di Walter Luzi
Il loculo del caro estinto è off limits. Almeno nel cimitero di Poggio di Bretta. Dopo quelle relative al cimitero di Borgo Solestà, nel capoluogo, continuiamo, quasi quotidianamente, a raccogliere proteste, anche vibrate, da parte dei nostri lettori sullo stato di abbandono in cui versa il locale piccolo cimitero della frazione.
Soprattutto per gli anziani è diventato pressochè impossibile muoversi al suo interno per raggiungere le tombe dei propri cari. In alcuni punti le erbacce hanno raggiunto il metro di altezza ricoprendo quasi completamente i vialetti interni. Figli e nipoti al seguito delle nonnine devono travestirsi da Indiana Jones per aprirsi un varco nella fitta vegetazione spontanea.
L’alternanza di piogge e sole delle ultime settimane ne ha favorito e accelerato la crescita, ma l’”emergenza” si protrae ormai da troppo tempo. E usare questo termine, di fronte alle tragiche calamità che hanno colpito l’Italia negli ultimi tempi, ci sembra persino grottesco. Qui, come in altri cimiteri nel territorio comunale di Ascoli, dove si registrano le stesse carenze, basterebbe davvero poco per ripristinare i livelli minimi di decoro. E non c’entrano, almeno stavolta, i cambiamenti climatici e lo sconvolgimento dell’ecosistema. I cassonetti sono ricolmi di sfalci da mesi.
Due decespugliatori all’opera e qualche ora di lavoro potrebbero, e dovrebbero, essere programmati in tempo utile. Senza neppure bisogno di intelligenze artificiali, o utilizzo di tecnologie avanzate. L’unica alternativa allo stallo e all’abbandono sarebbe quella tipicamente all’italiana. Burocratica e desolante, ma, almeno in questa occasione, un pelino più seria: chiudere con il lucchetto il cancello e appendere il severo cartello di divieto di accesso.
La bandiera bianca dell’infamante resa di fronte alla violenta e insostenibile offensiva botanica: chiuso per erbacce. Nessuno, evidentemente, poteva aspettarsi che a primavera la natura potesse risvegliarsi così rigogliosa. A questo fenomeno, puntuale e conosciuto fin dalla notte dei tempi, si sarebbe dovuti essere, invece, adeguatamente preparati. Soprattutto gli enti e i servizi preposti. Almeno per rispetto dei morti.
Il cimitero di Ascoli in alcuni tratti sembra una giungla (Le foto)
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