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«Nove ore sepolta viva»: tragedia e rinascita nel monologo di Alexandra Filotei

ASCOLI - Domenica 28 aprile appuntamento al Teatro Ventidio Basso con lo spettacolo dell'attrice romana originaria del Piceno. Il 24 agosto 2016 si trovava nella casa di Pescara del Tronto insieme ai suoi cari. Un racconto che tocca corde profonde, tra senso di colpa, ricordi e forza di ricominciare
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di Luca Capponi 

 

Il titolo si presta ad una doppia lettura che, però, viene subito meno all’inizio dello spettacolo. Il tempo trascorso “sotto casa”, infatti, va inteso proprio in maniera letterale. Anzi, più che “sotto casa”, sotto i resti di casa. Sotto le macerie. Sepolta. Da un terremoto che ha spento centinaua di vite, annullato luoghi, spazzato via ricordi. Restando però indimenticabile nell’anima di chi lo ha vissuto.

Alexandra Filotei

 

Ma, si badi bene, al centro di questo monologo, lo ricorda la stessa protagonista a più riprese «non c’è la tragedia ma la rinascita».

 

Si intitola “9 ore sotto casa” e Alexandra Filotei lo porterà domenica 28 aprile al Teatro Ventidio Basso, con inizio alle 17,30. Lei, attrice comica trapiantata a Roma, è una vera forza della natura. Originaria di Pescara del Tronto, comune di Arquata, nella notte di quel maledetto 24 agosto 2016 si trovava proprio lì, come tanti, a trascorrere momenti spensierati insieme ai propri cari. Poi, alle 3,36, il momento che cambia tutto. In maniera devastante.

 

Il suo racconto, di cui si è potuto pregustare un estratto qualche mese fa sulla piattaforma Disney Plus, nel programma tv “Italia’s got talent”, viaggia in bilico tra ironia e commozione, per un racconto che tratta una materia a dir poco delicata (e personale) con una leggerezza che non è mai superficiale. Anzi, che tocca nel profondo.

Col commissario Castelli

 

Non si tratta di sminuire una disgrazia con semplicità. Proprio Alexandra spiega come arrivare a questo punto e trovare la forza di riprendersi e salire sul palco, dopo aver perso quasi tutta la sua famiglia, non sia stato assolutamente semplice.

 

«Sono stata un anno sulla sedia a rotelle, ho rischiato di perdere la gamba – ricorda -. Ci ho messo poi due anni per farmi raccontare esattamente come fosse andata quella notte e nei momenti successivi. Il trascorrere del tempo rappresenta una condizione necessaria per confrontarsi con una narrazione del genere. Non mi va di essere definita “quella che ce l’ha fatta”, anzi. La mia storia è meno tragica di tante altre, ed è ciò che racconterò».

 

Quello di Alexandra rappresenta un esempio forte, soprattutto nel modo di affrontare le durissime prove che l’esistenza ci pone davanti. E non solo.

 

«Voglio restituire la forza e il coraggio che mi hanno dato le persone che mi hanno salvato – continua -. Persone che rischiano la loro vita per salvare la nostra, senza neanche conoscerci. Ritengo poi doveroso che resti accesa la luce su coloro che purtroppo non ci sono più. Noi che siamo sopravvissuti a quella tragedia spesso viviamo un grande senso di colpa. Da qui nasce anche la dedica, nell’ultima parte dello spettacolo, ai bambini che non ce l’hanno fatta. Vorrei far capire agli altri come si può rinascere. La rinascita è una cosa seria».

 

Insieme ad Alexandra Filotei, durante la conferenza di presentazione, c’erano i sindaci dei comuni simbolo del terremoto, dove si sono registrate la totalità delle 299 vittime: Giorgio Cortellesi (Amatrice), Franca D’Angeli (Accumoli) e Michele Franchi (Arquata). Con loro anche il primo cittadino ascolano Marco Fioravanti ed il commissario straordinario alla ricostruzione Guido Castelli.

 


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