di Maria Nerina Galiè
Il depuratore di Campolungo dall’1 aprile doveva tornare nelle mani della Ciip spa, passando per l’Aato 5 Marche sud, dando corso ad una delibera regionale ed al decreto dell’Autorità di Ambito (del 24 marzo) che ha reso esecutiva la prima. Il 31 marzo è scaduta la convenzione che vedeva l’impianto gestito dal Piceno Consind.
A suon di ricorsi al Tar, promessi (quelli di Piceno Consind per ottenere la sospensiva del decreto) e fatti (la Ciip ieri, 4 aprile, ha invece depositato le carte al Tribunale amministrativo regionale per dare corso all’applicabilità del decreto) a farne le spese è il fiume Tronto.
Liquidi di colore giallastro, sostanze melmose e schiumose di dubbia consistenza vengono immesse, ormai da una settimana, nel letto del fiume, sotto gli occhi – ma anche i nasi – di tutti. Il depuratore conteso non è più gestito dalla “Piceno Depur”, i cui dipendenti, come era negli accordi sanciti dalla Regione, sono stati assorbiti dalla Ciip. (Continua dopo il video).
Dal 28 marzo, quindi tre giorni prima che le chiavi passassero di mano, il Piceno Consind, attraverso il suo comitato direttivo, ha affidato con una procedura d’urgenza alla ditta “Sviluppo Tecniche Ambientali Srl”, con sede in Valle Cupa di Colonnella, “parte dell’attività gestionale del depuratore consortile di Campolungo e delle reti ad esso afferenti per il tempo strettamente necessario a consentire all’Ente di avere chiarezza sull’esito del procedimento giurisdizionale intrapreso, e comunque per un periodo, al momento, non superiore a una settimana decorrente dal 28/03/2022”.
La settimana è passata ed al Tribunale amministrativo regionale si è rivolta, appunto, soltanto la Ciip.
Insomma, laddove si aspettava il cambio di gestione per porre fine alle “puzze”, pure oggetto di una battaglia legale con i comitati cittadini, ci si sta ritrovando dalla padella alla brace. O meglio, da una “puzza” ad una peggiore perché non si sa, adesso, cosa l’accompagna.
Più che una conquista, «la gestione diretta del depuratore può rappresentare un’opportunità per il territorio», aveva detto Alati in una precedente intervista proprio sull’argomento, mentre il direttore Celani era entrato negli aspetti tecnici: «L’impianto consortile serve 650 utenze, raccogliendo le acque reflue di aziende e di qualche abitazione del custode, a cavallo tra i comuni di Ascoli, Castel di Lama e Maltignano. Raccoglie inoltre le acque reflue civili di Maltignano e Villa Sant’Antonio».
Giovedì della scorsa settimana la Procura ha inviato alla Ciip tecnici dell’Arpam, accompagnati dai Carabinieri forestali per fare domande sulle immissioni che stanno sollevando, ancora di più, la protesta popolare. Chiaramente non hanno potuto avere risposte in quanto, né il presidente Giacinto Alati né il direttore Giovanni Celani, sono riusciti a mettere piede nell’impianto di Depurazione. Potranno farlo, a questo punto, soltanto dopo che il Tar si sarà pronunciato? E nel frattempo?
Il decreto dell’Aato recita “di disporre il trasferimento dei beni e delle opere di Piceno Consind alla Ciip spa, con decorrenza 1 aprile 2022, e cioè: il depuratore di Campolungo e relativi collettori, il bypass del depuratore, i collettori di Castel di Lama, le opere presso ditta Gela, le condotte Area Marini. Per tali beni, il corrispettivo da corrispondere al Consind è stato stabilito in 1.825.523,59 euro (1.188.157,97 euro alla data dell’effettivo trasferimento, 637.365,62 alla data delle certificazioni da parte di Piceno Consind dei relativi corrispettivi)”.
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