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Una chitarra per la pace: i grandi del rock firmano lo strumento costruito da Alberto Romani

GROTTAMMARE - La storia del 45enne ingegnere/docente con la passione per la liuteria. La folgorazione per i Dire Straits, l'idea di creare un laboratorio per ragazzi e di veicolare un messaggio universale attraverso tale arte: «Tutti siamo chiamati alla pace nelle nostre famiglie, tutti dovremmo essere impegnati nel costruirla nella nostra quotidianità, senza pensare di strafare, ma di limitarci nell’area del nostro vissuto». Da Pat Metheny fino a Joe Satriani e Phil Palmer, i miti che appoggiano il progetto. Il recente incontro con Steve Hackett
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Romani, Hackett e il sindaco di Porto Recanati Michelini

 

di Luca Capponi 

 

Una chitarra elettrica costruita per veicolare un messaggio di pace. Un messaggio universale che passa attraverso l’arte dei miti del rock, da Pat Metheny a Joe Satriani, da Phil Palmer a Steve Hackett.

Con Phil Palmer

 

Già, il mito dei Genesis, ultimo di una lista destinata inevitabilmente ad allungarsi. Nel segno di Alberto Romani, 45enne di San Benedetto, ingegnere/docente baciato dalla passione per la liuteria. Anche se chiamarla passione può sembrare riduttivo.

 

«Non è mai stata la mia professione e mai la sarà -spiega Romani-. È una passione che però non può esse nemmeno considerata passatempo, perché fare il liutaio significa essere assolutamente meticolosi e precisi su diverse discipline oltre che nella pratica realizzativa. Per questo è un “lavoro”, ma lo faccio in un ambito hobbistico, perché la mia vera professione è l’essere docente a scuola statale in materie tecniche e scientifiche».

 

La bella storia di Alberto comincia nel 2012. O forse vent’anni prima, quando assiste ad un evento magico per chiunque sia un minimo appassionato di buona musica. Mark Knopfler e soci sul palco a irradiare magia. Roma, 17 settembre 1992, regalo per la promozione a scuola. Momento irripetibile.

 

«“Sultans of swing” dei Dire Straits, in particolar modo la versione live dello storico album “Alchemy” -precisa-. Questo mi ha avvicinato alla musica e negli anni mi ha fatto avvicinare alla chitarra come strumento da suonare, mi ha portato ad assistere ad uno degli ultimi concerti dei Dire Straits nel 1992, mi ha sollecitato nell’apprendimento della chitarra come autodidatta ed ha incalzato quel dono di creatività che mi porto dalla nascita, iniziando un cammino di apprendimento scientifico e tecnologico volto alla progettazione, costruzione e restauro di chitarre».

La firma di Satriani

 

L’avvicinamento a questa sopraffina arte parte dunque da lontano. Ma si concretizza effettivamente nel 2012.

 

«Quello della liuteria è stato un “ingresso” più o meno casuale, nel senso che nutrivo questo desiderio di imparare, ma non sapevo da chi -va avanti Romani-. Poi ho conosciuto l’ex sindaco di Monsampolo, Remo Schiavi, che era liutaio e nel tempo, tramite lui, ho incontrato quello che poi divenne il mio maestro di liuteria, Albino Scarpantoni. Entrambi mi hanno aiutato moltissimo, umanamente e tecnicamente. Ho appreso moltissimo da loro e dalla loro esperienza».

 

Altra svolta due anni dopo, quando prende corpo un progetto unico, capace di dare una prospettiva nuova a tanti ragazzi.

 

«Dopo qualche anno di apprendimento ebbi l’idea, condivisa e appoggiata dal parroco delle chiese di San Giovanni Battista e San Pio V di Grottammare, don Giorgio Carini, di avviare un’attività educativa, formativa, tecnologica, pedagogica, di liuteria ed inserirla all’interno dell’attività pastorale continua-. Nel 2014 partimmo con il “Laboratorio di Liuteria Franciscana” nel complesso della chiesa di Sant’Agostino, dove in un’umilissima stanza di dodici metri quadrati scarsi, oltre a curare la mia preparazione, offro ai ragazzi interessati, la possibilità di apprendere la liuteria applicata alle chitarre. Si offre loro la possibilità di curare e nutrire la propria creatività e inventiva fornendo i principi del problem solving, cioè la capacità di risolvere i problemi in maniera sempre più autonoma».

 

Le sapienti mani di Romani al lavoro

«Anche l’attuale parroco don Federico Pompei appoggia in maniera assoluta questa missione educativa e didattica -ricorda Romani. Con il tempo tale opera, pur rimanendo nell’umile ambito descritto sopra, è stata riconosciuta dal Comune di Grottammare attraverso la concessione del patrocinio e dal vescovo  Bresciani attraverso una forma di incoraggiamento spirituale. È in fase di istanza di valutazione il patrocinio dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Ascoli e tra non molto si procederà alla richiesta dell’Alto Patrocinio della Santa Sede e del Presidente della Repubblica. Da docente professionista, il filo conduttore di tutto questo è unico e univoco: aiutare i giovani d’oggi ad affrontare la vita nel miglior modo possibile ed insegnargli i metodi per procedere attraverso le proprie capacità e forze».

 

Ma quelli come Alberto hanno qualcosa di diverso. Non potranno mai limitarsi all’ordinaria amministrazione. Mente sempre in attività. C’è un fuoco dentro, che li anima. E li porta verso la bellezza.

Con Metheny

 

«Vengo da una famiglia basata sullo spirito francescano del Santo di Assisi -prosegue-. Quindi i princìpi di pace e fratellanza li respiro dalla nascita. Il pensiero è che essere promotori di pace e quindi operatori a tal fine, significa farlo nel proprio ambito. Tutti siamo chiamati alla pace nelle nostre famiglie, tutti dovremmo essere impegnati nel costruirla nella nostra quotidianità, senza pensare di strafare, ma di limitarci nell’area del nostro vissuto. Dunque ho pensato di costruire una chitarra elettrica e farle compiere un percorso itinerante e a lungo termine, durante il quale essa viene portata a cospetto dei grandi artisti e chitarristi a livello mondiale. Viene spiegato loro tale missione e si propone di apporre la propria firma su di essa come impegno a divulgare fortemente la pace universale nella loro professione di musicisti. Per ora cinque su cinque hanno immediatamente aderito non appena hanno capito il valore universale di questa iniziativa: Pat Metheny, Joe Satriani, Phil Palmer dei Dire Straits, Simone Cristicchi e Steve Hackett».

 

La firma di Hackett sulla chitarra della pace

L’esperienza più “fresca” è proprio quella con l’ex membro dei Genesis, incontrato a margine del concerto di Porto Recanati. Esperienza incredibile, a tu per tu con uno che ha fatto la storia delle sette note, ponendo il timbro su dischi epocali come “Foxtrot”, “Selling England by the pound” e “The lambs lies down on Broadway”, spalla a spalla con Peter Gabriel e Phil Collins.

 

«L’incontro è avvenuto grazie al sindaco Andrea Michelini, che non finirò mai di ringraziare -racconta Romani-. L’ho contattato su Facebook perché non lo conoscevo. Ho raccontato questa mia realtà e lui ha immediatamente “sposato” tutto di essa. Nella sua figura umana e di uomo delle istituzioni ho letto e toccato con mano una lungimiranza molto rara e profonda. Davvero una grande persona preziosa, anzi preziosissima per tutto il territorio regionale. Sono stati coinvolti anche la figlia Elena, che ha contribuito a fare da interprete, nonché il mio collaboratore Marco Capecci».

 

«Per gente che vive di elevata cultura musicale, non si può non fare i conti con l’emozione che si sente quando ti trovi di fronte artisti sulle musiche dei quali, si è studiato, riflettuto, gioito, anche sofferto -dice-. Pertanto eravamo tutti emozionati tra mani tremolanti e voci che all’improvviso sono diventate deboli. È avvenuto tutto, prima dell’inizio del concerto. Siamo entrati dal retro dello stage e lo abbiamo trovato che era ad aspettarci. Un signore che ha avuto la pazienza di attendere e di ascoltare, nonostante la frenesia dell’inizio di una esibizione. Man mano che gli veniva spiegato  il tutto, Steve annuiva e prendeva più volte parola incoraggiando tale opera e sottolineando che essa è di grande aiuto affinché i giovani si allontanino un pochino dai social e dalle cose futili, per allenare la creatività».

 

«Pertanto ha successivamente sottoscritto questo impegno di diffusione e promozione della pace nel mondo con il suo autografo nel retro della chitarra e ci ha anche ringraziati per aver coinvolto anche lui -conclude Romani-. Onestamente non mi aspettavo questa assoluta disponibilità da parte di Steve e sono stati cinque minuti molto intensi che hanno reso ancora più bella questa serata unica e che solo figure lungimiranti e preparate riescono a rendere concrete. Da queste cose, nascono anche delle semplici ma grandi amicizie».

 

E, viene da aggiungere, semplici ma grandi idee. Di cui, siamo sicuri, sentiremo ancora parlare. Perché la pace divenga qualcosa di normale, naturale e non un ideale da perseguire in un mondo che non conosce più la fratellanza.

Alcune creazioni di Romani

 

 


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