In occasione del primo anniversario dalla scomparsa di Gabriele Cavezzi, avvenuta il 22 febbraio 2021, la famiglia ha donato all‘Archivio Storico comunale di San Benedetto i documenti frutto dell’intensa attività storiografica svolta da Cavezzi nel corso della sua vita.
Gabriele Cavezzi
La raccolta comprende numerose pubblicazioni, faldoni e supporti digitali ed è stata trasferita a Palazzo Piacentini per essere inventariata da Giuseppe Merlini, responsabile dell’Archivio, con l’intento di renderla fruibile per la consultazione il prima possibile.
Gabriele Cavezzi, insignito del Premio Truentum (postumo) 2020, è stato uno tra i maggiori studiosi di storia patria, con particolare riferimento all’attività marinara. Nel tempo aveva stretto numerosi legami di amicizia con altri studiosi italiani e stranieri, in particolare con le istituzioni culturali croate. Sua e della sua creazione, l’Istituto di ricerca delle fonti per la Storia della civiltà marinara picena, è la scoperta di Giovanni Percivalle di Fermo, podestà di Spalato che promulgò gli statuti di questo centro della Dalmazia. Non solo storico, in vita Cavezzi si è dedicato anche all’attività politica, all’associazionismo e allo sport.
«Gabriele è stato un grande amico – dice l’assessore comunale alla cultura Pasqualina Lazzari – e uno dei tanti innamorati della città ma, a differenza di tutti noi, il suo interesse verso San Benedetto del Tronto ha varcato e abbattuto le coordinate spazio-tempo della nostra identità, facendoci scoprire vicende e collegamenti che diversamente sarebbero rimasti nell’oblio. In particolare mi riferisco allo studio intrapreso proprio con Giuseppe Merlini, ora nostro archivista storico, sull’emigrazione marinara sambenedettese verso i centri dell’alto Tirreno e del mar Ligure, argomento a me molto caro perché riguarda la storia della famiglia di mia madre, così come quella di tante altre famiglie del contesto peschereccio. Per questo – conclude – per tutto quello che lui ha fatto e per la generosità mostrata dai suoi familiari, tutti noi sambenedettesi siamo davvero grati».
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