La protesta dei balneari oggi in Regione
di Martina Marinangeli
(foto di Giusy Marinelli)
Il presidente Acquaroli ha incontrato i manifestanti
«Se vanno avanti con l’applicazione alla lettera della Bolkestein, cosa pensate che faremo? Devono venire con le armi per mandarci via». È il grido di dolore lanciato dagli imprenditori balneari, che questa mattina si sono riuniti davanti a Palazzo Leopardi, sede del Consiglio regionale, per chiedere alla Regione di restare al loro fianco nella battaglia per attutire gli impatti devastanti della direttiva europea sui servizi. Con un emendamento inserito nel Dl Concorrenza, infatti, è stato previsto che tutte le concessioni balneari vengano rimesse all’asta dal 1 gennaio 2024, in applicazione delle due sentenze, emesse a novembre dal Consiglio di Stato, che si erano espresse in questo senso. Domani scadono i termini per la presentazione di emendamenti correttivi al testo, ma se venisse posta la fiducia sul documento, la Bolkestein sarebbe applicata senza nessun tipo di tutela per le strutture già esistenti, cosa che ha mandato in fibrillazione le oltre 550 imprese del settore ed i quasi 3mila addetti che ci lavorano. A raccogliere le istanze dei balneari, c’era mezza giunta – oltre al governatore Francesco Acquaroli, gli assessori Guido Castelli, Stefano Aguzzi e Francesco Baldelli -, la deputata Lucia Albano, i consiglieri regionali Elena Leonardi, Carlo Ciccioli, Pierpaolo Borroni e Maurizio Mangialardi.
«L’accelerata ci ha colto di sorpresa – ha osservato Acquaroli rivolgendosi alle delegazioni che sono arrivate ad Ancona da tutte le province -. Si sta andando in una direzione che rischia di creare un danno alle imprese, ma anche al territorio, perché intorno al turismo balneare si è sviluppata un’eccellenza. Il timore è che il cambio di timone alle guida di queste imprese possa portare a logiche che nulla hanno a che vedere con la nostra storia, cultura ed economia. Come Regione, siamo vicini a queste imprese e, in Conferenza delle Regioni, abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere la mappatura delle aree demaniali e la verifica dei requisiti per l’applicazione della Bolkestein, essenziale per poi parlare di aste. Altrimenti è una forzatura». Rincara la dose l’assessore al Demanio Castelli: «Entriamo nella fase più calda. Domani scade il termine per la presentazione degli emendamenti al Dl Concorrenza e la Regione Marche si è intestata il compito di precisare che non si può applicare la Bolkestein se non dopo la mappatura delle coste a livello nazionale, perché ci sono anche differenze sostanziali tra i vari territori».
«In secondo luogo – ha aggiunto – chiediamo che ci si orienti sull’ipotesi del “doppio binario” – ovvero stabilire che sono salve le concessioni precedenti al 2009 (quando è stata attivata la Bolkestein) e prevedere una norma transitoria per quelle successive – contenuta in alcuni emendamenti che speriamo vengano recepiti. Gli indirizzi della direttiva si applicherebbero dunque solo per le nuove concessioni. C’è una sentenza che ha già disposto circa la non applicabilità della Bolkestein prima del 2009».
A declinare il problema sulle situazioni reali sono gli stessi balneari, che nel giro di due anni potrebbero perdere ciò che hanno costruito in una vita. Ed anche in più di una. Come nel caso di Giuseppe Ricci, presidente Itb e titolare dello stabilimento Stella Marina, «che si chiama così perché il nome di mia nonna era Stella, ed è stata la prima bagnina di San Benedetto del Tronto. Se, invece, con le gare arrivassero le mafie ed i riciclatori di denaro sporco, voglio poi vedere come va a finire. Le aree in cui insistono gli stabilimenti balneari sono ormai tratti di spiaggia urbanizzati, dunque hanno perso la demanialità. Chiediamo che ci venga data la possibilità di riscattare economicamente quell’area».
Duro anche l’intervento di Teresa Silenzi, presidente di Base balneare con Donnedamare e titolare dello stabilimento Cavalluccio Marino a Porto San Giorgio: «Dal 2010, da quando cioè è stata recepita in modo sbagliato la direttiva Bolkestein, ci hanno tolto il diritto di insistenza ed il rinnovo automatico, senza riformare la materia. Quindi siamo entrati in un momento di vuoto normativo e sono partiti vari ricorsi. Ringraziamo la Regione perché si sta muovendo in modo deciso e per essersi fatta capofila in Conferenza delle Regioni nella richiesta di stralciare l’emendamento inserito una 15ina di giorni fa e che ci ha fatto rientrare nel ddl Concorrenza, ma noi non facciamo parte dei 51 obiettivi del Pnrr. Chiediamo che le gare vengano fatte solo in caso di scarsità della risorsa, come prevede la direttiva, e quindi serve una ricognizione a livello statale dei beni esistenti. Sia il Parlamento, con il quadro preciso, a riformare la materia, garantendo a noi che già esistiamo di poter continuare a lavorare. Di spiagge non concesse ce ne sono tante, mettano all’asta quelle».
Maurizio Mangialardi e Carlo Ciccioli
Mara Petrelli, presidente associazione Abat della provincia di Macerata, che include i comuni costieri di Civitanova, Potenza Picena e Porto Recanati, e proprietaria del Lido Cristallo a Civitanova: «A novembre, il Consiglio di Stato ci ha praticamente condannati a morte con una sentenza che tra due anni ci manda a casa. Non vogliamo abbandonare le nostre aziende. Chi già c’era, deve essere lasciato al suo posto; per quelli che verranno dopo, si riformuli una legge. Così chi vorrà comprare la concessione, saprà quali sono le regole». Temono per il futuro dei loro due chalet di Montemarciano – il Las Palmeras Beach e La Cova del fratino – Ariel Alberto Pierpaoli e Alejandro Possanzini, che chiedono di sapere «che fine faremo. Ogni anno abbiamo fatto importanti investimenti sulle nostre strutture ed ora rischiamo di perdere tutto. Inoltre, nella nostra zona abbiamo anche il problema delle mareggiate e stiamo ancora aspettando le scogliere. Come minimo, ci venga riconosciuto il valore di mercato dei nostri stabilimenti e ci sia permesso di riscattare il nostro lavoro».
«Nelle Marche – ha detto il consigliere FdI Carlo Ciccioli – sono ben oltre 550 le imprese balneari attive che danno lavoro a più di 2.800 addetti, con migliaia di altri posti di lavoro nell’indotto. Le nostre belle coste sono molto appetibili e l’ingresso di multinazionali comporterà un forte aumento della disoccupazione locale e, nel contempo, a un abbassamento della qualità dei servizi offerti. Siamo interdetti e rammaricati verso chi, fino a qualche settimana fa, si è sempre fieramente sostenuto contrario alla direttiva Bolkestein, ma poi alla prova dei fatti ci ha lasciati soli a portare avanti questa lotta, sostenendo i nostri imprenditori».
La deputata di Fratelli d’Italia, la sambenedettese Lucia Albano: «La battaglia finale si svolgerà in Parlamento e oggi al Senato è scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti al Ddl Concorrenza, giovedì ci sono le prime votazioni in Commissione. Fratelli d’Italia continuerà a rimanere coerente con la posizione sostenuta finora e si adopererà in tutte le sedi istituzionali per custodire una categoria fondamentale per il turismo costiero e per tutelare il lavoro, un diritto sancito dalla nostra Costituzione».
Aleandro Possanzini
Alberto Pierpaoli
Francesco Acquaroli
Giuseppe Ricci
Acquaroli e il consigliere FdI Ciccioli tra i manifestanti
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