di Giuseppe Di Marco
Il “caso” Picenambiente torna a scuotere la politica rivierasca. Dopo lo stop di Grottammare, la qualifica di società a controllo pubblico non verrà apposta sulla partecipata di Contrada Monte Aquilino. Le critiche della minoranza non si sono fatte attendere.
A protestare contro l’Amministrazione sambenedettese è Simone De Vecchis: «Vorrei sapere cosa ne pensa Domenico Pellei di questo fallimento – afferma il consigliere del gruppo misto – l’assessore al bilancio aveva detto di aver incontrato gli altri sindaci, ma ora questa cosa non andrà in porto. E aggiungo che, dopo 10 mesi, sono ancora in attesa dell’istruttoria redatta dagli uffici, recante le specifiche tecniche della questione. A fine dicembre 2022 il consiglio deliberò di portare avanti l’iniziativa dei patti parasociali: già allora ci credevo poco, ora la debacle non potrebbe essere più evidente. Penso sia necessario intraprendere un’altra strada»
Quale strada percorrere? Per parte della minoranza, la Picenambiente sarebbe già una società a controllo pubblico rafforzato. A dirlo sarebbe lo statuto e la maggioranza delle quote: il 50,41% del pacchetto è in mano ai Comune che usufruiscono dei servizi erogati dalla partecipata. Pertanto sarebbe sufficiente inserire la qualifica nella prossima razionalizzazione delle società partecipate, che verrà approvata nell’ultimo Consiglio dell’anno.
Il percorso attivato dal Comune, invece, prendeva le mosse dalla sentenza del Tar Marche, risalente al 2019, secondo cui la semplice maggioranza pubblica non sarebbe sufficiente a fare della Picenambiente una controllata comunale. Per qualificarla in questo modo, secondo il tribunale amministrativo, sarebbe stata necessaria la stipula di “patti parasociali” fra i soci pubblici, in modo da porre in essere “comportamenti concludenti” finalizzati alla governance della società.
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