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Ricerca e didattica, Univpm guarda sempre più al futuro: «Tassi d’occupazione all’83,7%»

ANCONA - La Politecnica ha presentato questa mattina le sue eccellenze, soffermandosi anche sul post università. Dati lusinghieri per quanto riguarda il numero di occupati. L’83,2% dei laureati è inserito nel settore privato, mentre il 16,0% nel pubblico; lo 0,8% lavora nel non-profit
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Un momento della presentazione del Rapporto all’Univpm

 

E’ stato presentato questa mattina il Rapporto 2020 sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati dell’Università Politecnica delle Marche, alla presenza del Rettore Univpm, Gian Luca Gregori; Alessandro Iacopini, Direttore Generale Univpm; Nadia Raffaelli e Paolo Mariani Referenti Unvipm per la Ricerca e Michele Germani Referente Univpm Terza Missione.
Un’analisi «che viene fatta dal Ministero – ha detto il Rettore Gian Luca Gregori – sulla valutazione della qualità della ricerca. I risultati  sono molto lusinghieri in tante aree, e questo ha degli effetti benefici anche in termini di risorse. Siamo terzi a livello italiano dopo il Politecnico di Torino e quello di Milano per la Terza Missione. Un risultato positivamente sorprendente. Anche i tassi di occupazione, per quanto riguarda Alma Laurea, vede dati molto lusinghieri. Quindi, continuiamo in questa direzione».
E ancora: «non si può fare una didattica di qualità se non hai dietro un’ottima ricerca. L’ottima ricerca  determina poi la Terza Missione».
Andando nel dettaglio, il Rapporto di AlmaLaurea sulla Condizione occupazionale dei laureati ha analizzato 660 mila laureati, di 76 Università, di primo e secondo livello del 2020, 2018 e 2016 contattati, rispettivamente, a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo.
Per quanto riguarda i laureati dell’Università Politecnica delle Marche, a un anno dal conseguimento del titolo della laurea triennale, il tasso di occupazione (si considerano occupati tutti coloro che sono impegnati in un’attività retribuita, di lavoro o di formazione) è dell’83,7%. La retribuzione è in media di 1.426 euro mensili netti.

Il Polo di Monte Dago dell’Universita Politecnica delle Marche

Stessa cosa per i laureati di secondo livello a uno e cinque anni dalla laurea, tra quelli del 2020 intervistati a un anno dal conseguimento del titolo.
A cinque anni, il tasso di occupazione dei laureati di secondo livello del 2016, intervistati a cinque anni dal conseguimento del titolo, è pari al 96,6% (96,2% per i magistrali biennali e 98,0% per i magistrali a ciclo unico). Le retribuzioni arrivano in media a 1.662 euro mensili netti. Ma dove vanno a lavorare? L’83,2% dei laureati è inserito nel settore privato, mentre il 16,0% nel pubblico; lo 0,8% lavora nel non-profit. L’ambito dei servizi assorbe il 62,8%, mentre l’industria accoglie il 35,9% degli occupati; 1,2% la quota di chi lavora nel settore dell’agricoltura.
Oltre a un 3° posto in Italia per la Terza Missione, Univpm è all’11° posto per l’impatto della ricerca e 7 Dipartimenti su 12 sono considerati di “eccellenza” dall’Anvur (Agenzia Nazionale di Valutazione delle Università e della Ricerca).
Un obiettivo raggiunto grazie a diversi fattori, tra questi le oltre 12mila pubblicazioni uscite nell’ambito di collaborazioni internazionali (38,2%), nazionali (38%) o istituzionali (20,9%). La metà delle pubblicazioni ha riguardato tematiche legate agli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg). Dal 2018 al 2021 sono sati finanziati 109 progetti di ricerca internazionali per circa 21milioni di euro e 79 progetti finanziati da Ministeri, Istituti e Agenzie nazionali e regionali per oltre 14milioni di euro.
Ma l’Univpm è anche nei ranking internazionali perché nel 2021 l’Academic Ranking of World Universities l’ha inserita nella fascia 501-600 su 2.000 Università censite, con un miglioramento di 300 posizioni rispetto all’anno precedente. Per il Times World University Rankings, Univpm è nella fascia 601-800 sulle migliori 1224 Università al mondo.

Un momento della presentazione del Rapporto all’Univpm

Per il Qs World University Rankings è al 290° posto a livello mondiale per quanto concerne la ricerca, su oltre 5.500 Università. Per il Cwts Leiden Ranking (un ranking annuale delle Università basato esclusivamente su indicatori bibliometrici) è al 273° posto a livello mondiale, sulle migliori 1224 Università.
«Sono numeri molto buoni – ha detto Paolo Mariani professore ordinario di fisica – sia in termini qualitativi che quantitativi L’11° posto ha grosse ripercussioni perché vogliamo attirare studenti non solo per la qualità della didattica ma anche per quello che possiamo offrire in termini di ricerca e trasferimento tecnologico sia a livello locale, nazionale e europeo. La ricerca – ha concluso – è essenziale per la preparazione dei nostri studenti».
Risultati assolutamente lusinghieri che «sono stati ottenuti dal nostro Ateneo nella campagna di valutazione – ha proseguito la professoressa di Biochimica, Nadia Raffaelli – e che sono dovuti anche alla grande capacità dei nostri ricercatori di acquisire finanziamenti per le proprie idee. L’ateneo, nel corso di questi ultimi 5 anni – ha aggiunto -, ha acquisito risorse importanti da programmi europei, nazionali e regionali, che non hanno solo consentito di mettere in pratica le idee e fare esperimenti ma che hanno permesso anche di acquistare strumentazioni all’avanguardia che hanno potenziato gli oltre 200 laboratori che l’Ateneo ha distribuito in tutte le sedi».


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