Infortuni sul lavoro,
boom di malattie professionali:
«Necessario promuovere
una cultura della sicurezza»

ASCOLI - Guido Bianchini, presidente del comitato provinciale Inail Ascoli, analizza i dati relativi al 2021 pubblicati dall’Istituto. Aumento del 25,6 % nel Piceno, denunce in crescita in tutta le Marche, in calo le morti sul lavoro. «Necessaria un’azione condivisa per tutelare i lavoratori»
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Per quanto provvisori – il bilancio definitivo sarà disponibile solo con la pubblicazione della relazione annuale da parte dell’Inail – fanno riflettere i dati emersi nella giornata di ieri, lunedì 31 gennaio, dal consueto rapporto sulle denunce di infortuni e malattie professionali relativi all’anno 2021.

In lieve aumento gli infortuni sul lavoro denunciati a livello nazionale negli ultimi 12 mesi rispetto al 2020, con un incremento del 0,2%; salgono – ma questa volta in maniera particolarmente significativa – anche le patologie di origine professionale denunciate (+22,8%), mentre appaiono in calo i casi con esito mortale (-3,9%).

 

MALATTIE PROFESSIONALI – Analizzando più nel dettaglio le malattie professionali nella Regione Marche, il passaggio tra 2020 e 2021 porta con sé un aumento del 24% dei casi, in linea con i numeri nazionali, con un totale di 6.069 denunce a fronte delle 4.895 dell’anno precedente. Nella sola provincia di Ascoli, invece, si registra addirittura un incremento del 25,6%: 701 casi contro i 558 del 2020.

Il settore più colpito è quello dell’industria e dei servizi con 5.394 casi, mentre l’agricoltura segue a buona distanza con 627 denunce. Le malattie più diffuse? Tumori, patologie del sistema nervoso, problemi all’orecchi e malattie legate al sistema osteo-muscolare.

INFORTUNI – Tra le 13.947 denunce sul posto di lavoro e le 2.359 in itinere i casi marchigiani passano dai 15.714 del 2020 ai 16.306 dello scorso anno, 6189 relativi alle donne e 10.390 riguardanti invece gli uomini. Anche in questo caso la provincia ascolana registra un aumento superiore a quello della media regionale, con un’impennata di denunce pari al 9,1% tra i due anni presi in considerazione (2.071 denunce nel 2021, mentre 12 mesi prima erano 1.897).

INFORTUNI CON ESITO MORTALE – Notizie ben più confortanti arrivano fortunatamente dal fronte delle morti sul lavoro, con un calo pari al 30,4% dei casi tra il 2020 e il 2021. 32 gli esiti mortali registrati nell’ultimo anno, di cui 28 sul posto di lavoro e 4 in itinere. Sono 7 le nuove denunce nel Piceno, una in più rispetto al 2020.

«I dati evidenziano come con la ripresa delle attività produttive siano tornati a crescere sia gli infortuni, mortali e non, sia le malattie professionali – sottolinea Guido Bianchini, presidente del comitato provinciale Inail Ascoli -.

L’analisi dei dati della regione Marche vede una crescita degli infortuni e malattie professionali e una forte diminuzione di quelli mortali.

Guido Bianchini

L’Inail è da sempre impegnata nella dura lotta contro gli infortuni sul lavoro e nella prevenzione. Tuttavia in questo campo si può sempre fare di più, anche attraverso una forte azione condivisa in termini di sicurezza con gli attori sociali presenti nei comitati consultivi provinciali.

È importante che l’azione preventiva sia reale e non solo teorica: occorre coinvolgere tutte le parti sociali, compresi imprese e lavoratori, contribuendo a sviluppare la cosiddetta cultura sulla sicurezza».

Secondo Bianchini, per poter quantomeno arginare un problema ormai annoso occorre insistere su prevenzione, informazione e controlli, in modo da tutelare i lavoratori e la loro salute.

«L’Inail sviluppa una grande molta attività a sostegno della formazione e dell’informazione con bandi e protocolli d’intesa con tutti i settori – sostiene Bianchini – in dieci anni l’Istituto ha investito a fondo perduto 2,5 miliardi per la prevenzione, ai quali vanno aggiunti oltre 2 miliardi in sgravi a vantaggio delle imprese virtuose, senza considerare l’importanza data all’assistenza agli infortunati e alle famiglie delle vittime del lavoro.

È necessario ridurre le franchigie e per ampliare la platea dei lavoratori (circa 4 milioni di persone) non coperti dall’assicurazione – conclude – occorre una strategia nazionale di concerto con regioni, Spsal, Ispettorato del lavoro e rappresentanze dei lavoratori per analizzare i fenomeni infortunistici e le malattie professionali per poi intervenire sulle cause, promuovendo al tempo stesso attività formative che possano contribuire allo sviluppo di aziende e lavoratori».


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