Ettore Fioravanti durante la consegna del riconoscimento, con gli amici nel gruppo di Carnevale e con il suo Piazza Immacolata
di Walter Luzi
Per quello che ha rischiato, affrontando a mani nude un malvivente armato che stava rapinando una sala scommesse, un encomio regionale può essere anche troppo poco. Perchè Ettore Fioravanti, commissario della Polizia Provinciale di Ascoli, ha messo a repentaglio la propria vita quella sera di dicembre del 2019 all’interno della sala slot di Via Napoli. Uno dei tanti episodi di criminalità metropolitana su cui, a causa dell’irrompere dell’emergenza pandemica, era presto calato l’oblio. Ma le Istituzioni non hanno dimenticato il suo gesto eroico. E la scorsa settimana, a Macerata, nel corso della festa annuale dedicata alla Polizia Locale, si è tenuta finalmente la cerimonia di consegna del riconoscimento.
Insieme al figlio Luca in una foto di quasi trent’anni fa
Vale la pena rivivere quello che accadde, tre anni e mezzo fa, in quella sala scommesse. Ettore vi era passato sul tardi per fare la solita giocata sulle partite di calcio della Serie B. Appena entrato nel locale capisce subito di non avere scelto il momento migliore. Un giovane delinquente a volto coperto infatti, ha la pistola puntata contro l’impiegata, già a mani alzate dietro la cassa. All’ingresso di Ettore spiana l’arma verso di lui, e intima ad entrambi di entrare nella attigua sala slot dove c’è la cassaforte.
«Cercai di tranquillizzarlo – ricorda Ettore – di convincerlo a non fare fuoco con quella pistola». A mani alzate i due malcapitati vengono spintonati nella stanza a fianco. Qui il malvivente intima a Ettore di mettersi faccia a muro, ma il muro non c’è perché tutto il perimetro del locale è coperto dalle slot e lo spazio è molto ristretto. “Allora faccia a terra!”. Ci ripensa l’aspirante criminale. Un attimo di involontaria comicità a dispetto della grande tensione del momento.
Con il collega Cipollini durante una cerimonia del 25 Aprile a Colle San Marco
«E’ stato proprio in quel frangente – continua Ettore – che ho avuto, d’istinto, quella reazione. Un vero e proprio attimo di follia. Approfittando della distanza ravvicinata gli sono saltato addosso afferrandogli il polso della mano con cui stringeva la pistola. Gliel’ho torto fino a farla cadere in terra e poi ho iniziato a colpirlo con i pugni. Lui, molto giovane, si è però divincolato dalla presa ed è scappato via di corsa. Sempre d’istinto ho raccolto la pistola in terra è l’ho inseguito in strada gridandogli: fermo, o sparo! Quando ho provato a sparare qualche colpo d’intimidazione in aria l’arma ha fatto cilecca, e il delinquente si è dileguato».
Di quei drammatici momenti Ettore ricorda poco anche a caldo. Solo dalle immagini delle videocamere di sorveglianza si è potuta ricostruire tutta la dinamica dei fatti. Fino a quel momento Ettore ha conservato, comunque, un invidiabile sangue freddo, ma è la Polizia, subito intervenuta per i rilievi, a riportarlo alla realtà.
«Mi hanno detto – prosegue – che la pistola era, per fortuna, solo una scacciacani, forse anche difettosa. Ma che io ero stato, comunque, un pazzo ad opporre resistenza. Perchè certe situazioni, quasi sempre, finiscono in tragedia. Le gambe hanno iniziato a tremarmi solo in quel momento…».
La cerimonia a Macerata
L’encomio regionale solenne, giunto dal presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, però ci sta tutto. E meritatamente. Come recita la motivazione: “…per aver impedito o contrastato il verificarsi di azioni criminose con capacità di iniziativa e sprezzo del pericolo” conferito alla presenza del sottosegretario agli Interni Nicola Molteni, e dell’assessore regionale con plurideleghe Filippo Saltamartini. Sicuramente una bella soddisfazione per Ettore Fioravanti, eroe per caso, ma anche una rinfrancante notizia per la collettività intera. Sapere che si può avere la fortuna di poter incrociare, al momento del bisogno, persone come lui nella nostra città, dà maggiore fiducia a tutti nell’affrontare i rischi di ogni giorno.
Chi conosce Ettore d’altronde sa bene che è uno su cui si può contare sempre. Un ex vigile del fuoco sotto leva militare, dopo il conseguimento del diploma da geometra, che di questo Corpo benemerito non ha mai smesso di fare parte, quando ce ne è stato bisogno. Come dopo il tragico terremoto di L’Aquila, quando ha dato il suo contributo ricevendo pubblici attestati per l’impegno dimostrato. Da ragazzo era nato e cresciuto calcisticamente nella grande famiglia del Gruppo Sportivo Elettrocarbonium di Giuseppe Mascetti, e militato anche nelle fila della Pro Calcio. Giocava mediano. Corsa, cuore, e grande generosità, come sarà sempre nella sua vita.
Appesi presto gli scarpini da gioco a causa di un serio problema al ginocchio, è diventato poi, dal 1989 fino ad oggi, il… Sir Alex Ferguson dell’Unione Piazza Immacolata. Comincia subito ad allenare, e non smetterà più. Dentro il “suo” vecchio campo sportivo “San Marcello” ha sempre passato, praticamente, tutto il suo tempo libero contribuendo in maniera determinante alla crescita del sodalizio. Per questo motivo ha ritirato anche l’Oscar alla carriera ad un recente galà dello sport cittadino.
Dopo qualche lavoro da operaio entra nella Polizia Provinciale nel 1990. Oggi è commissario, ma a è rimasto uomo di calcio. Tifosissimo dell’Ascoli, a sessant’anni guida i più piccoli, e la prima squadra del Piazza Immacolata, che milita in Seconda Categoria. Ha una moglie, Rita, evidentemente molto paziente e comprensiva. I figli Luca, di 33 anni, e Anna di 29, lo hanno reso anche nonno, di Nicolò e Bianca.
A Carnevale è immancabile alle mascherate in piazza con gli amici di sempre del Laboratorio Minimo Teatro. Mascherina d’argento nel 2008, ha fatto una fugace apparizione nel cinema prestandosi come controfigura di un famoso protagonista nelle scene più pericolose. La Quintana, invece, è materia, in famiglia, della sorella Donatella, nel Sestiere di Porta Maggiore guidato dal suo amico ed ex allievo calciatore Marco “Micio” Regnicoli.
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