Chiesa ascolana in lutto per la morte di monsignor Giuseppe Sergiacomi

ASCOLI - Aveva legato quasi tutta la vita alle "sue" parrocchie di San Tommaso e Sant'Agostino, di cui era anche rettore. Memoria storica della Diocesi, era stato anche cancelliere vescovile. Autore di diversi libri, tra cui uno sulla "Madonna della Pace", venerata nella chiesa di Sant'Agostino e protagonista della cerimonia del prologo delle Quintane di luglio. Famoso per le sue battaglie da cui sono poi scaturite le ristrutturazioni dei due luoghi di culto del centro storico. Da diversi anni viveva a Grottammare. Aveva 99 anni. Domani il funerale 
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Monsignor Giuseppe Sergiacomi in una delle sue ultime apparizioni a Sant’Agostino durante la cerimonia quintanara della “Madonna della Pace”

 

di Andrea Ferretti

 

Un altro pezzo di storia di Ascoli se n’è andato. E’ morto, all’età di 99 anni, monsignor Giuseppe Sergiacomi, per tanti suoi vecchi parrocchiani molto più semplicemente Don Peppe. Originario di Offida, aveva sempre vissuto ad Ascoli, da alcuni anni a Grottammare. Da dove, fino a che le forze glielo hanno consentito, ogni domenica si faceva accompagnare ad Ascoli dove celebrava le messe nelle chiese di San Tommaso e Sant’Agostino. Le “sue” San Tommaso e Sant’Agostino. Da qualche tempo non aveva più potuto farlo ma è indelebile il ricordo, soprattutto per i meno giovani, della sua vita trascorsa al servizio di quelle comunità.

 

Era la memoria storica della Diocesi di Ascoli, che ha servito con tutti i vescovi che si sono succeduti dalla seconda metà del secolo scorso fino all’attuale Gianpiero Palmieri il quale al suo arrivo sarà certamente stato informato di quel “vulcano” di Don Peppe. Un prete che non le mandava certamente a dire, un caratterino niente male insomma. Mente acuta come poche, una memoria pazzesca. Era già molto avanti negli anni ma ragionava come un ragazzo. La battuta non gli faceva certo difetto.

 

Giuseppe Sergiacomi non è stato solo un uomo di chiesa, ma un grande personaggio della cultura ascolana del Novecento. Autore di diverse pubblicazioni, ricordiamo “Il miracolo eucaristico di Offida”, “Il millenario tempio lateranense di San Tommaso Apostolo”, i tre volumi sulle omelie delle feste e delle domeniche di tutto l’anno. Ma soprattutto il libro sulla “Madonna della Pace”, la sacra immagine venerata in un altare tutto suo proprio all’interno della chiesa di Sant’Agostino, conosciuta anche come “Madonna del latte”, pregata e venerata anche per questo dalle neo mamme. Della “Madonna della Pace” versione quintanara (il prologo della Quintana di luglio) è stato protagonista fino a qualche anno fa, nella cerimonia che mise in piedi nel 1992 insieme all’allora coreografo Luigi Morganti e a chi scrive. Una cerimonia ancora molto sentita.

 

Era stato cancelliere della Curia vescovile, poi gli venne affidata la parrocchia di San Tommaso (a quel tempo parrocchie e sacerdoti non mancavano) nel cuore di Ascoli. Una parrocchia, una chiesa che diventarono la sua seconda casa. Nel 1986 gli venne affidata anche l’attigua parrocchia di Sant’Agostino di cui divenne poi rettore, un ruolo che ha continuato a svolgere anche dopo l’accorpamento alla parrocchia di San Pietro Martire.

 

Di lui non si possono non ricordare le battaglie per la salvaguardia e la tutela delle “sue” due chiese. C’era lui quando vennero abbattute delle vecchie fatiscenti costruzioni e creata la prima versione di Piazza San Tommaso. C’era lui quando fu restaurata la chiesa di San Tommaso, poi di nuovo off limits dopo il terremoto del 2016. C’era lui quando fu restaurata quella di Sant’Agostino. E c’era lui quando si innescò una rovente polemica con l’Amministrazione comunale che decise di realizzare il Museo della Ceramica sulla stesa struttura della chiesa. «Avete bucato il muro della chiesa» andava gridando Don Peppe quando ancora i social non esistevano. La sua voce, però, l’ascoltavano tutti.

 

Da oggi pomeriggio martedì 25 ottobre è possibile portargli l’ultimo saluto nella Casa Funeraria Damiani. Celebrato dal vescovo Gianpiero Palmieri, il funerale domani mercoledì 26 ottobre, alle ore 15, nella chiesa di Sant’Agostino. E dove sennò?


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