L’equipe del reparto di Chirurgia del “Mazzoni” di Ascoli. Al centro, il dottor Guercioni
di Maria Nerina Galiè
«Il lavoro di gruppo è determinante in un reparto ospedaliero come Chirurgia, impensabile agire per compartimenti stagni». A dirlo è il dottor Gianluca Guercioni, primario facente funzione di Chirurgia Generale del “Mazzoni” di Ascoli, da novembre 2020 ricoprendo il ruolo del dottor Marco Catarci, tornato a Roma come vincitore di concorso, per ricoprire lo stesso ruolo, al “Sandro Pertini”.
«Il dottor Catarci ci ha lasciato una grande eredità, quella di essere un centro all’avanguardia, cosa che il Covid non è riuscito a scalfire», sottolinea Guercioni.
Il reparto ha risentito solo in parte degli effetti della pandemia, che ha richiesto la concentrazione di risorse umane nelle cure della malattia provocata dal virus, in particolare pneumologi ed anestesisti, senza i quali non si va al tavolo operatorio.
Gianluca Guercioni
«Nel 2021 – è sempre il dottor Guercioni a parlare – abbiamo effettuato 520 interventi, rimanendo in linea con i numeri degli anni precedenti, con o senza emergenza sanitaria. Questo perché abbiamo sempre garantito, come è normale, le attività urgenti e non differibili, come la chirurgia oncologica».
Eppure una flessione c’è stata ed ha riguardato le patologie minori, come racconta il primario.
«Le sedute settimanali, nel 2020, sono passate da 5 a 3. E’ chiaro che abbiamo lasciato spazio alle urgenze, rispetto a quelle in elezione. Nel 2017 addirittura si facevano 7 sedute alla settimana. Un rallentamento che dovremo recuperare nell’interesse dei pazienti. Con il “rimandare” si va incontro a complicanze. Da febbraio si tornerà a 4 sedute. L’auspicio è che si vada sempre di più verso lo svuotamento degli ospedali per patologie da Covid. Grazie ai vaccini, dovrebbe accadere presto».
E’ capitato, dottor Guercioni, che dei pazienti si siano “trascurati”, in questi mesi?
«Sì, soprattutto durante il primo lockdown. Pur avendo sempre garantito la diagnostica e la terapia d’urgenza, molti cittadini erano spaventati dall’andare in ospedale, o solo negli ambulatori. Ed abbiamo avuto brutte sorprese per diagnosi tardive. Poi le cose sono andate un po’ meglio».
La Chirurgia del “Mazzoni” è un centro di chirurgia laparoscopica avanzata, dotata di strumentazione di ultima generazione, come la colonna 3D. Ed anche centro oncologico d’eccellenza. Quali sono le patologie che maggiormente incidono nel Piceno?
«Il tumore colon rettale, sul quale interveniamo in laparoscopia e rappresentiamo centro di rilievo nazionale, soprattutto perché seguiamo il protocollo Eras (Enhanced Recovery After Surgery), che permette una ripresa immediata nel post intervento.
La preparazione inizia giorni prima, a casa, con la immunonutrizione ed esercizi fisici e respiratori. Dopo l’intervento laparoscopico il paziente si alza la sera stessa, mangia quasi subito. Questo procedimento riduce anche il tempo di degenza e le complicanze».
Simona Ciotti caposala di Chirurgia del “Mazzoni” di Ascoli
Il dottor Guercioni è delegato regionale della società scientifica Pois (PeriOperative Italian Society) di cui Marco Catarci è membro del consiglio direttivo nazionale.
«All’ultimo congresso nazionale Acoi (Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani) a Milano ho relazionato dell’attività che svolgiamo al “Mazzoni” e gli ottimi risultati presentati diventeranno oggetto di un articolo su una rivista di settore internazionale.
Inoltre – continua il direttore del reparto ospedaliero del “Mazzoni” – siamo centro di riferimento per la chirurgia del tumore dello stomaco, seguendo i più recenti protocolli di chemioterapia neoadiuvante (cioè prima dell’intervento chirurgico) ed intervenendo chirurgicamente per via laparoscopica, tra i pochi centri in Italia che eseguono questi tipi di interventi.
Infine abbiamo implementato la chirurgia endocrina su tiroide e surrene per via laparoscopica, e la chirurgia funzionale delle ernia jatali».
Ad Ascoli non solo laparoscopia, «ma anche chirurgia maggiore, come resezioni di fegato e pancreas. Interventi che si fanno, in genere, solo in centri specializzati come il Torrette di Ancona. Ma, in casi selezionati, li eseguiamo anche nel nostro reparto, nell’interesse del cittadino che si risparmia inutili quanto disagevoli trasferte».
Trapela la soddisfazione del primario facente funzione di Chirurgia Generale del “Mazzoni”, ma anche una serenità che affonda le radici nello spirito di coesione, che anima l’equipe del reparto ascolano e che si consolida ogni giorno, per garantire un adeguato livello di cura.
«Il paziente – spiega il dottor Guercioni – resta in Chirurgia 4, 5 giorni nei quali deve essere seguito passo passo dopo l’intervento. Impensabile, tra colleghi, agire per compartimenti stagni. Inoltre, il rischio di complicanze è alto. Dieci occhi, sono più sicuri di due.
I miei collaboratori – tiene a dire il dottor Guercioni – sono, innanzitutto il dottor Ottorino Rosati, il vice primario, che è il nostro riferimento e si occupa inoltre di endoscopia digestiva. Il dottor Fabio Marilungo, che mi coadiuva nei percorsi diagnostico-terapeutici e chirurgici dei pazienti oncologici. Poi il dottor Vittorio Bartolotta, specializzato nel trattamento delle ernie, dei laparoceli e dei difetti di parete (come ad esempio il trattamento laparoscopico delle diastasi dei muscoli retti mediante la Tht di cui siamo centro di riferimento del centro Italia). Il dottor Ernesto Basaglia si occupa del trattamento delle neoplasia del seno, coadiuvato dalla dottoressa Serena Lanzara.
Vorrei ricordare anche i due “nuovi” acquisti, cioè la dottoressa Laura Vittori, per lungo tempo ha lavorato al Sant’Orsola di Bologna ed è esperta di patologie infiammatorie croniche (Crohn e Colite Ulcerosa) e ano-rettali, e il dottor Marino Di Furia, che avendo lavorato alla chirurgia oncologica del San Raffaele di Milano porterà la sua esperienza e ci consentirà di crescere ulteriormente.
Indispensabile ovviamente la presenza di un personale, composto da infermieri e oss, attento e preparato coordinato dalla caposala Simona Ciotti».
«Tutte le mattine – conclude il primario – facciamo un briefing, ci consultiamo sui casi: Anche il passaggio di consegne è un momento importante. Poi, il nostro è un lavoro che richiede concentrazione massima e costante, che si deve affrontare in un ambiente sereno e dove nessuno, anche l’ultimo arrivato, deve essere lasciato solo. E deve valere il metodo anglosassone: guardi, fai, insegni. In questo modo la catena non si spezza mai. Tra noi siamo più che colleghi. Direi amici».
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