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Il miracolo di Luigina: «Ero morta in acqua, oggi torno a nuotare»

MONTEDINOVE - Un anno fa la signora Perozzi, nel Piceno per le vacanze, accusa un malore in piscina e annega. Il suo cuore smette di battere, ma i soccorsi sul posto e all'ospedale "Mazzoni" di Ascoli la riportano in vita. E dopo due settimane di coma farmacologico, il graduale ritorno alla normalità. Oggi è in perfetta forma e racconta la sua storia: «Davanti alle battaglie non bisogna tirarsi indietro. Il trauma è stato grande, però alla fine sono tornata in acqua. Adesso ho riscoperto la fede»
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di Luca Capponi 

 

«L’avessi fatto in un posto diverso non sarebbe stata la stessa cosa. Per vincere le mie paure era necessario che accadesse lì, dove stavo per morire. Se cediamo alle paure è finita. Davanti alle battaglie non bisogna tirarsi indietro, ma combattere».

 

Dentro alle parole di Luigina Perozzi c’è un messaggio forte. Magari per molti sarà scontato o persino ovvio. Ma dalla sua storia c’è molto da imparare. In primis, a non arrendersi mai. “Finché non suona la campana, vai”, cantava Gianni Morandi. Già. Pensiero semplice, forse. Niente di più vero, però.

L’istruttore Silvano e Luigina

 

«Il mio cuore non batteva più, ero praticamente morta –ricorda-. Se oggi sono qui a raccontarlo devo ringraziare coloro i quali mi hanno soccorso sul posto, poi ovviamente i medici e gli infermieri del reparto di Rianimazione del “Mazzoni” di Ascoli. E pure la mia cocciutaggine, tipicamente marchigiana».

 

Sì, perchè Luigina è nata 74 anni fa a Montalto delle Marche. L’accento però tradisce nettamente provenienze lombarde. Difatti vive a Lecco praticamente da sempre. Aveva pochi mesi quando la famiglia si trasferì lì per motivi di lavoro. E nel luogo in cui Manzoni ambientò “I promessi sposi” ci è cresciuta, ha trovato lavoro in supermercato (di cui poi, afferma con orgoglio, è diventata anche direttrice: «Le donne se vogliono posso fare i lavori degli uomini, anche meglio di loro») e ha messo su famiglia col marito Franco, diventando mamma di Gianluca. Ma il legame con le sue Marche non si è mai spezzato.

 

«Torno ogni anno, appena vedo le colline tipiche delle nostre zone mi sento in pace -racconta-. E poi il mare a pochi chilometri, dalla cui vista però sono riuscita a riappacificarmi solo da poco».

 

Un anno fa, infatti, Luigina ha una bradicardia mentre sta nuotando nella piscina di Montedinove. Rimane sul fondo della vasca esanime, il suo cuore si ferma, la luce si spegne. E quando si accorgono di lei e la tirano fuori sembra tutto finito. Irrimediabilmente finito.

 

«L’ultimo cosa che ricordo è che stavo comprando vino e frutta lungo la Valdaso, ero in camper con mio marito -prosegue Luigina-. Poi più nulla. Quello che so, l’ho appreso dai racconti. Così come so che se avessi avuto lo stesso malore fuori dall’acqua, non sarebbe accaduto nulla».

 

Il suo stato di coma farmacologico al “Mazzoni” dura due settimane, prima del risveglio e del trasporto all’ospedale di Lecco. Poi la riabilitazione. E il graduale ritorno alla normalità. Con più verve e passione che mai. Tutti lo ritengono un miracolo. Per cui Luigina era già tornata a ringraziare lo scorso aprile, quando volle incontrare lo staff medico capitanato da Ida Di Giacinto (leggi qui).

 

In questi giorni, però, ecco l’altro piccolo grande miracolo di questa storia. Tornata nel Piceno per le vacanze, Luigina è tornata anche a nuotare. Il superamento di un trauma del genere col ritorno in acqua è già di per sè un evento raro. Ma lei ha fatto di più.

 

«Da quel giorno sono rimasta sempre lontano dalle piscine e dal mare, avevo molta paura dopo quello che mi è successo -spiega-. Andavo in sofferenza anche solo vedendo uno specchio d’acqua da lontano e a casa evitavo la vasca da bagno rifugiandomi nella doccia. Avevo buttato tutti i miei costumi dicendo che non lo avrei fatto mai più».

 

Caso vuole però che in questi giorni, proprio a Montedinove, la stessa piscina sia stata riqualificata e resa di nuovo fruibile al pubblico dopo alcuni lavori. E caso vuole che in questi giorni di fermento, con tanto di inaugurazione (leggi qui), Luigina si sia riavvicinata.

 

«Ho incontrato persone meravigliose, tra cui i responsabili della cooperativa che da questa stagione gestisce l’impianto, i ragazzi della Water Life –va avanti-. Conosciuta la storia, mi hanno parlato ed hanno provato a convincermi, dicendo che per loro sarebbe stato un grande regalo vedermi scendere di nuovo in vasca. Alla fine ho deciso, sono andata a San Benedetto, mi sono comprata un costume e sono tornata a Montedinove per andare in acqua».

 

Con lei c’è un istruttore, Silvano Rodilossi, che con pazienza e gentilezza la segue passo passo. Le trasmette fiducia. La sorregge nelle difficoltà. Fino a quando Luigina torna a ricordarsi ciò che mai aveva realmente dimenticato: galleggiare, trovarsi a proprio agio nell’acqua, sentirsi trasportare. Nuotare.

L’inaugurazione della piscina

 

«È stato splendido, sono contenta. Come ho già detto, era giusto che tutto accadesse dove è iniziato. Ieri (11 agosto, ndr) ho fatto anche il primo bagno di questa nuova vita con mio marito», afferma col sorriso in viso Luigina.

 

Carattere forte, il suo. Inutile sottolinearlo. Ma che inevitabilmente, dopo la terribile esperienza, oggi risulta per certi versi diverso.

 

«Quanto è accaduto mi ha cambiato, vedo le cose in un’altra maniera –conclude-. Mi sono riavvicinata alla fede ed ho intensificato col volontariato, che già praticavo prima. C’è tanta gente sola che necessita di una parola, di una telefonata o un saluto, come ci sono tante persone diversamente abili che hanno bisogno di sostegno»

 

https://www.cronachepicene.it/2023/04/21/torna-nel-reparto-rianimazione-del-mazzoni-per-ringraziare-chi-le-ha-salvato-la-vita-ribaltando-la-peggiore-delle-sentenze/398558/


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