di Luca Capponi
Folgorato sulla via di Silvan. Il mago dei maghi. Erano gli anni ’70, c’era ancora la tv in bianco e nero e Roberto Palumbo, allora un bambino, si iniziò all’arte magica forse senza neanche esserne consapevole.
Roberto Palumbo
Oggi però definirlo mago sembra quasi limitante. Performer, illusionista, mentalista, musicista e grande appassionato di cinema; nei suoi show c’è tutto. Ma soprattutto c’è un mondo da scoprire, di cui spesso si parla poco. L’occasione, propizia, è data da “Ancora una notte di magia”, ultima sua creazione in programma al Teatro Concordia di San Benedetto l’8 novembre alle 21, tra tunnel spazio-temporali e dimensioni fantascientifiche. Prodotto dall’Associazione Culturale “Actor”, in collaborazione con “Artistic Picenum” e col patrocinio del Comune dei San Benedetto, promette un viaggio di quasi due ore tra effetti speciali e colpi di scena.
«Mi piace raccontare storie dove la magia non è un fine ma un mezzo per trasmettere dei messaggi -racconta Palumbo-. Questo nuovo spettacolo, ad esempio, ha come tema portante il tempo, cioè la risorsa più importante che abbiamo. Tutti noi vorremmo tornare indietro per avere una seconda possibilità oppure vorremmo fermare il tempo, ed è proprio quello che faremo: viaggeremo nel passato o nel futuro, vivremo intensamente il presente accompagnati da esperimenti magici sempre più inspiegabili e soprattutto mai visti prima. E alla fine spiegherò proprio come tornare indietro nel tempo e fermarlo per sempre attraverso un numero che mi auguro rimanga nel cuore degli spettatori per tutta la vita».
Col mitico Silvan
Roberto, classe 1967, è il direttore del servizio biblioteche del Comune di Ascoli. Laureato in Giurisprudenza, è un esperto di comunicazione, pioniere della PNL (Programmazione neurolinguistica) e del coaching, tastierista e, sicuramente, dimentichiamo qualcosa nel novero delle sue vocazioni. Ma tanto basta per inquadrare un personaggio fatto di talento e sensibilità.
Ma ripartiamo dall’inizio. Da quella televisione d’antan che trasmetteva le gesta del grande illusionista veneziano.
«Rimasi affascinato dalla figura di Silvan, che in seguito ho avuto anche il privilegio di conoscere personalmente grazie all’amicizia in comune con un collega. Per me lui rimane la leggenda della magia italiana nel mondo», ricorda Palumbo.
Tributo doveroso, il suo, verso un mostro sacro che ha influenzato tanti.
«Negli anni ’80, poi, ho avuto la fortuna di essere introdotto nel Club Magico Abruzzese, dove seguivo conferenze e corsi e avevo la possibilità di incontrare i maghi più famosi -prosegue-. Fu lì, infatti, che entrai in contatto con un altro grande della magia che allora andava molto di moda in tv, cioè Tony Binarelli, purtroppo scomparso di recente. Da lui ho appreso veramente tanto, soprattutto i fondamenti di quella disciplina che oggi è nota come mentalismo».
Sul palco
«All’inizio quelli della mia età avevano come modello i tre maghi italiani per eccellenza, ovvero Silvan, Binarelli e Alexander -va avanti Palumbo-. Poi, sempre negli anni ’80, tutti siamo stati folgorati dall’americano David Copperfield, colui che ha fatto a sparire la Statua della Libertà e che influenzato il modo di proporre la magia, rinnovandola, modernizzandola nei testi, nelle musiche, nella presentazione. Nella mia formazione artistica c’è però una componente ancora diversa; mi piace pensare di essere diventato più bravo, se così si può dire, nel momento in cui mi sono distaccato dal canonico modo di proporre la magia, accorgendomi quanto fosse ridondante e sempre uguale a se stesso. Nei miei spettacoli, invece, prendo ispirazione dal cinema, dalla musica e soprattutto dai grandi temi della vita».
Eloquente, a tal proposito, il racconto degli effetti “taumaturgici” di uno dei suoi trucchi più riusciti.
«Sono riuscito a far comparire un oggetto che la ragazza che era venuta sul palco desiderava da quando era bambina ma che non aveva mai ricevuto in regalo -conclude-. Era una cosa che si portava dentro dall’infanzia e che non aveva confessato a nessuno. Il regalo dei suoi desideri era un bambolotto Cicciobello; quando l’ho fatto apparire nel finale e gliel’ho regalato, è rimasta incredula perché, appunto, si trattava di un segreto assoluto. Si è commossa così tanto che sono rimasto con lei per una buona mezz’ora dopo la fine dello spettacolo».
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