«Siamo passati dal parlare di rilancio dell’edilizia, a una situazione che porterà il mondo delle costruzioni, per lo meno quello rappresentato dalle aziende sane, certificate e referenziate, in un immobilismo totale. Stiamo pensando di sospendere tutte le nostre attività», così l’imprenditore Stefano Violoni, presidente Ance Marche, preoccupato perché decreti, norme, interpretazioni, direttive ogni giorno modificano e appesantiscono un settore che tutti considerano il volano dell’economia.
«Il settore delle costruzioni e la sua filiera vengono posti al centro del rilancio dell’economia di quasi tutti i grandi piani di ripartenza dei paesi dell’Unione Europea che focalizzano gran parte delle risorse sul recupero del patrimonio esistente e sull’edificazione di infrastrutture digitali e di trasporto. Solo che c’è un enorme “ma” che segue queste parole – dice Violoni -. Dovremmo scrivere ogni giorno per denunciare una situazione surreale e che nessuno prende seriamente in considerazione.
I lavori relativi ai bonus edilizi sembravano la soluzione in grado di risollevare un settore per anni ingessato, ma con la legge di bilancio prima, limitante soprattutto in termini di proroghe, e il decreto sostegni-ter poi, che pone modifiche in termini di cessioni (ammessa una sola cessione in linea), siamo stati messi nelle condizioni di non poter rispettare i contratti privatistici in essere e di non poterne sottoscrivere altri, perché le banche sono già piene di crediti fiscali. Viviamo in una regione dove si sommano gli interventi sisma 2016, dissesto idrogeologico, bonifiche, interventi straordinari del Pnrr e i bonus fiscali. Tutto questo significa una enorme quantità di opere in ambito pubblico e privato».
I numeri sono chiari. Alle sfide connesse all’ingente pacchetto di risorse messe in campo dal Recovery Plan si unisce la ricostruzione post sisma 2016 che, solo nelle Marche, «stima un monte complessivo dei lavori pari a 17,4 miliardi di euro ed impegna 2.659 imprese capofila, di cui la metà marchigiane – prosegue Stefano Violoni, presidente Ance Marche -. Su tutti gli asset pesano negativamente le conseguenze dei rincari esponenziali ed irrefrenabili di materiali ed energia, che oramai hanno raggiunto livelli intollerabili. I prezzari applicati (sisma e regionale) non riescono a stare al passo con il mercato. Inutile il meccanismo della revisione prezzi introdotto dal governo che, nella migliore delle ipotesi, ha riconosciuto alle imprese ristori pari al 35% degli aumenti rilevati, per altro, liquidati solo qualora ve ne fosse la disponibilità economica e dopo almeno un anno dall’effettiva spesa. Questi sono i motivi per i quali la ricostruzione non decolla, inutile addossare colpe alle imprese quando la realtà è un’altra. È per questo motivo che registriamo già gare andate deserte; e rimarchiamo la denuncia di concorrenza sleale in un settore “nomade” come il nostro, dove la decontribuzione sud favorisce solo alcune imprese».
Di fronte a tutto questo, il mondo dell’edilizia sta pensando di abbandonare i cantieri e non volerne altri. «Stiamo pensando di sospendere tutte le nostre attività. Come imprenditori condividiamo la volontà di contrastare le frodi, ma le misure introdotte fino ad oggi si sono dimostrate evidentemente inefficaci, riuscendo solo a paralizzare l’intero sistema – conclude Violoni – Ma servono norme chiare. Solo in questo modo si possono evitare speculazioni e il proliferare di operatori improvvisati. Il continuo cambio delle regole finisce per penalizzare chi le rispetta, mettendo a rischio migliaia di famiglie e generando contenziosi e problemi di liquidità. Con molta franchezza crediamo che se questo sarà il terreno dove dovremmo competere, allora saremo costretti a metterci seduti in platea e goderci lo spettacolo di The Truman Show».
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