di Andrea Ferretti
Un grande uomo, un capitano. Grande nella vita e anche dopo la morte. Giuliano Airini ha donato i suoi organi che, dopo il benestare del figlio Giorgio e di tutti i familiari, sono stati trapiantati a sei persone le quali ora, grazie a Giuliano, hanno una speranza di vita.
Lo ha più volte sottolineato oggi, venerdì 4 febbraio, durante il funerale in Duomo, ad Ascoli, don Adam Baranski, il parroco di Venagrande. La Venagrande dove Giuliano era nato, vissuto e dove ha accusato il malore che non gli ha lasciato scampo. Ma lo ha sottolineato anche Lucia Marinangeli, presidente regionale dell’Aido, l’Associazione italiana per la donazione di organi, con il suo intervento durante la funzione religiosa nel corso del quale ha letto anche la “preghiera del donatore”.
E’ lui, Giuliano, ma l’avevano capito tutti, “l’ascolano deceduto all’ospedale Torrette di Ancona”, al quale sono stati prelevati cuore, fegato, reni, polmoni e isole pancreatiche. Un prelievo multiorgano che ha salvato la vita a sei persone che erano in lista d’attesa, come confermato dalla dottoressa Francesca De Pace, responsabile del Centro Regionale Trapianti Marche.
Cattedrale gremita – tutti i presenti rigorosamente con mascherina – per l’ultimo saluto al padre, al marito, al figlio, al fratello, allo zio, all’amico di tutti i venagrandesi, al capitano della Quintana, all’ex dipendente della “Sagi”, allo sportivo che amava la bici, le corse, la montagna e che aveva anche giocato a calcio.
Giuliano Airini se ne è andato a 59 anni (li avrebbe compiuti a giugno) dopo i disperati i tentativi di salvargli la vita, prima all’ospedale di San Benedetto e poi in quello di Ancona.
Un immenso gesto di altruismo e di amore quello della donazione degli organi, che l’Aido ha voluto sottolineare anche con il proprio labaro sistemato ai piedi dell’altare, accanto al gonfalone del Sestiere di Porta Romana “scortato” da due capitani, due dei suoi fedeli e inseparabili amici con cui ha condiviso decenni di Quintana e tante iniziative legate alla rievocazione storica.
Fin da quando il feretro è giunto in tarda mattinata in Duomo, proveniente da Ancona a bordo dei mezzi delle pompe funebri Agostini, sulla bara è stato sistemato un fazzolettone rossoazzuro di Porta Romana. Lì accanto la sua spada, il suo elmo e la sua corazza, che ora rimarranno al figlio Giorgio.
Quest’ultimo ha anche letto uno struggente messaggio-poesia dedicato al padre, così come una delle nipoti ha letto un toccante pensiero nel ricordo dello zio. Accanto a Giorgio c’è sua madre, poi Liliana l’anziana mamma di Giuliano rimasta vedova di Ernesto solo alcuni mesi fa, Giuseppina e Norma le sorelle di Giuliano, i cognati.
In chiesa, mezza Venagrande ma anche numerosi sestieranti di Porta Romana, gli amici delle pedalate in montagna, quelli delle corse a piedi, gli ex colleghi di lavoro. Insomma, tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e apprezzarne le doti di persona buona, disponibile, sempre sorridente e sempre proto a dare una mano.
Don Adam Lusek ha concelebrato il rito insieme a don Roberto, insegnante di religione di Giorgio, il figlio di Giuliano, e a don Luigi Nardi parroco del Duomo.
Don Adam, rivolgendosi a Giuliano, lo ha più volte chiamato “capitano”. Già, un ruolo quello quintanaro che con orgoglio e fierezza aveva ricoperto fino alle ultime edizioni della Quintana del 2021. Non solo, ma recentemente non si era tirato indietro, anzi aveva coinvolto anche il figlio, indossando corazza, spada e l’abito quintanaro anche in occasione delle riprese di un film su Sisto V.
Uno scroscio di applausi all’uscita della bara dalla chiesa, portata a spalla dai suoi amici. Poi la tumulazione che è avvenuta nel cimitero di Borgo Solestà ad Ascoli.
Ascolano muore al “Torrette” di Ancona e dona cuore, polmoni, fegato, reni e isole pancreatiche
La morte di Giuliano Airini, venerdì l’ultimo saluto in Duomo
Venagrande e la Quintana in lutto per la morte di Giuliano Airini
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati