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Fuga di monossido all’asilo di Comunanza: «La manutenzione ordinaria della caldaia non spetta al sindaco»

PARLA Mauro Gionni, avvocato di Alvaro Cesaroni, secondo la Procura di Ascoli presunto responsabile insieme con il legale rappresentante della Confraternita, proprietaria dell'immobile dove si è verificato il fatto, il 7 gennaio 2021. «La responsabilità per la manutenzione ordinaria (caldaia) non può cadere sul proprietario (Confraternita) e sul locatore (dirigente scolastico) e sull'Ente (Comune) non proprietario»
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Nel riquadro, l’avvocato Mauro Gionni

 

di Maria Nerina Galiè

 

«Il sindaco è amareggiato per la direzione che ha preso questa vicenda. E dal punto di vista legale, ci sono i presupposti per dimostrare che nessuna responsabilità può essere attribuita a lui»: a parlare è Mauro Gionni, l’avvocato di Alvaro Cesaroni, primo cittadino di Comunanza, all’esito della decisione del procuratore capo della Repubblica di Ascoli, Umberto Monti, che ha firmato il decreto di rinvio a giudizio per Cesaroni e per don Luca Rammella, in qualità di legale rappresentante della Confraternita del Santissimo Sacramento, proprietaria dell’immobile, noto come “ex Oda”, dove il 7 gennaio del 2021 si è verificata la fuoriuscita di monossido di carbonio.

 

«Per la precisione – afferma l’avvocato Gionni – non si tratta di un vero e proprio rinvio a giudizio, ma all’udienza predibattimentale finalizzata a quello, introdotta dalla riforma Cartabia (in vigore dal 30 dicembre 2022, ndr)». L’udienza è stata fissata al 3 maggio, davanti al giudice Domizia Proietti.

 

All’interno dei locali in questione c’erano insegnanti e piccoli alunni della scuola dell’Infanzia, trasferita lì in via provvisoria, per consentire i lavori di ristrutturazione post sisma dell’edificio di via Giordano Bruno.

A sindaco e proprietario della struttura viene contestata la colpa di non aver provveduto ad ottenere i certificati di conformità impiantistica.

Colpa che dovrà essere dimostrata in sede dibattimentale. Fino a sentenza definitiva, come è ovvio, vige la presunzione di innocenza.

 

«Il terremoto del 2016 – sottolinea il legale del sindaco, prima di entrare nel merito della linea difensiva – aveva danneggiato l’edificio scolastico. I lavori di ristrutturazione erano in corso. Il sindaco avrebbe potuto dire: “la scuola resterà chiusa”. Non lo ha fatto. Si è attivato invece per garantire il servizio ai cittadini, nonostante il periodo critico che tutti bene conosciamo.

Ha individuato la struttura di via Pascali angolo via Mazzini, ritenendola idonea in relazione all’agibilità per il sisma. Non per la caldaia».

 

«In ogni caso, ci sembra che la responsabilità per la manutenzione ordinaria (caldaia), non possa che cadere sul proprietario (confraternita) e sul locatore (dirigente scolastico) e non certo sull’‘Ente (Comune) non proprietario», si legge nella memoria depositata dall’avvocato, avvalorata da sentenze di Cassazione in materia.

Chiarendo quindi la posizione dell’assistito, atti pubblici e verbali alla mano, compresi quelli dei Vigili del fuoco chiamati per la fuga di monossido di novembre, l’avvocato Gionni fa presente che il responsabile della sicurezza in ambienti di lavoro è la dirigente scolastica, non il sindaco.

 

Che infatti «la preside, prima dell’inizio delle lezioni, fa un sopralluogo allo stabile insieme al Responsabile della Sicurezza, inoltrando all’ufficio tecnico del Comune sette osservazioni. Nessuna riguardante l’impianto termico».

Che, a seguito della presunta uscita di gas del 9 novembre 2020, i Vigili del fuoco «intimano in forma verbale a datore di lavoro (preside), al manutentore dell’impianto incaricato dal proprietario ed all’ufficio tecnico del Comune presente di ripristinare il corretto funzionamento della caldaia». E che la preside, come documenta l’avvocato Gionni con la relazione degli stessi Vigili del fuoco, ha assicurato essere avvenuto. Ciò nonostante, lo stesso giorno, «la dirigente chiede al sindaco la verifica dello stato di manutenzione impianto termico – caldaia».

 

«Da notizie acquisite dopo l’incidente – così Gionni, nella memoria, arriva al 7 gennaio – risulterebbe che alla ripresa delle lezioni dopo le vacanze natalizie, al mattino, la caldaia non è entrata in funzione perché era in blocco.
 
Interveniva per lo sblocco un membro della Confraternita e non il tecnico manutentore. L’intervento, quindi,  interromperebbe qualunque nesso causale in capo al sindaco. Risulterebbe, altresì, che durante le vacanze natalizie, siano stati fatti dei lavori nel locale caldaia non identificati perché effettuati in assoluta autonomia dalla
Confraternita.
 

In ogni caso, tutto a voler concedere, la responsabilità (che dovrebbe essere del dirigente scolastico o allo stesso estesa) ricadrebbe sul dirigente dell’ area tecnica e manutentiva e non certo sul sindaco.

Inoltre, si specifica che dalle certificazioni mediche prodotte in querela, riferite ai minori, non rilevano alcuna malattia, ma solo un malessere, risolto, peraltro, in pochissimo tempo». 

 

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