di Giuseppe Di Marco
Continuano a far parlare, i numeri dell’ultimo rapporto Ispra sul consumo di suolo. Il fenomeno, divenuto realtà costante del territorio rivierasco, viene analizzato anche dal coordinamento “Fermiamo il consumo di suolo, rigeneriamo la città”, che vede nel suo aumento l’insorgere di una serie di rischi che istituzioni e politica non possono più far finta di ignorare.
«Per la terza volta consecutiva – scrive l’architetto Guido Benigni – San Benedetto è il primo Comune della Regione Marche per quantità di suolo consumato nel 2021: i dati nello scorso anno si attestano al 37.6%. Ciò vuol dire che se la crescita continuasse con questa velocità – di circa lo 0.3% annuo – in 35 anni potremmo arrivare alla metà del territorio comunale completamente impermeabilizzato. I dati allarmanti ci evidenziano come questo fenomeno abbia avuto un’ulteriore accelerazione dopo la crisi economica del 2008, vuoi per una ripartenza del mondo dell’edilizia, vuoi per un’emorragia incontenibile di popolazione proveniente dall’entroterra dopo gli eventi sismici.
L’appeal di San Benedetto per gli speculatori edili è noto da tempi non sospetti; tra l’altro, la gran parte delle residenze di nuova realizzazione sono destinate ad un mercato edilizio, spesso drogato, con dei costi al metro quadro ingiustificati e tutt’altro che accessibili. Le isole di calore, i sottoservizi in difficoltà, la scomparsa di suolo vergine e il diradamento dello spazio pubblico sono solo alcune della miriade di conseguenze che San Benedetto sta mal sopportando da decenni e che rischia di far diventare l’area urbana sempre più invivibile. La classe dirigente del nostro Comune, però, ha da tempo scelto di non decidere, lasciando la città in un “pantano urbanistico” in balia di interventi spot e frammentati e di uno sviluppo urbanistico disordinato senza alcun disegno strategico.
Chiediamo dunque all’attuale Amministrazione comunale – conclude Benigni – di prendere un serio impegno affinché il nostro Comune possa dotarsi nel breve tempo di uno strumento pianificatore che sia in sinergia con i Comuni limitrofi (il consumo di suolo non lascia indenni gli altri Comuni costieri piceni), che sia innovativo, sperimentale e con l’obiettivo di un consumo di suolo zero. Infine, che consideri le reti ecologiche ed il verde urbano matrici compositive del rinnovato disegno delle componenti urbane e che sia dotato di un Piano di mitigazione delle conseguenze dei cambiamenti climatici».
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