facebook rss

Le storie di Walter: Tonino “Spiazzì” Fioravanti, 17 anni dopo

LE STORIE DI WALTER - Ecco quella di "Spiazzì", scomparso prematuramente nel 2005. Nato a Lisciano, ma aperto al mondo. I tanti amici, i viaggi, l’amore per Rosanna e i due figli, Federica e Lorenzo, il grande cuore, i Rolling Stones, la fede politica, l’amore per la terra, l’impegno sociale, fino a quella bandiera del “Che” stesa sul suo feretro. Una storia da raccontare
...

Rosanna oggi davanti al quadro che Dante Fazzini dedicò a Tonino

 

di Walter Luzi

 

Spiazzì. E chi può dimenticarselo uno come lui. A diciassette anni di distanza da quel 30 aprile 2005, che ce lo ha portato via, di colpo, troppo presto, siamo ancora a parlare di lui come se fosse ancora qui. Come se il tempo fosse ancora fermo alle 13,15 di quel giorno, un sabato assolato come oggi, su quel cavalcavia maledetto. Perchè quelli come Antonio “Tonino” Fioravanti, universalmente meglio conosciuto come “Spiazzì”, sono davvero immortali. Perchè unici nella loro umanità. Perchè il beat di Lisciano con il proprio modo di essere, geneticamente portato al buono e al bene, con la sua illuminata visione del mondo e della vita, più di chiunque altro ha saputo lasciare una impronta profonda nei tantissimi fortunati che lo hanno conosciuto. E che gli hanno voluto bene, perchè non volergliene era semplicemente impossibile.

 

Antonio (Tonino) Fioravanti, per tutti Spiazzì

Da Lisciano alla scoperta del mondo

Tonino era nato a Lisciano, in contrada Grillo, sulle pendici del colle San Marco nel 1954 da papà Domenico e mamma Iolanda Cannellini. Persone semplici e generose anche loro. Come lui. A cui trasmettono l’amore per la terra e i buoni sentimenti. Con loro abita anche la zia Marietta, che non si è mai sposata Nel 1958 arriva Ida, nel 1964 Loredana, in quella vecchia casa che affaccia sulla città e sulla vallata del Tronto. Ma a Tonino quell’orizzonte andrà presto stretto, lui guarda già oltre. Frequenta le scuole elementari a Valli di Lisciano, e le Medie alla “Luciani”. Quindi consegue il diploma triennale in Fotografia all’Istituto d’Arte. Sono gli anni dei fermenti Sessantottini che lui respira appieno, fa propri. Spirito libero senza uguali, riempie, già da ragazzo, la sua vita di passioni e di impegno per sostenerle. Comincia subito a lavorare, per mantenersi e non pesare così sulla sua famiglia, che non naviga certo nell’oro.

Con la figlia Federica

Fa il cameriere stagionale a Saint Moritz e il facchino in una ditta esterna all’Elettrocarbonium. Quindi l’asfaltista sui tetti, dove conosce uno dei tanti, grandi, fraterni amici della sua vita, Gabriele Vesperini. Prova anche a sfruttare il suo diploma di Fotografia collaborando con il prestigioso studio di Mimì Riga, ma non dura molto. Intanto è già esplosa la passione per la musica. Quella che piace a lui, è ovvio, ma che sa trasmettere, con l’entusiasmo che non gli verrà mai meno, anche alle sorelline, agli amici. Con i primi soldi guadagnati compra un giradischi e i dischi di questi Rolling Stones che ancora pochi conoscono. E’ già infatti un estimatore di questa band inglese emergente, irriverente, rivoluzionaria e trasgressiva, e del suo leader, Mick Jagger, che segnerà la musica nei decenni successivi. Inizia anche a strimpellare in casa con la chitarra. Una Eko a dodici corde tutta rossa, insieme al suo amico Alfredino Paolini, uno dei primi chitarristi rock della città con Mimmo Durinzi. Ma apprezzerà anche il blues, la musica classica, i grandi musicisti internazionali che verranno. I nuovi poeti soprattutto, come ama definirli lui. Perchè Tonino non è certo uno che si fossilizza. In nessun campo. E’ sempre curioso, aperto alla conoscenza. Al nuovo, al bello e al buono della vita sotto ogni forma. E aperto agli altri, soprattutto.

 

Con i figli Federica e Lorenzo

Quelli del Bar Petrillo

In Piazza del Popolo, ai tavoli del bar Centrale di Vittorio Petrillo e della sorella Italia, conosce tanti di quelli che diventeranno gli amici di una vita. Figli delle classi più umili in cerca di emancipazione sociale e pieni di sogni di un mondo migliore per tutti. Sono i progressisti, ragazzi con l’eskimo e i capelli lunghi. Lo struscio in Piazza del Popolo, allora ribollente di energie giovanili, di sogni e progetti, è terreno di confronto per tutti i giovani. E anche di scontro qualche volta. Soprattutto con i fascisti che stanno dall’altra parte della Piazza, ai tavoli dello storico Caffè Meletti, con le scalette dell’austero Palazzo dei Capitani a fare da confine fra le opposte fazioni divise da tutto. I figli di papà, fighi ben vestiti con tasche ben fornite, i conservatori delle disuguaglianze, i rampolli dei poteri forti della città. Un altro pianeta. Ostile per i giovani idealisti e squattrinati, sognatori e anarcoidi del bar Petrillo. Due mondi lontani che si guardano in cagnesco. Due facce opposte di un provincialismo che va stretto, strettissimo, a Tonino. Ogni tanto parte con il suo sacco a pelo, tacendo a tutti la vera destinazione. Viaggi, meglio, avventure, che continuerà ad amare, e a fare, anche quando partirà, un giorno, insieme a moglie e a figli piccoli al seguito, per vacanze senza una mèta precisa. Destinazione, quasi sempre, concerti. Anche all’estero. Sta via anche qualche giorno. Unico bagaglio il suo sacco a pelo. Quasi sempre in autostop, perché costa meno del treno, quando il biglietto lo fai, e puoi conoscere tanta gente nuova. La socializzazione gli viene da dentro, spontanea, come il sorriso che non manca mai sul suo volto e il debordante calore umano di cui è naturalmente pervaso. Sempre vestito leggero, jeans a zampa di elefante e giubbino corto, scarpe da tennis anche in pieno inverno. A Lisciano qualcuno lo critica per i suoi capelli lunghi, l’aspetto un po’ trasandato, suo e dei tanti amici che, frequentemente, inevitabilmente, invita e ospita a casa dei suoi genitori. Ma a quel capellone gentile e sempre sorridente, educato e rispettoso, tutti quanti, in fondo, vogliono un gran bene.

 

Rosanna e Tonino da fidanzatini

L’incontro con Rosanna in discoteca

Rosanna Giovannozzi ha frequentato anche lei il “Licini”, ma con Tonino non hanno fatto in tempo ad incrociarsi. A quindici anni al Musicrom ci va, ovviamente, di nascosto dei suoi genitori. Definire quel piccolo locale di ritrovo pomeridiano in Corso Vittorio una discoteca è un complimento, ma per Ascoli, e non solo in quei tempi, per i più giovani rappresenta un lusso. E’ lì dentro che Tonino e Rosanna si incontrano per la prima volta. Fra musica a palla, e gioioso divertimento, che li accompagneranno fino all’ultimo giorno. Per lei è il classico colpo di fulmine. Lui, spirito nomade di hippy che vuole scoprire quanto è grande il mondo, prova a sfuggire ad un legame stabile. Almeno per un po’. Il loro amore sarà più forte. E più grande del mondo. C’è qualche anno di tira e molla. Lui sparisce per giorni, poi però ritorna a farsi vivo sulla sua Vespetta blu. Rosanna lo aspetta. Ne è pazzamente innamorata, e ha fretta di farsi una famiglia tutta sua al più presto. Con lui.

 

In montagna con Federica

La casa comune di Via Mari

Nel 1978 la svolta occupazionale. In gennaio arriva per lui l’assunzione in Uniroyal-Manuli, uno degli stabilimenti più grandi della nascente III° Zona Industriale di Ascoli a Campolungo. Lega subito con Paolo Brunetti, un altro giovane capellone. Due indiani metropolitani. Nel marzo di quello stesso anno Tonino e Rosanna si sposano. Lui ha ventitre anni, lei ventuno. Luna di miele passata a scorrazzare in lungo e in largo, con la loro Renault 4 a tre marce, per le più belle città d’Italia. Al ritorno danno un passaggio fino ad Ascoli a un autostoppista francese, che ospitano persino qualche giorno a casa loro. E’ lo stile di Spiazzì, che non rinnegherà mai. Perchè quel piccolo appartamento in un condominio di via Mari diventa subito come una sorta di affollata casa comune. Sempre piena di allegria, e di amici che vanno e vengono a tutte le ore. Un traffico festoso, colorito e costante, anche un po’ invadente per Rosanna, che non è abituata a questo mondo libero senza regole fisse. Soprattutto quando, dopo le frequentissime cene, capita spesso che qualcuno finisca per fermarsi anche a dormire sul divano del soggiorno, dopo qualche bicchiere di troppo. Una sera Fabio Zeppilli e Dante Fazzini, dopo l’immancabile cena, tirano fuori sax e tromba ed iniziano a suonare. Una delizia. Un concerto di qualità in piena regola, fino a tarda ora, che finisce per suscitare però qualche vibrata protesta degli altri condomìni. Arte incompresa.

 

Con i due figli a Carnevale

I due figli di Spiazzì

Quando, nel 1980, nasce Federica, Tonino se ne innamora perdutamente. La accudisce, la coccola, la circonda di mille attenzioni. Nel 1981 l’idea del viaggio in Svezia, Norvegia e Danimarca era nata solo due giorni prima. Tipico di Spiazzì. Partono in quattro. Ci sono Bruno Sansoni, Angelo Speri e Sandro mbrìmbrì Chiodi con lui sulla sua A112. A Copenaghen durante una delle puntuali telefonate serali a casa, Tonino sente pronunciare per la prima volta alla sua bambina la parola “babbo”. Una parola che lo fa uscire di testa dalla gioia fino al punto di anticipare il rientro. Vacanza finita. La sua Federica lo ha chiamato babbo. Ci pensate? All’indomani si riparte subito tutti, di corsa, verso casa. Tonino accompagna Federica, passo passo, dovunque, anche quando diventa uno schianto di ragazza. Molti lo scambiano per il suo ragazzo. Una bella coppia davvero in effetti. Belli, e sorridenti sempre, entrambi. Reciprocamente, e legittimamente, orgogliosi l’uno dell’altra. Quando, nel 1985, arriva anche Lorenzo, il secondogenito, per Tonino è un’altra gioia immensa. Perchè sotto sotto, anche se smentisce sempre, ad avere un figlio maschio ci teneva. Porta anche lui spesso in giro con sé, sulla vecchia Vespa blu. Dopo il judo Lorenzo si va valere anche nel calcio, gioca di punta, con il padre suo primo sostenitore. Non di quelli beceri però, che sono oggi, purtroppo, la maggioranza. Di quelli che mettono pressione, montano la testa, aizzano dalla tribuna contro arbitro ed avversari, e nemmeno si rendono conto del male fanno ai propri figli, e ai valori autentici dello sport. Lo accompagna agli allenamenti, non manca mai alle partite, ma anche sugli spalti Tonino dimostra la sua pacatezza, la sua misura, il suo equilibrio. E’ spettatore interessato e competente, mai tifoso ottuso e cieco. Per i suoi bambini sposta la roulotte dalla neve di forca Canapine al mare di Porto d’Ascoli per molti anni. Le reunion della famiglia Spiazzì al gran completo sono invece per ogni sabato a pranzo, a casa dei genitori, a Lisciano, con le sorelle di Tonino e tutti i nipoti.

 

Con i genitori e le sorelle

Buon vino, buona cucina e buona musica

Tonino si riempie ogni anno le bottiglie di pomodoro in casa, da solo, come gli avevano insegnato a fare i suoi nonni da bambino. A Lisciano i suo genitori fanno solo il vino cotto. Lui invece, che lo vuole anche bianco e rosso, e l’uva che ritiene più adatta se la va a cogliere da solo nelle aziende vitinicole dell’Offidano. Si è comprato torchio, diraspatrice e tini, e gli piace farselo in casa il vino. Con le proprie mani. La passione per l’enologia gliela trasmessa il suo amico fraterno Angelo Speri, altro cultore del buon vino. Con le famiglie sono andati anche fino in Piemonte, ad Alba, dove hanno fatto, ovviamente, il giro delle degustazioni nella cantine. Ma Tonino è un conoscitore fin dai tempi del primo Kursaal dei fratelli Lucio ed Eligio Sestili, con Cristina, la cuoca. Lì dentro si era già un passo avanti nel buon bere. Un passo avanti per Tonino anche in questo campo. Ai fornelli poi è un autentico cultore dell’arte culinaria. Sempre con la semplicità e la passione che usa per ogni cosa. Fra i primi iscritti allo slow food, segue Vissani e si annota le ricette del Gambero rosso. Rosanna gli dice sempre che avrebbe dovuto fare il cuoco invece dell’operaio, tanto è portato. Perfezionista anche nell’impiattamento, le fa sempre la stessa battuta quando anche lei si fa valere ai fornelli: “E’ buono Rosà – la sfotte – cosa ti ci è caduto per sbaglio nella pentola stavolta?…” Musicalmente porta i Rolling Stones nel cuore, ma al ”Pistoia blues” e all’“Umbria jazz” Tonino e i suoi amici mancano raramente. Frequentissimi i pernotti in tenda nelle aree di servizio delle autostrade. Con Virgilio Fratini, più mogli e figli piccoli, vanno al concerto di John Mayall, il bluesman bianco, e Matt Taylor a Perugia, sfidando la neve sul valico di Colfiorito. Spiazzì adora Leonard Cohen, ma ascolta di tutto, da John Cage a Karlheinz Stockhausen, con passione e conoscenza sconfinate. Il 13 luglio 1982 mentre l’Italia vince il Mundial di Spagna, sono a Torino per il concerto dei Rolling Stones. Lui, Bruno Sansoni, Virgilio Fratini, Gabriele Vesperini e il Capataz, Roberto Pontani, dormono la notte della vigilia, nei sacchi a pelo davanti ai cancelli dello stadio. Chi ama il rock non invecchia mai, dicono.

 

Con Angelo Speri e Sandro Chiodi in Norvegia

L’amore per la terra e per i viaggi

Tonino ama farsi una cultura in ogni campo, ha sete di conoscenza, si documenta, studia, approfondisce, spazia dal cinema, all’arte, alle buone letture. Ama viaggiare soprattutto. Un anno, in camper, con Gabriele Vesperini e Virgilio Fratini insieme alle rispettive famiglie taglia la Mitteleuropa da Salisburgo fino a Praga. Un altra avventura. Come quando, anni prima, con il Ford Transit di Gabriele erano arrivati fino a Liverpool, o, più giovani, in autostop, fino in Olanda. E’ incantato da un bel panorama, da un paesaggio, ma non si entusiasma per la dipendenza incombente imposta dalle nuove tecnologie. A cominciare dai telefonini. Non ne avrà mai uno. Si preoccupa solo di quelle onde elettromagnetiche delle quali non si sa abbastanza. Rinuncia persino ad un bel po’ di soldi che la Telecom gli offre per poter installare un bel ripetitore anche sui tetti di casa sua. Quando deve fare qualche ricerca su Internet, o qualche copia di cd musicali si affida agli amici più capaci di lui in queste cose. A lui bastano la terra, il suo orto, le sue piante, per essere felice. Coltiva infatti anche un piccolo appezzamento in uso dal Demanio a Brecciarolo. Piante da frutto e ortaggi di ogni tipo, che porta a casa orgoglioso in un cestino di vimini, confezionati a mazzetti con la cura di un bouquet. Con lo stesso amore sa coltivare anche le amicizie. Presente sempre, in qualunque modo. Come quando passa ogni tanto, a sorpresa, spontaneo e imprevedibile, a trovare quelle più intime. Insieme a Claudio Giacomini va alla ricerca e riesce a ritrovare, girovago da mesi, e visibilmente prostrato fra i boschi di Colle San Marco, Francesco Bachetti, un altro amico ben avviato a diventare un clochard. Lo convince a tornare a una vita normale. Se lo riporta a casa sua, lo accoglie, lo fa lavare e sbarbare, e, successivamente, lo invita spesso a pranzo nei giorni di festa, recuperandolo così alla vita. Cose da Spiazzì. Come la vicinanza che ha dimostrato sempre a Sandro Chiodi, un ragazzo buono e solo, orfano e schivo, che trova nella sua famiglia la propria. Verrebbe fuori una specie di elenco telefonico a citarli tutti, quelli che hanno voluto bene a Tonino, ma, fra i tantissimi, ci piace ricordare anche Roberto Mascetti ed Elio Anastasi. Quando il padre si ammala Tonino sale quasi tutti i giorni a Lisciano, per fare lunghe passeggiate insieme a lui. Fino alla fine. Perchè un padre, e che padre, resta tale anche se non si ricorda.

 

Ad uno dei tanti concerti dei Rolling Stones

Operaio alla Manuli 

Alla Manuli ci lavora per ventisette anni. Turnista. Primo, secondo e notte. Reparto Tubi Alta Pressione, sempre come addetto alle trecciatrici metalliche. Un posto rumoroso, ma che regala anche lunghi tempi morti una volta caricate le macchine. Soprattutto durante il turno notturno gli operatori hanno così modo di sonnecchiare, o di leggere. I quotidiani sportivi Stadio e La Gazzetta dello sport i quotidiani più scambiati, passano di postazione in postazione insieme alle gettonatissime riviste pornografiche. Spiazzì invece arriva tutte le sere sempre con La Repubblica sotto il braccio. Che proprio nessuno, ovviamente, corposa e troppo impegnativa com’è, va a chiedergli di scambiare. Lui invece se ne divora ogni notte, avidamente, tutte le pagine. Anche per questo è di un altro passo. Sempre informato, mai banale, mai ignorante nell’ignoranza, grassa e diffusa, da cui pure è completamente circondato. Ma, al tempo stesso, mai altezzoso, o supponente, con i suoi compagni di lavoro. Tutt’altro. Sempre sorridente e ben disposto verso il Prossimo, per aiutare, spiegare, argomentare, spesso illuminare, su ogni argomento, anche complesso. Amare, in una sola parola. Affezionato alla falce e martello dalla nascita, non è però mai offuscato dai dogmi ideologici, ma vive ogni giorno, con le sue azioni, i principi più nobili del comunismo dal volto umano. La solidarietà, la lealtà, l’uguaglianza, l’amore per la libertà e per il proprio lavoro, per la terra in cui affondavano le sue forti radici. Ma, insieme, aperto al mondo. Ai tornei interni di calcio fra i reparti partecipa con entusiasmo giocando in porta, anche se non è un fenomeno. L’importante è stare insieme. Negli anni di maggiore conflittualità in azienda, fra scioperi, occupazioni simboliche della palazzina uffici, picchetti ai cancelli, e cortei di protesta in centro, non smentisce la sua fama di “puro”. In occasione degli scioperi nazionali, che chiamano a raccolta il popolo operaio per le grandi manifestazioni a Roma, è sempre fra i pochissimi della Manuli a salire su quei pullman della C.G.I.L.. Quasi tutti noi altri approfittiamo invece di quelle occasioni per andarcene al mare, a sciare in inverno, andare a giocare a pallone, o a fare, comunque, gli affaracci nostri. La sua convinzione di credere, e la determinazione di lottare, comunque, per un mondo migliore, ci faceva sentire, anche inconsciamente, a disagio ogni volta. Il suo idealismo incrollabile riusciva, con discrezione muta ma prepotente, a mortificare la nostra pochezza intellettuale, il nostro egoismo qualunquista, la nostra inconsistente coscienza politica e sindacale. Lui è diverso da noi. Lui è migliore. Di gran lunga il migliore di tutti noi. E lo dimostra con le sue azioni, oltre che con le sue parole, sempre, in ogni occasione. Un nostro compagno di lavoro, collega comune, pure molto conosciuto ed amato in tutta la fabbrica per la sua lunga militanza nei settori aziendali di caccia e pesca, si ammala gravemente. Ne morirà di lì a poco. Al funerale di Tonino mi confesserà in lacrime: “Sai chi è stato l’unico a venirmi a trovare a casa mia in quei giorni bui? Uno che non c’era mai stato, e che aveva dovuto chiedere ad altri dove abitassi. Uno con cui non ho mai condiviso né giornate di pesca, o battute di caccia. L’ultimo che avrei potuto immaginare per concepire un pensiero, un desiderio, del genere. E’ stato Spiazzì”. L’unico. Il migliore. Ancora lui. Come sempre.

 

Con la piccola Federica

L’ultimo giorno

Un collega gli chiede di scambiare il turno settimanale di lavoro, l’ultimo di aprile del 2005. Lui accetta a patto che il sabato possa ritornare a lavorare nel suo turno di mattina. Uscendo all’una infatti, dopo il tradizionale pranzo di famiglia del sabato a Lisciano, non vuole proprio perdersi la partita di Lorenzo. Dicono che sia destino. E ci credo anch’io. Soprattutto quando un pazzo con la sua auto tira dritta la curva alla fine di quel cavalcavia maledetto in direzione Campolungo, e piomba a tutta velocità sulla corsia opposta. Centra la lunga fila di auto e scooter degli operai della Manuli del turno smontante di mattina che stanno viaggiando in direzione di Ascoli. Restano coinvolti diversi mezzi, ma l’unico centrato in pieno è lo scooterone di Antonio “Tonino” Fioravanti detto Spiazzì. Proprio lui. Ma perchè proprio lui, in mezzo a tanti? Destino abbiamo detto. Ci deve bastare. Muore sul colpo Spiazzì. Il suo ritardo allarma subito tutti in famiglia. Non è da lui. Lo vanno subito a cercare lungo la strada Rosanna e Lorenzo perché lui un telefonino non lo ha mai voluto. Apprendono dell’incidente. Correndo verso l’ospedale avvisano Federica. Il suo presentimento è raggelante, ma si rivela drammaticamente fondato di lì a poco. La camera ardente dell’ospedale la aprono la mattina dopo. E’ il primo maggio, e cè un bel sole. La folla che viene a rendere omaggio a Spiazzì è impressionante. Un afflusso incessante di persone di ogni età in lacrime. E’ il modo migliore per sapere se hai speso bene la tua vita: contare quante persone piangono al tuo funerale. E quel giorno piangono tutti. Sulla sua bara già chiusa, stesa per bene, la bandiera rossa con l’effige del comandate “Che” Guevara. L’idealista più grande della Storia, dopo Gesù di Nazareth. Dentro, in mano a Tonino, le persone più vicine a lui hanno voluto mettere anche l’ellepi dei Rolling Stones più amato. Sticky Fingers, un album a trentatre giri del 1971. Un suo carissimo amico di San Severino Marche, Pierpaolo Serini, già suo compagno di studi all’Istituto d’Arte gli dedica questi versi: “…c’è stato negli occhi il sole del mattino, il vento nei capelli, i suoni nelle orecchie, la pioggia sopra il corpo, la terra nelle scarpe, la neve tra le mani, ma in bocca sempre un canto, in animo la pace, nel cuore sempre amore. L’amico, quello vero, si fa pensiero, gesto, non è più solo sguardo…”.

 

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page


Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati




X