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Macellazione suina in casa, cambia tutto

LEGGI e competenze non sono più quelle di prima, ma andrebbero cambiate soprattutto una mentalità retrograda e i retaggi di una tradizione antica. L’Ente Protezione Animali (Enpa) schierata in prima linea per il rispetto delle nuove norme, tese a risparmiare atroci sofferenze ai maiali macellati privatamente in questo periodo dell’anno. E' il 1515 il numero dei Carabinieri Forestali a cui segnalare eventuali infrazioni alle recenti disposizioni, europee, nazionali e regionali, in materia
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di Walter Luzi

 

Scannare il porco ingrassato in casa per un anno intero è stato per secoli un rito vissuto in eccitata allegria nelle nostre campagne. Un giorno di festa allietato dai disperati grugniti, di terrore e di dolore, dell’immonda bestia lasciata a dissanguare, dopo lo sgozzamento, anche per ore.

 

Ora, finalmente, si cambia registro. Direttive comunitarie europee (Reg. UE 625/2017), normative nazionali (d.l. 27/2021), e regionali (Dgrm 989/2021) impongono lo stordimento dell’animale prima dello sgozzamento. Ci vorrà quindi un proiettile captivo, sparato con apposita pistola, per evitare inutili e crudeli sofferenze al malcapitato suino. Pesanti le sanzioni previste per chi non ottempererà alle nuove disposizioni.

 

Autorità competente per il controllo non sarà più il sindaco, ma il Servizio Igiene degli alimenti di origine animale e derivati, del Dipartimento prevenzione della Ast. Le nuove leggi aboliscono dunque il regio decreto in materia, datato addirittura 20 dicembre 1928, che ha regolamento la macellazione domiciliare ad uso privato per quasi un secolo.

 

Il truculento rito della scannatora, il successivo squartamento del maiale, e le festose mmasciate d’ lu puorche fatte in casa che seguivano di lì a pochi giorni, hanno sempre costituito, soprattutto nelle zone rurali, una delle rarissime occasioni nel segno dell’abbondanza, in tempi durissimi di privazioni e sacrifici. Del porco non si buttava via nulla. Dallo stesso sangue, raccolto fino all’ultima goccia per essere poi rappreso e cotto, alla vescica, alle budella, alle zampe. Non solo prosciutti, lonze e salsicce quindi a riempire provvidenzialmente le dispense. Provviste preziose destinate a durare un anno intero per povera gente.

 

Poi con la modernità abbiamo iniziato a conoscere anche le rivoltanti offerte gastronomiche a base di animali vivi dei mercati orientali, e le aberranti brutalità degli allevamenti intensivi contemporanei a scopo alimentare. Al peggio, si dice, non c’è mai fine, ma sensibilità nuove anche rispetto alle sofferenze di ogni animale portano, per fortuna, anche a vincere, da parte delle associazioni animaliste, battaglie come questa. Funzionari del servizio veterinario e Carabinieri Forestali sono già stati allertati a vigilare in vista del periodo pre-natalizio e natalizio, tradizionalmente riservati a questa sanguinosa usanza, su eventuali trasgressioni delle nuove norme.

 

Pratiche crudeli dell’uomo verso un po’ tutti gli animali in verità non sono mai mancate, in ogni epoca e ad ogni latitudine, su questa terra. Stermini indiscriminati, o forme di barbarie, praticati per religione, diletto, ignoranza grassa o, molto spesso, pura cupidigia. Agnelli, balene, bisonti, tonni, lupi, foche, elefanti e animali da pelliccia di ogni dimensione, sono i primi a venirci in mente, non gli unici di certo, nella galleria infinita dei crimini perpetrati dai cosiddetti “umani”  verso il meraviglioso regno animale.

 

Da ultimo ad essere tutelato restava il povero porco. Emblema gaudente di categoria senza pensieri e preoccupazioni, che ingrassa sguazzando nella melma, privo di ogni afflizione, e anche soddisfazione, legate al lavoro, e lontanissimo da ogni etica. Desolatamente simile a troppi uomini accostati a lui con lo stesso appellativo. Simbolo tanto odiato da riservargli una così brutta fine. Da oggi con stordimento obbligatorio per legge.


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