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Autonomia differenziata delle Regioni, Cataldi (M5S): «Indispensabile è la perequazione infrastrutturale»

ASCOLI - Sono le dichiarazioni del senatore ascolano, raccolte a margine raccolte a margine dell'inaugurazione della sede elettorale di Emidio Nardini, candidato a sindaco di Ascoli e appoggiato dai 5 stelle. Il tema più che mai attuale nel giorno dell'ennesimo incidente in A 14 che ha di nuovo spezzato in due l'Italia
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Roberto Cataldi

Altro incidente sull’autostrada A 14, nel tratto Piceno e Fermano. Ancora una volta l’Italia spezzata in due. Altra giornata di passione per gli automobilisti in viaggio sull’arteria che, se si blocca, spezza in due l’Italia.

Una situazione, purtroppo, non nuova. Tuttavia val la pena di sottolineare che «la Marca sporca, cioè il sud delle Marche, ha problematiche infrastrutturali rilevanti e di cui si deve tener conto se si vuole procedere sull’autonomia differenziata delle Regioni». Sono le dichiarazioni del senatore Roberto Cataldi, del Movimento 5 Stelle, raccolte a margine dell’inaugurazione della sede elettorale di Emidio Nardini, candidato a sindaco di Ascoli e appoggiato dai 5 stelle.

«Necessaria una precondizione per rendere possibile l’autonomia differenziata – ha sottolineato il senatore ascolano – e tutta l’opposizione era compatta: la perequazione infrastrutturale.

E’ evidente che alcune regioni sono cresciute più di altre, perché attrattive per gli investitori in quanto dispongono di aeroporti, autostrade adeguate, sanità che funziona, elementi imprescindibili per favorire lo sviluppo.

Io ho portato spesso l’esempio della realtà marchigiana, dove le zone industriali presentano criticità e richiedono la messa in campo di incentivi (zona di crisi complessa), per attrarre le imprese.

E le infrastrutture (non solo in tema di viabilità) sono essenziali.

Non abbiamo ancora imparato – ha detto ancora Cataldi – le politiche di coesione, adottate da tempo in quasi tutti gli Stati europei, sia in verticale, cioè dallo Stato alle Regioni, che in orizzontale, tra le Regioni stesse. A nessuno conviene uno Stato con realtà economiche diverse. Sono stati stanziati appositamente fondi europeri per risolvere le diversificazioni.

Invece in Italia cosa accade?

Che si realizza un’opera di 13,5 miliardi: il ponte sullo stretto di Messina. Ora, dico, se i soldi vi avanzano, mi sta bene. Ma se non ce ne sono per le zone di crisi, allora no. Non si può accettare il fatto che tutte le risorse destinate alle infrastrutture vengano dirottate in un unica zona, mentre in Bilancio si cancella il fondo perequativo perché non ci sono soldi. 

Forse non sono stati distribuiti bene.

Per la nostra Mezzina, tanto per fare un esempio, sarebbero bastati 50 milioni di euro».

 

m.n.g.

 

 


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