di Pier Paolo Flammini
Grano avvelenato per uccidere animali, e forse gli uccelli, che stazionano ormai da diverso tempo nell’alveo del torrente Albula, in prossimità della foce. La grave denuncia arriva dall’associazione “Questione natura“, con una nota stampa a firma del presidente Roberto Cameli e degli associati Cristian Spinozzi e Mauro Caffarini. L’ultimo fatto sarebbe avvenuto stamattina, martedì 24 ottobre, ma sarebbe solo l’ultimo di una serie di episodi avviata nell’ultimo mese.
«È ormai da diversi mesi che il Torrente Albula è diventato l’habitat di una crescente colonia di anatre, suscitando l’interesse e l’attenzione della comunità locale e non solo. Purtroppo, oggi dobbiamo segnalare atti ignobili e pericolosi compiuti ai danni di queste creature indifese. Questa mattina, una passante, durante la sua passeggiata con il cane in direzione della nuova scala del ponte di Via Piemonte, ha scoperto un mucchio di grano avvelenato lasciato intenzionalmente per terra» scrivono.
«Questo è il terzo incidente del genere nel giro di un mese, e una denuncia è stata presentata alle autorità forestali. Il grano rosso utilizzato come veleno ha causato la morte di vari animali nelle scorse settimane, e il suo impatto è devastante, perché attacca il sistema nervoso degli animali prima di provocarne l’agonia» spiega l’associazione.
«Fortunatamente, la numerosa colonia di 33 anatre è rimasta al sicuro, ma la presenza sporadica di questo grano avvelenato rappresenta un pericolo non solo per loro, ma anche per altri animali e persino bambini che potrebbero essere attratti dalla sua visibilità. Gli atti sono stati compiuti in pieno giorno, e una testimone ha osservato due uomini eseguirli. Chiediamo un controllo delle telecamere per identificare i colpevoli e la installazione di nuove telecamere lungo il torrente Albula per garantire la sicurezza della comunità di San Benedetto del Tronto. Inoltre, sollecitiamo la posa di almeno tre cartelli di segnalazione per avvertire della presenza della colonia di anatre, che dovrebbero essere protette e apprezzate per l’importanza che hanno acquisito nella comunità» concludono.
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