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Sospeso il pre-triage nei Pronto Soccorso di Ascoli e San Benedetto

CORONAVIRUS - Accade nell'ottica di reperire risorse per riaprire i reparti puliti. Il filtro per "scovare" pazienti sospetti sarà il triage. L'Usb protesta e chiede l'insediamento delle Rsu. Nel frattempo, ecco cosa ne sarà del Covid Hospital di Civitanova 
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di Maria Nerina Galiè

 

Sospeso il pre-triage nei Pronto Soccorso di Ascoli e San Benedetto: lo ha comunicato oggi, 3 maggio, il direttore del presidio unico ospedaliero dell’Area Vasta 5 Giancarlo Viviani, attraverso una circolare che ha fatto inalberare l’Usb.

 

Il Pronto Soccorso del “Mazzoni” di Ascoli

La motivazione: 5 infermieri sono stati “riassorbiti”, recita la circolare, in altri reparti del “Mazzoni” (2) del “Madonna del Soccorso” (2 in Ortopedia e 1 in Chirurgia, ora separati – leggi qui), nell’ottica di reperire risorse per far ripartire i reparti puliti degli ospedali.

 

Questo, anche in ragione di un’altra circolare del 15 aprile, regionale stavolta, e secondo la quale l’accesso al Pronto Soccorso, al ricovero ospedaliero e nelle strutture residenziali e semi residenziali viene regolato dallo screening con tampone antigenico, il cui risultato è quasi immediato.

 

Il pre-triage era un filtro che, attraverso un’apposita intervista e rilevazioni strumentali, “scovava” i sospetti Covid. Procedura che non verrà disattivata, ma sarà a carico del triage.  

 

Un presidio dell’Usb davanti al “Mazzoni” di Ascoli

«Si sottraggono le già carenti risorse di personale – si legge in uno stralcio della nota sindacale Usb – invece di assumere, per riaprire alcuni reparti, mettendo a rischio contagio e aumentando il carico di lavoro, il personale dei due pronto soccorsi dell’Area Vasta 5.

A tal proposito abbiamo chiesto agli altri 27 delegati Rsu  di insediarsi per affrontare e discutere delle innumerevoli problematiche, pregresse e attuali, che attanagliano i lavoratori».

 

Altra struttura Covid che sarà smantellata pur rimanendo «una riserva strategica» è il Covid hospital di Civitanova. Lo ha detto l’assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini, rispondendo, a margine della seduta del Consiglio regionale, a una domanda sul ‘destino’ della struttura realizzata in piena emergenza Covid alla Fiera di Civitanova.

«Il Covid hospital – ha ricordato Saltamartini – era stato realizzato a ottobre del 2020 perché il ministero con il dl 34 aveva chiesto altri 110 posti di terapia intensiva. E, siccome si registrava un ritardo, si è proceduto, noi e la Lombardia, a realizzare questo ‘santuario nel deserto’. Poi con l’uso abbiamo capito – ha concluso – che la sottrazione di anestesisti, pneumologi, specialisti negli ospedali, ha bloccato sostanzialmente la continuità terapeutica di molte prestazioni».

 

Il Covid Hospital di Civitanova

«E’ mia intenzione – sono ancora le parole dell’assessore – spostare queste strutture in un ospedale, in modo tale da mitigare l’eventuale assorbimento di figure mediche e infermieri specializzati perché potranno operare sia in reparti Covid sia in reparti ordinari».

 

«Rimane una opzione strategica ha ribadito – dopodiché se, nei prossimi mesi non si avrà un incremento ulteriore della patologia, a quel punto tutti i macchinari e le strumentazioni saranno spostate all’interno degli ospedali che dovranno essere adibiti necessariamente alle malattie infettive».

 

 


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