Oggi anche ad Ascoli, come in altre 40 città d’Italia, gli studenti delle scuole superiori e universitari sono scesi in piazza contro le politiche antipopolari del Governo Meloni, rispondendo all’appello lanciato dal Fronte della Gioventù Comunista (Fgc).
Al centro delle proteste troviamo un duro attacco nei confronti della riforma della scuola voluta dal ministro Valditara e la condanna alla complicità del Governo italiano nel massacro che sta avvenendo in Palestina.
«Con la riforma della scuola del Governo Meloni – dichiara Alessandro Capriotti, vicepresidente della consulta provinciale degli studenti di Ascoli e militante del Fgc – l’istruzione pubblica torna indietro di 50 anni e viene fatto un altro grande regalo alle aziende.
La riduzione del percorso scolastico a 4 anni per i tecnici e i professionali e l’incentivazione della scuola-lavoro con la creazione di “campus scuola-azienda” sono uno schiaffo in faccia pesantissimo ai 200.000 studenti scesi in piazza l’anno scorso, dopo la morte di 3 loro coetanei in stage.
La riforma prevede anche l’incentivazione delle misure repressive nelle scuole, rendendo più facile bocciare per il voto di comportamento. Vogliono mettere a tacere gli studenti che lottano per un futuro migliore, ma non ci riusciranno».
«Quello che sta succedendo in questi giorni in Palestina non può lasciarci indifferenti – continua Alessandro Daziani, responsabile locale del Fgc – sono state uccise 10.000 persone, di cui oltre 4000 erano bambini, con bombardamenti mirati a scuole e ad ospedali.
Il Governo Meloni, promuovendo una riforma assolutamente peggiorativa per la scuola e che si sta facendo portavoce di politiche antipopolari sulla nostra pelle, è lo stesso Governo che dimostra sostegno incondizionato ai piani di morte del governo di Netanyahu e che si sta rendendo complice dei crimini di guerra portati avanti da Israele nei confronti del popolo palestinese.
Gli studenti sanno da che parte stare e dalle mobilitazioni di oggi viene lanciato un messaggio chiaro: fermiamo il massacro, fermiamo la riforma Valditara».
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