I protagonisti sul palco del Filarmonici
di Walter Luzi
Teatro Filarmonici, otto marzo con Cassandra. Il secondo teatro ascolano, un gioiellino cittadino ritrovato, celebra la festa delle donne con lo spettacolo di, e con, Donatella Ferretti. Ideato e concepito in epoche non sospette, ancora lontane dal dramma ucraino che si è andato materializzando nelle ultime settimane, la vestale sacra proibita agli uomini torna attuale più che mai. Un accostamento non voluto dunque, quello fra i tormenti della profetessa non creduta e le profonde angosce dei tristissimi giorni, che satura il teatro, libera il pathos e incoraggia l’applauso. Teatro per altro riempito come un uovo da un pubblico bendisposto, affezionato all’autrice-interprete, e al regista Francesco Eleuteri.
Donatella Ferretti
Insegnante ed amministratrice pubblica molto nota e stimata la prima, attore e artista a tutto tondo il romano, tornato definitivamente, da anni, a riabbracciare le proprie, amate radici nella “sua” Montegallo. Se ci fosse stato però qualcuno in cerca di un minimo di leggerezza, ha sbagliato posto. Decisamente. Non è che il personaggio trattato, la cupa vaticinatrice inascoltata Cassandra, figura già di per sé inquietante nelle narrazioni tragiche dei poemi epici più conosciuti, lasciasse grandi speranze allo spettatore in cerca di evasione. Ma ogni sia pur minima aspettativa in questo senso è andata delusa.
L’appassionata e istruttiva lezione di letteratura greca tenuta dalla professoressa Ferretti, sostenuta per altro da una invidiabile ars oratoria, nel suo lungo monologo ha finito infatti per monopolizzare lo “spettacolo”. In questo senso si sono rilevate provvidenziali le rare incursioni in palcoscenico delle due bravissime percussioniste e di Alessandra Lazzarini in maschera. Intesa stavolta, finalmente, non come mascherina protettiva Ffp2 o sotto modelli, ma nel dorato, pregevole e intrigante ornamento realizzato per l’occasione dalla polivalente artista ascolana Barbara Tomassini.
Francesco Eleuteri
Invasioni di campo che hanno contribuito, brillantemente, a spezzare la monotonia della sapiente narrazione. E, in qualche caso, soprattutto fra i meno giovani, a risollevare la palpebra fattasi pesante. Ma è, come detto, la tensione emotiva del momento ad arricchire la serata. Ci sentiamo tutti come i troiani dall’alto delle loro mura osservare ansiosi la schiera interminabile delle navi nere achee avvicinarsi minacciose. Sentiamo tutti la guerra non come esaltata fonte di gloria e di onore, ma come mare di sangue innocente chiamato a scorrere in nome del potere.
Ci sentiamo tutti frustrati perchè inascoltati, non creduti, impotenti come Cassandra, e, come lei, senza speranza e senza disperazione, violati, ma sempre e comunque assertori del valore della verità. E della libertà. No. Non lo avremmo voluto un altro otto marzo di pura evasione. Fatto solo di mimose, retorica e stripper in perizoma. Non questo otto marzo almeno. Come le tante donne dell’Iliade e dell’Odissea, ricordateci stasera da Donatella Ferretti, che si oppongono alla morte e invocano la pace, gridiamo tutti, insieme a Cassandra: chi ha senno deve rifuggire dalla guerra!
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