecologia, del welfare, promuovere azioni per i diritti civili e sociali, anche in ambito europeo, credendo pienamente nella Comunità Europea. Fanno parte del gruppo giovani studenti e lavoratori, fra cui la consigliera comunale fiorentina Laura Sparavigna, l’artefice due anni fa della della proposta di una scontistica sui prodotti igienico-sanitari in accordo con le farmacie comunali per applicare l’Iva al 4% e che è stata approvata il 23 aprile di quest’anno.
Essendo stato Firenze il primo capoluogo di Regione ad applicarlo, sebbene non il primo in assoluto, la consigliera è stata contattata da numerosi comuni, entusiasti dell’iniziativa e interessati ad avere maggiori informazioni per poter applicare questa misura.
“Tocca a Noi” ha deciso di mappare i territori interessati, per poi intraprendere un vero e proprio viaggio in questi luoghi ed essere da ponte tra le istituzioni, le associazioni e i cittadini.
Il Comune che volesse partecipare, onde evitare che si presenti all’iniziativa solo per “visibilità”, deve dimostrare un’adesione concreta al progetto, registrando negli atti di settembre alcune misure d’aiuto.
Nella nostra regione, hanno aderito le città di Fermo (30 agosto), Pesaro con la partecipazione del capoluogo Ancona (31 agosto). I Comuni che sono interessati all’iniziativa, possono andare in una di queste città per aderire, mettendo anche la loro firma. Inoltre, potrebbe esserci la possibilità di aggiungere alcune tappe a settembre nel caso alcuni Comuni del Piceno volessero partecipare. Per maggiori informazioni ci sono le pagine Facebook e Instagram del “Tampon Tax Tour”.
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