Giovanni Orsini, esempio di generosità in vita, ha pensato agli altri anche nella morte

ASCOLI - Si tratta del 78enne che ha donato fegato reni e cornee lo scorso 20 giugno. Parlano uno dei quattro figli, Massimiliano, e la gemella Maria, presidente onorario dell'Aido, alla quale sono convinti iscritti da decenni tutti i familiari
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Giovanni Orsini e la gemella Maria, in un recente compleanno festeggiato insieme

 

 

di Maria Nerina Galiè

 

E’ Giovanni Orsini, storico barbiere ascolano, il 78enne che la sera del 20 giugno ha donato gli organi, dopo il decesso per emorragia cerebrale.

 

Nessun dubbio, nel momento più tragico, da parte del familiari: Giovanni Orsini, come i suoi figli e la sorella gemella Maria, erano tutti iscritti all’Aido comunale di Ascoli. Anzi, Maria ne è stata la presidente per diversi anni ed è tutt’ora presidente onoraria, come racconterà lei stessa qualche riga sotto.

 

E’ accaduto tutto all’improvviso.

Orsini, appassionato di musica da sempre – infatti era ancora parte attiva nel gruppo “I Condor” che per decenni ha animato feste ed eventi in città – sabato sera, 17 giugno, non ha voluto perdersi lo spettacolo in piazza a Porta Cappuccina.

 

Ed è stato proprio lì che si è sentito male. La corsa all’ospedale “Madonna del Soccorso” di San Benedetto, dove c’è la Neurologia, le cure tempestive. Ma fin da subito le condizioni del 78enne sono apparse gravissime. La morte cerebrale è stata dichiarata nel reparto Rianimazione due giorni dopo.

 

A quel punto, visto il quadro generale, l’equipe medica ha capito che c’erano i presupposti per chiedere alla famiglia l’autorizzazione al prelievo di organi ancora sani: fegato, reni e cornee.

 

I medici non hanno dovuto spiegare nulla ai figli e alla sorella di Giovanni: tutti convinti dell’importanza di un dono che può salvare altre vite, anche prima che accadesse l’imponderabile.

 

«Tutti noi – racconta Maria Orsini, con la voce incrinata dal dolore della perdita – siamo iscritti all’Aido. Lo era anche Giovanni. Sono stata io la prima ad avvicinarmi all’associazione, più di 30 anni fa, dopo un lungo e doloroso percorso per uscire da una malattia.

L’esperienza fatta in quel periodo mi ha messo di fronte a tanto dolore e alla morte. Io ne sono uscita ma i ricordi mi hanno segnato, al punto che ho capito l’importanza di fare in vita tutto quanto è in nostro potere per salvare vite».

 

Da Maria e la sua famiglia al fratello Giovanni, insieme con i suoi figli, iscriversi all’Aido è stato un gesto naturale, passato attraverso il parlarne in casa, nei momenti di ritrovo in cui tutti erano in salute.

 

Unanimità d’intenti, nel volersi identificare in una scelta di generosità, fatta in vita ed in tempi in cui non pensa alla morte, rivelatasi determinante per permettere ad altri, malati, di pensare ad un futuro.  

 

«Ha improntato la sua vita all’insegna del rispetto e della generosità – racconta uno dei 4 figli, Massimiliano – non solo con la famiglia. 

Ha accudito con dedizione la moglie, deceduta due anni fa per una lunga malattia, come uno dei miei fratelli che ne ha avuto bisogno fin dalla nascita.

Non si è mai tirato indietro e, quel che più ha colpito di lui, non si è mai lamentato né mai ha fatto pesare agli altri il suo impegno.

Ma è stato altruista e rispettoso anche con i suoi numerosi amici, che in tantissimi hanno voluto essere presenti per l’ultimo saluto.

Papà era questo, sempre con la chitarra in mano, ma sempre pronto a tendere l’altra a chi ne avesse bisogno. Il suo esempio non poteva essere migliore insegnamento».

 

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