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Miasmi, nuovo processo:
sotto accusa il il direttore tecnico
della “Picena Depur”

CASTEL DI LAMA - A seguito di una nuova denuncia, anche di alcuni residenti di Villa Sant'Antonio (Ascoli) e dintorni, il 15 febbraio comparirà davanti al giudice del Tribunale di Ascoli per rispondere di "getto pericoloso di cose". Il primo processo si era concluso nel novembre 2020 con una multa per i tre imputati. Il comitato "Aria Pulita": «I miasmi continuano a diffondersi per il paese, confidiamo nella legge»
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Una delle manifestazioni contro i miasmi a Castel di Lama

 

Nuovo processo sui miasmi nauseabondi del depuratore consortile di Campolungo che da anni ammorbano i residenti di Villa Sant’Antonio, Castel di Lama e dintorni. Stavolta, sotto accusa è finito il direttore tecnico della Picena Depur, Danilo Ciancio. A seguito della nuova denuncia alla Procura della Repubblica da parte di alcuni cittadini, il 15 febbraio il tecnico comparirà davanti al giudice del Tribunale di Ascoli per rispondere in merito all’accusa di “getto pericoloso di cose”, in pratica le emissioni puzzolenti in atmosfera provenienti dall’impianto che tra breve passerà alla Ciip Spa.

Il primo processo, con giudice onorario Barbara Bondi Ciutti, si era concluso nel novembre 2020 con il pagamento di una multa di qualche centinaio di euro da parte dei tre imputati: Domenico Procaccini, presidente di Piceno Consind, Longino Carducci e Fausto Latini, rispettivamente presidente e ad di Picena Depur.

In tale occasione, ben 210 residenti di Villa Sant’Antonio e parte di Castel di Lama, si erano costituiti parte civile. Sul banco degli imputati erano finiti il proprietario e gestore del depuratore (Piceno Consind e Picena Depur), quest’ultima società all’epoca di proprietà di Unieco Soc. Coop, una delle più importanti coop di Reggio Emilia. Dal giugno 2020 la proprietà era poi passata a Iren, colosso quotato in borsa. Piccola curiosità: nel collettore consortile scarica anche Uniproject, stessa proprietà, stesso amministratore e stesso responsabile tecnico di Picena Depur. Ancora più curioso il fatto che Picena Depur per contratto deve controllare la regolarità degli scarichi delle aziende che sversano nel collettore. Insomma, controllato e controllore allo stesso tempo.

Nell’udienza decisiva, il primo ottobre 2020, gli imputati, per evitare il processo, avevano chiesto al giudice l’oblazione, cioè il versamento di una somma di circa 103 euro, in modo da estinguere il reato prima dell’inizio del processo. Da ricordare che l’oblazione può essere concessa solo se il danno è di lieve entità e si dimostra che il problema è stato risolto, in questo caso che erano cessati i miasmi. Per poter decidere, il giudice Bondi Ciutti aveva dunque chiesto all’Arpam di verificare se il depuratore fosse stato sistemato e se fossero cessate le puzze stomachevoli. I tecnici Arpam, nel loro rapporto avevano rilevato “la presenza dei cattivi odori e che gli stessi cattivi odori vengono percepiti sia presso il depuratore sia nelle zone limitrofe, che sono stati rilevati anche in altri giorni precedenti da tecnici che si trovavano in zona e che si tratta della stessa tipologia di odori che vene segnalata dai residenti”.

Nonostante 210 parti civili e quanto scritto nel rapporto Arpam, il giudice Bondi Ciutti aveva concesso ugualmente l’oblazione. Una decisione davvero singolare secondo i residenti, riuniti nel comitato civico “Aria pulita”, i quali erano rimasti stupiti dall’inedita teoria, a quanto pare non supportata da alcuna prova documentale o testimoniale, secondo la quale nella zona totalmente aperta intorno al depuratore l’aria non si muovesse (“…ritiene che vi sia stata eliminazione delle condotte perché nel sopralluogo del 21 Settembre 2020 si fa riferimento a esalazioni maleodoranti senza indicare ulteriore diffusione delle stesse”).

Secondo “Aria pulita”, che ha diffuso una nota sui social, leggendo la sentenza si potrebbe pensare che gli imputati abbiano eliminato la condotta lesiva (i cattivi odori) non perché hanno effettuato lavori di sistemazione definitiva dell’impianto, ma perché sono riusciti a… fermare l’aria sopra il depuratore. Alla fine, oblazione concessa, reato estinto.

«In questa vicenda – sostengono i residenti – i Pm non si sono opposti all’oblazione in nessuna delle udienze, ad eccezione dell’ultima, quella in cui il giudice verifica se c’è stato il pagamento dei 103 euro, nella quale il Pm, per la prima volta, contesta accuratamente l’estinzione del reato mediante oblazione. Però poi nelle conclusioni inserite nel verbale processuale c’è scritto che “il piemme conclude per la estinzione per oblazione e gli avvocati si associano”. Inoltre – aggiungono – nelle conclusioni del verbale non è menzionata la presenza e la posizione delle parti civili, che pure si sono strenuamente opposte all’oblazione anche con memoria scritta e regolarmente depositata».

A seguito delle vibrate proteste delle parti civili, la Procura aveva presentato ricorso in Cassazione contro la concessione dell’oblazione. La Corte di Cassazione, come era forse prevedibile, aveva detto esplicitamente che il ricorso era inammissibile: “Il ricorso (tra l’altro proposto dal Pubblico ministero territoriale di primo grado, allorché il medesimo Ufficio aveva concluso chiedendo l’estinzione dei reati per intervenuta oblazione) è comunque inammissibile”.

La Cassazione faceva notare pure che il piemme in precedenza, pur avendone la possibilità, non era mai intervenuto per opporsi. E dunque, per tutti questi motivi, la Corte non era entrata nel merito, dichiarando inammissibile il ricorso della Procura ascolana.

Nel frattempo, sono continuate le segnalazioni all’Arpam da parte dei residenti esasperati e ammorbati. L’Asur ha chiesto al sindaco di Ascoli, Marco Fioravanti, un intervento urgente a salvaguardia della salute dei cittadini, ma ad oggi non risultano atti, né dichiarazioni  da parte del primo cittadino.

In conclusione, di tutto questo pasticcio chi paga tutte le conseguenze sono i residenti di Villa Sant’Antonio e Castel di Lama, che non vedono riconosciuti i propri diritti e che continuano a subire miasmi insopportabili.

«A seguito di ulteriori denunce – concludono i rappresentanti di Aria pulita -, il 15 febbraio prossimo la Procura di Ascoli darà inizio ad un nuovo processo poiché, come tutti possono ovviamente immaginare, anche presso il depuratore di Campolungo circolano venti e correnti d’aria, e nella realtà i miasmi, che ci sono ancora, purtroppo continuano a diffondersi per il paese. Ci auguriamo che in questo secondo processo le cose procedano un po’ meglio e confidiamo nella Procura di Ascoli».

Cla.Fe.


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