testo, foto e video di Federico Ameli
Non si può certo dire che l’aumento delle tariffe dell’acqua nel Piceno e nel Fermano varato dall’assemblea Ato lo scorso giovedì 17 novembre sia passato inosservato.
D’altra parte, nonostante l’emendamento contestualmente approvato dai sindaci del territorio e che di fatto posticipa a giugno 2023 il conguaglio retroattivo relativo all’annualità in corso con un ritocco al rialzo dell’8,45%, famiglie e imprese si troveranno a fare i conti già dai primi mesi del prossimo anno con un ritocco sensibile delle spese legate alla fornitura idrica, con un 7,5% aggiuntivo deliberato a partire dall’1 gennaio 2023 e un 7,3% in più per il 2024, in attesa di eventuali contributi di carattere nazionale che potrebbero cambiare le carte in tavola.
A contestare il contenuto della delibera in un momento storico di per sé già piuttosto delicato sul fronte degli aumenti e del caro vita sono stati in prima battuta i sindaci di Comunanza e Castel di Lama, Alvaro Cesaroni e Mauro Bochicchio, gli unici tra i presenti a esprimere un parere negativo nei confronti della delibera.
A un paio di giorni di distanza dalla votazione, tocca ora al fronte di opposizione del Consiglio comunale di Ascoli condannare l’aumento delle tariffe, evidenziando perplessità e preoccupazione nei confronti di una scelta che, dal loro punto di vista, appare in contraddizione con i numeri del bilancio e la direzione intrapresa dalla Ciip.
«Questo aumento in bolletta finirà per incidere in maniera significativa su tutte le famiglie del territorio – esordisce Francesco Viscione di Prospettiva Ascoli – L’emendamento approvato posticipa, ma di certo non cancella, gli aumenti, per i quali si auspicano soluzioni governative ma che ad ogni modo evidenziano la gravità della problematica.
Questo ulteriore aumento andrà a sommarsi ai rincari generalizzati degli ultimi tempi, con i nuclei familiari che faticano a trovare risorse. Alcuni sindaci sono al lavoro per individuare delle soluzioni, mentre altri si limitano ad approvare aumenti.
Per questa ragione chiedo al presidente Giacinto Alati come mai in questi anni siano stati sbandierati utili su utili da parte di una delle aziende più floride ed efficienti d’Italia – dato che corrisponde al vero, e per questo ringrazio i tecnici e il personale della Ciip per il lavoro svolto – e non siano stati accantonati in vista di un momento di difficoltà annunciata, evitando così che le famiglie dovessero mettere mano al portafoglio».
Un punto di vista condiviso anche da Massimo Tamburri, consigliere del Movimento 5 Stelle che evidenzia le responsabilità politiche alla base della delibera in riferimento al ruolo svolto dal sindaco di Ascoli Marco Fioravanti.
«Si tratta, in fin dei conti, di una gestione politica – afferma -. Alati è stato appena rieletto anche grazie al peso dei voti della maggioranza ascolana, in una visione politica in cui non si bada al merito ma a una mera spartizione del potere che i cittadini vanno poi inevitabilmente a pagare.
Al di là della questione legata agli aumenti, un altro grave problema riguarda i depuratori di Campolungo e Offida: restando nei confini ascolani, i cittadini di Villa Sant’Antonio sono ormai allo stremo da decenni. Finalmente la gestione è passata alla Ciip, ma la situazione resta critica per quanto riguarda gli odori causati dal depuratore.
In tutto questo, però, si parla solo di giochi di potere, mentre soluzioni all’orizzonte per i cittadini ascolani non se ne vedono ancora».
In particolare, a preoccupare i rappresentanti dell’opposizione ascolana è la mancanza di investimenti da portare a termine anche grazie agli aumenti appena deliberati, il che porta i consiglieri di minoranza a riflettere sull’effettiva necessità e sulle reali motivazioni dei rincari.
In ballo, dal canto loro, c’è lo sviluppo di un ciclo integrato delle acque da portare avanti e una ricerca di nuove fonti di approvvigionamento che non appare più prioritaria nell’agenda della Ciip.
Come evidenziato da Massimo Maria Speri di Ascolto & Partecipazione, «alle belle parole non è stato dato seguito in termini di fatti concreti, e mi dispiace constatarlo. Lo scorso febbraio si era parlato di investimenti da portare avanti ma la cittadinanza inevitabilmente fatica a percepirli.
A fronte di una qualità dell’acqua non di alto livello, le case dell’acqua – una peraltro, dev’essere ancora inaugurata – non possono bastare a risolvere la situazione. Questa visione non depone certo a favore della cittadinanza, con aumenti che si inseriscono in un clima di crisi generalizzata.
Per quanto riguarda il nostro contesto cittadino, non erano certo queste le promesse fatte alla cittadinanza dal presidente Alati. Una società del genere, fiore all’occhiello della pubblica amministrazione, dovrebbe preoccuparsi maggiormente del benessere e della salute dei cittadini».
Un altro punto essenziale dell’argomentazione dell’opposizione riguarda l’entità dei rincari, in percentuale molto più consistenti rispetto a quelli approvati nelle vicine province.
«Sulla base di quali costi i nostri aumenti sono cinque volte superiori rispetto a Macerata? – si chiede Speri – Pensiamo che il sindaco Fioravanti, tra i principali artefici di questa situazione, debba rispondere in Consiglio in maniera pacata e consona al suo ruolo per capire in che direzione si sta procedendo, visto che ha voce in capitolo ed è informato sui fatti, e come mai non siano state prese in considerazione soluzioni alternative, come destinare una parte degli utili alle spese».
«Mi chiedo con quale coraggio il sindaco e il presidente Alati spiegheranno ai cittadini questi aumenti – si domanda Francesco Ameli, segretario provinciale del Pd, nell’aprire il suo intervento – Da parte nostra chiediamo che Fioravanti riferisca in Consiglio comunale nell’ambito di un confronto pubblico, portando all’attenzione di tutti i dati alla base di questa scelta e spiegando quali iniziative e investimenti verrebbero meno senza l’aumento.
La nostra preoccupazione, infatti, è che a mancare sarebbero state potenzialmente delle opere pubbliche finalizzate al consenso elettorale e non importanti in termini di l’adduzione idrica.
In altre province l’aumento deliberato ammonta al 4%, evidentemente c’è qualcosa che non torna. Inoltre, segnaliamo una strumentalizzazione delle nostre considerazioni e critiche, che si rivolgono esclusivamente alla gestione politica e non al personale della Ciip, al quale va la nostra massima solidarietà e di cui nessuno mette in dubbio la professionalità.
È paradossale – conclude – che con una mano il sindaco prenda denaro dalle tasche dei cittadini e, con l’altra, tenti di elargire contributi minimi per far fronte agli aumenti in bolletta. Non è nient’altro che una presa in giro».
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