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Morti sospette alla Rsa di Offida, presentato ricorso in Cassazione contro l’assoluzione di Leopoldo Wick

ASCOLI - Per la Procura generale di Ancona ci sono lacune nella sentenza assolutoria emessa dalla Corte d'Assise d'Appello. L'impugnazione riguarda sei casi di omicidio e un caso di tentato omicidio
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Il Tribunale di Ancona

 

di Peppe Ercoli

Il procuratore generale di Ancona, Roberto Rossi, ha chiesto alla Corte di Cassazione di annullare la sentenza di assoluzione emessa dalla Corte d’Assise d’Appello di Ancona nei confronti di Leopoldo Wick, infermiere ascolano in servizio alla Rsa di Offida, dove scoppiò il caso delle morti sospette di diversi anziani ospiti della struttura dell’Asur Marche.

L’impugnazione riguarda sei casi di omicidio e un caso di tentato omicidio. In primo grado Wick era stato condanna all’ergastolo (1 giugno 2022) dalla Corte d’Assise d’Appello di Macerata, ma è stato assolto con formula piena il 6 dicembre 2023 dalla Corte d’Assise d’Appello di Ancona che ne ha disposto l’immediata scarcerazione.

Nel ricorso, presentato anche su sollecitazione del procuratore di Ascoli Monti, il procuratore Rossi indica tra i motivi principali l’inosservanza e l’erronea applicazione delle disposizioni riguardanti l’utilizzabilità delle prove. In particolare, si fa riferimento alle analisi sui campioni prelevati dai cadaveri degli anziani ospiti della Rsa di Offida. I giudici di Macerata avevano ritenuto che tali attività non potessero essere qualificate come ‘amministrative’, essendo state svolte su incarico della Procura di Ascoli, e che quindi dovevano essere garantiti i diritti di Wick, permettendogli di essere rappresentato legalmente durante le operazioni.

Il ricorso richiama una sentenza della Cassazione secondo la quale «l’obbligo per il pubblico ministero di iscrivere nel registro una “notitia criminis” a carico di un determinato soggetto sorge solo quando emergono nei confronti di quest’ultimo specifici elementi indiziari, non essendo sufficienti meri sospetti“. Per la Procura generale, la Corte d’Assise d’Appello ha commesso un errore successivo trattando il prelievo ematico eseguito dai medici sui corpi dei deceduti e la successiva analisi «alla stregua di un accertamento tecnico irripetibile, che avrebbe dovuto imporre il preventivo avviso all’indagato. Era invece un accertamento urgente che non richiede il preventivo avviso».

Nel ricorso si evidenzia infine la “mancanza, contraddittorietà, e manifesta illogicità delle motivazioni” nella sentenza assolutoria di Wick.


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