Il professor Salomone Di Saverio
Un tavolo tecnico nazionale sulla chirurgia generale: lo ha istituito il vice ministro alla Salute Pierpaolo Sileri, partendo dall’esigenza di recuperare gli interventi rimasti in sospeso a causa dell’emergenza Covid.
Allo scopo ha chiamato i migliori professionisti italiani, tra cui il professor Salomone Di Saverio, primario di Chirurgia dell’ospedale “Madonna del Soccorso” di San Benedetto.
Un motivo di orgoglio locale – Di Saverio è l’unico medico scelto tra Marche e Abruzzo – che va ad aggiungersi ad un altro prestigioso riconoscimento per il chirurgo originario di Colonnella, tornato “vicino a casa” dopo aver “collezionato” consensi ed esperienza in diverse parti del mondo. Il primario di Chirurgia dell’ospedale della Riviera è l’unico chirurgo italiano membro della commissione della Sages (Society of American Gastrointestinal and Endoscopic Surgeons).
Proposte in materia di formazione professionale, ricerca medica e programmazione sono gli obiettivi che Sileri punta a raggiungere dal lavoro dei massimi esperti convocati al Tavolo nazionale.
Un momento in sala operatoria, durante un intervento di chirurgia mini invasiva: al centro il dottor Di Saverio
Nel gruppo ci sono nomi come Riccardo Rosati, primario dell’Unità di Chirurgia Gastroenterologica del San Raffaele di Milano, Mario Morino, fondatore del Centro di Chirurgia Mini-Invasiva dell’Università di Torino, Micaela Piccoli e Marco Scatizzi, candidati alla presidenza dell’Acoi (associazione chirurghi ospedalieri), e Matteo Cescon del Sant’Orsola di Bologna, dove Di Saverio ha lavorato per anni, formandosi dopo la specializzazione.
Il professor Di Saverio è nel gruppo che sarà chiamato a studiare i “volumi”, cioè le quantità di interventi chirurgici che deve avere un centro specializzato e di riferimento. Ed è qui che scendono in campo le competenze del chirurgo, quelle che, nel caso del “Madonna del Soccorso”, possono fare la differenza nella chirurgia oncologica mini invasiva avanzata. Il professor Di Saverio infatti sta introducendo tecniche innovative per il trattamento di questa patologia, in ragione della sua lunga esperienza al Sant’Orsola di Bologna, all’ospedale universitario di Cambridge, nel Regno Unito, e a Varese ultima tappa prima di approdare a San Benedetto.
m.n.g.
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