di Maria Nerina Galiè
Piano ferie, carenza di personale infermieristico ed una soluzione tampone per non chiudere reparti o ridurre posti letto: la chiamata di Ast a 21 infermieri, disponibili a sottoscrivere un contratto per tre mesi, come da determina di Ast del 29 giugno (leggi qui).
Ma si è arrivati a luglio.
E’ molto preoccupata per lo scenario che si è delineato la dottoressa Laure Morganti, presidente dell’Ordine delle Professioni infermieristiche (Opi) della provincia di Ascoli.
E stupita, per usare un eufemismo, di non essere stata coinvolta nelle decisioni, precedenti e attuali.
E ne spiega i motivi: «Sebbene l’Ast abbia la sua autonomia organizzativa, l’Opi, ente sussidiario dello Stato, ne risponde per l’impatto che l’organizzazione può avere sulla sicurezza delle cure, sulla loro stessa erogazione.
C’è anche il rischio di venir meno – l’infermiere – al suo mandato di essere parte integrante del processo di salute, perché svilito da un impiego non adeguato».
Per entrare nel merito: «Le nuove figure professionali saranno utilizzate per riempire caselle, oppure per mantenere lo standard assistenziale?
La domanda non è assolutamente collegata alla preparazione dei professionisti, di cui, ad oggi, non sappiamo molto.
Mette però in evidenza che è stato perso tempo prezioso.
Un piano ferie era stato fatto a marzo e protocollato il 29 maggio, alla luce della nuova situazione pandemica e della disponibilità effettiva delle risorse.
Era già emersa necessità di coprire turni che restavano vacanti, per ferie ma anche per pensionamenti, recessi o mobilità.
Quel piano è stato accantonato e ne è stato fatto un altro.
Al momento, ed è il 4 luglio, in 15 hanno firmato il contratto, 12 in servizio dal primo luglio e tre in maternità, quindi assunti ma non al lavoro.
Gli altri sono stati convocati per la firma il 6 luglio.
Intanto – continua la presidente dell’Ordine – c’è chi fa doppi turni o svolge mansioni non di competenza, per garantire continuità assistenziale.
Intanto su reparti con 24 posti letto, ce ne sono 27, tre dei quali quindi in un reparto non consono alla patologia, con 2 infermieri e oss durante il giorno e 1 infermiere e, forse, l’oss la notte. Sugli oss anche si registra una forte criticità in questo momento».
Per chiudere il cerchio: «Si è atteso fine giugno per appellarsi ai professionisti in graduatoria. I contratti potevano essere fatti a metà giugno, con maggiore tempo per valutare se la preparazione dei candidati fosse qualitativamente e quantitativamente adeguata al ruolo che venivano chiamati a ricoprire.
Oppure si dovevano soltanto riempire caselle?»
Un resoconto – quello della dottoressa Morganti – «finalizzato alla proficua collaborazione tra istituzioni, come deve essere da mandato dell’Ordine», come ribadirà oggi alla commissaria Maria Capalbo, in un incontro che ha chiesto, vedendosi accontentata. Come dirà dopo il 17 luglio al direttore generale Nicoletta Natalini.
Piuttosto considerazioni necessarie per «ribadire, se non chiaro, che l’asset si fa identificando bisogni e obiettivi da perseguire, prima che si crei l’emergenza alla quale non si può porre rimedio.
Poi, occorre un maggior numero di risorse. Tanto per restare in tema di cure, bisogna puntare a prevenire ancor prima che a curare».
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