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Amianto, pericoli e smaltimento: la parola agli esperti di “Cialab”

A RADIOFM1 un approfondimento sull’amianto, materiale cancerogeno massicciamente impiegato negli anni passati nei più disparati settori. L’intervista di Jessica Tidei a Emidio Pipponzi e Gianluca Lelii, chimici e soci di "Cialab Srl"
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Cialab

Gianluca Lelii e Emidio Pipponzi

Amianto, pericoli e smaltimento: la parola agli esperti di Cialab. Ieri mattina, a RadioFm1, un approfondimento sull’amianto, materiale cancerogeno massicciamente impiegato negli anni passati nei più disparati settori.

L’intervista di Jessica Tidei ai dottori Emidio Pipponzi e Gianluca Lelii, chimici e soci di “Cialab Srl”. 

«Il “fai da te” non può esistere in questi casi» afferma Gianluca Lelii. «È estremamente pericoloso trattare questi materiali individualmente» aggiunge poco dopo Emidio Pipponzi. Questo l’avviso che i due chimici e soci in Cialab Srl, hanno rivolto ieri mattina agli ascoltatori di Radio Fm1. L’oggetto dell’intervista, si diceva, è stato proprio l’amianto, un materiale cancerogeno che, come spiegato, è stato massicciamente impiegato nei più disparati settori per produrre manufatti di vario tipo.

«Si tratta – spiega Gianluca Lelii – di un silicato fibroso di origine naturale ed è composto da tubicini estremamente piccoli, che non si individuano a vista, caratterizzati da un rapporto lunghezza larghezza 3:1. Questo conferisce alla fibra la capacità di annidarsi quando viene respirata o inalata».

 

Proprio da ciò, dunque, deriva la sua pericolosità. Le particelle di amianto, infatti, a fronte della grande difficoltà per l’individuo di espellerle, rimangono nei tessuti dei polmoni. L’organismo risponde all’esposizione di amianto anche in tempi molto lunghi e lo fa causando malattie molto gravi come il famoso mesotelioma pleurico.

«Inizialmente – continua lo stesso Lelii – non se ne conoscevano i risvolti problematici sulla salute umana ed è per questo che, soprattutto a fronte della sua facile reperibilità, è stato massicciamente usato. Una volta capita la pericolosità del materiale, all’inizio degli anni Novanta, sono uscite tutte quelle norme che hanno inquadrato il problema e ne hanno bandito l’impiego. Fino a quel momento era stato utilizzato, sfruttando le sue capacità di resistenza  al calore, per la realizzazione di canne fumarie, serbatoi, pavimenti, colle e stucchi, tubazioni ma anche indumenti ignifughi».

L’amianto, come spiegato da entrambi, viene detto friabile, quando può essere sbriciolato con la sola azione manuale, e in questi casi la bonifica è operazione delicata, o compatto, quando può essere ridotto in polvere solo con l’impiego di attrezzi meccanici. Di quest’ultima tipologia fa parte ad esempio il cemento amianto detto comunemente eternit.

 

«Bisogna prestare la massima attenzione quando si ha a che fare con questi oggetti. Innanzitutto – spiega Pipponzi – occorre assicurarsi che effettivamente si tratti di amianto, e in tal caso una costola del nostro laboratorio offre un servizio di consulenza. In secondo luogo, ci si deve rivolgere a una azienda specializzata che dispone delle adeguate strumentazioni. In ogni caso, ci sono indizi che ci avvertono di ciò, come quelle piccole stalattiti verticali che si formano sulla superficie dilavata di alcune coperture ondulate».

 

Rimane fondamentale, come ribadito alla fine dell’intervento, far passare il messaggio per cui l’amianto non può essere rimosso in autonomia, ma deve essere smaltito da aziende speciali, con la giusta strumentazione.

 

Per consulenze è possibile scrivere a info@cialab.it.

 

Per altre informazioni consultare www.cialab.it.


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