Gli ospedali di Ascoli e San Benedetto. Nel riquadro, Francesco Ameli
di Maria Nerina Galiè
C’è un gran pullulare nelle Marche, ma anche nel vicino Abruzzo, sul fronte nuovi ospedali, in un’ottica di ammodernamento della Sanità di cui la pandemia ha messo in luce tutte le debolezze.
Nella nostra regione, in più, c’è l’ormai imminente abolizione dell’Asur e la prospettiva delle nuove Aziende Sanitarie Territoriali, che avranno “l’onore” di auto gestirsi ma anche “l’onere” di far quadrare i conti e, nello stesso tempo, soddisfare la richiesta dell’utente, offrendo un servizio efficiente e di qualità.
In quest’ottica, interviene Francesco Ameli, segretario provinciale di Ascoli del Partito Democratico, che non nasconde la sua preoccupazione per il futuro della Sanità picena che rischia di essere schiacciata – «cannibalizzata» per dirla con l’esponente politico – da realtà che fin da ora stanno prendendo uno slancio maggiore.
«Nel Piceno – afferma Francesco Ameli – si è scelto di non cambiare nulla, di mantenere tutto fermo, tutto bloccato in merito alla questione “nuovi ospedali”.
E tutto per una decisione, o forse per una presa di posizione, della destra assecondata dai sindaci delle maggiori città, Marco Fioravanti di Ascoli e Antonio Spazzafumo di San Benedetto: hanno perso la parola sul tema sanitario».
La preoccupazione di Ameli è nutrita dal fatto che in altre città delle Marche si procede spediti verso la realizzazione di nuove strutture, mentre questo non accade nella nostra provincia.
«A Pesaro – fa notare il segretario di partito – si realizza il nuovo ospedale di eccellenza, che verrà costruito nello stesso luogo inizialmente individuato. A Fermo sta per essere ultimato il nuovo ospedale. Sarà di primo livello.
Anche l’ospedale di Amandola, per il quale giustamente sono stati aumentati i fondi, sarà presto realtà per servire l’area interna dei Sibillini.
Spostandoci poi in Abruzzo – continua Ameli – ma a pochi chilometri da noi, sta per sorgere un altro nuovo ospedale, quello di Teramo, addirittura di secondo livello: 260 milioni di euro per un hub moderno da 500 posti letto, in rete con gli altri tre ospedali spoke di Giulianova, Atri e Sant’Omero».
Nella provincia di Ascoli, in base al nuovo piano, accantonato l’ospedale unico, da tempo si parla di un ospedale di primo livello su due plessi, Ascoli e San Benedetto. Il primo da ammodernare, il secondo da costruire ex novo. Siamo nella fase di ricerca dell’area, molto indietro per l’esponente del Pd. E non solo dal punto di vista edilizio.
Secondo Ameli il punto è anche un altro: «Mentre la Sanità picena resta immobile, medici, infermieri e operatori sanitari vanno via perché scelgono di non lavorare su due “mezzi ospedali”».
«Per di più – si chiede – con la riforma, che partirà dal primo gennaio, le nuove Aziende territoriali come gestiranno i due plessi? Si profilerà una competizione al ribasso, con le vicine province se non addirittura all’interno della nostra stessa?
Il Piceno rischia di essere “condannato” a luogo di prestazioni di basso livello nelle Marche, per avere tutta la centralizzazione dei servizi sull’ospedale di secondo livello, che sarà quello di Ancona.
Inoltre con le Agenzie territoriali e con i due ospedali nel Fermano e nel Teramano, è concreta la possibilità di perdere quella mobilità attiva che ci ha caratterizzato fino ad ora.
Si andrà quindi verso una diminuzione del budget con tutto quello che ne consegue», sono sempre le parole di Ameli, che prosegue: «In questo quadro, la Giunta Regionale persegue un disegno che mortifica il Piceno.
Anche qui dovevano essere realizzate opere che vediamo prendere corpo e sostanza altrove: la provincia di Ascoli ha bisogno di un nuovo ospedale di eccellenza, e subito».
«Altrimenti – conclude il segretario provinciale del Pd – il nostro sistema sanitario, i nostri ospedali – i loro servizi appoggiati qua e là con costi raddoppiati o risorse umane e strumentali dimezzate – sarà cannibalizzato dall’efficienza delle province limitrofe».
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