di Maria Nerina Galiè
Due chiese minacciate da terremoto e maltempo, con tutto quello che rappresentano sono state al centro della cronaca nel giro di pochi giorno: il 27 agosto un fulmine ha colpito la cuspide della chiesa dei Santi Quirico e Giulitta di Gimigliano di Venarotta (leggi qui), il 23 era crollata una porzione di abside della chiesa di Santa Chiara di Montedinove (leggi qui).
Entrambi gli edifici sacri sono stati danneggiati dal sisma del 2016, tuttavia sono rimasti fruibili, con le parti ferite interdette, in attesa della ricostruzione i cui tempi sono biblici.
Chiusa dopo il recente crollo la chiesa di Montedinove, che ospita il museo delle Tombe Picene e il Museo Sistino (leggi qui), con Soprintendenza e struttura commissariale Sisma subito si sono attivati per la messa in sicurezza, mentre la ricostruzione post terremoto era già stata programmata per novembre (leggi qui).
Ancora agibile quella di Gimigliano, nessun danno interno per il fulmine: «Il terremoto di 8 anni fa invece – spiega il parroco don Elio Nevigari – ha lesionato l’abside, con un’azione di ribaltamento in fuori. Ho fatto posizionare dei banchi per impedire l’accesso ai fedeli. Poi ancora, le scosse hanno provocato lo scivolamento di alcuni coppi lasciando scoperto il colmo del tetto, hanno “strappato” la guaina tra torre e tetto per effetto del martellamento. Il progetto di restauro, già finanziato dalla Struttura Commissariale, è all’approvazione dell’Usr».
Alle lesioni subite nel 2016 dall’edificio, che risale ai primi anni ’50, ora si aggiunge l’abbattimento della cuspide operato dal fulmine. «Il temporale c’è stato martedì 27 agosto – continua il sacerdote – e subito sono stato avvisato, da una famiglia che vive nei pressi della chiesa, del forte boato. Sono subito andato a vedere cosa fosse accaduto. Lì per lì sembrava che fosse caduto solo qualche mattone. Invece, il giorno dopo, quando i Vigili del fuoco sono saliti in cima alla torre, ci siamo resi conto che buona parte della cuspide era a pezzi e la croce in precario equilibrio su ciò che restava del basamento. Alcuni mattoni sono stati fatti schizzare sul terrazzo della casa parrocchiale, dove per fortuna non c’era nessuno in quel momento.
I pompieri, con un lungo e meticoloso intervento, hanno calato la croce, messo in sicurezza la parte di torre pericolante ed incapucciato il tronco rimanente per proteggerlo dalle future piogge».
La riparazione, come nel caso di Montedinove, sarà fuori dal finanziamento del sisma.
«Abbiamo l’assicurazione, ma basterà? Di certo, per le piccole realtà parrocchiali mantenere il patrimonio immobiliare è troppo oneroso. A mala pena si sostengono le spese ordinarie, figuriamoci quelle straordinarie», commenta il parroco.
La parrocchia conta 550 anime tra le frazioni di Venarotta Gimigliano, Poggio Anzù, Curti e Olibra Incinesca, «da non confondere con Olibra Incinante, che rientra nel territorio comunale di Roccafluvione», puntualizza don Nevigari.
Ogni borgo ha la sua chiesa e ci sono anche oratori privati: tutti inagibili per il sisma. I lavori sono iniziati solo a Poggio Anzù, «che non è neppure la chiesa parrocchiale – conclude don Elio Nevigari – lo è invece quella di Gimigliano, al momento l’unica a disposizione del culto».
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