di Gaetano Rinaldi *
Il 26 novembre 1903 la Provincia di Ascoli organizzò un incontro per festeggiare l’imminente avvio dei lavori per il collegamento con la strada ferrata dell’Adriatico con il Tirreno, da San Benedetto a Roma. Si realizzava, finalmente, il collegamento ferroviario più breve tra l’Adriatico e il Tirreno, già progettato dallo Stato Pontificio e non potuto realizzare per la presenza sul percorso previsto di alcuni tratti ancora sotto il dominio del Regno di Napoli.
Si optò quindi per un altro tracciato con il collegamento tra Roma e Ancona. Ma la lungimiranza degli antichi amministratori continuava a ritenere valida ed indispensabile, per la valorizzazione delle aree interne, il progetto elaborato dallo Stato Pontificio e quindi, completata l’unità d‘Italia, si continuò a discutere sulle modalità di realizzazione di questa fondamentale infrastruttura, decidendone finalmente la realizzazione. Purtroppo, quasi in corso d’opera, sorsero delle complicazioni (volute, forse?) fiscali, burocratiche o di altro genere e i lavori che stavano per essere avviati si bloccarono e da allora non se ne fece più niente.
La Sezione di Italia Nostra di Ascoli, convinta della necessità di far uscire dall’isolamento la città di Ascoli e le aree interne del Centro Italia, ritenne opportuno, ogni 26 novembre, organizzare un incontro per commemorare il comizio tenuto dalla provincia di Ascoli il 26 novembre 1903. La commemorazione voleva porsi come una timida fiammella per tenere viva la speranza della realizzazione di questo vitale collegamento tra i due mari.
Questa speranza si è consolidata, poi, per merito di entusiasti sognatori, tra cui l’arch. Guido Benigni e l’avv. Paola Romanucci, che hanno costituito insieme ad altri un Coordinamento per la realizzazione della Ferrovia, riuscendo ad avere il sostegno di gran parte degli amministratori del territorio, tra cui il sindaco di Ascoli, e quello di oltre 10mila cittadini, ottenendo inoltre un primo risultato concreto e cioè la destinazione di una cifra adeguata per la realizzazione di un primo studio di fattibilità. Sembrava che tutto si potesse avviare su un binario scorrevole. Invece, i fondi che dovevano servire per l ‘effettuazione di questo studio, sembra che siano scomparsi, forse perché utilizzati per altre emergenze.
E della ferrovia non se ne è più parlato. Tanto è vero che quando si è incominciato a prendere atto del progressivo inarrestabile decremento demografico, economico e sociale delle aree interne e della stessa Ascoli, la cui popolazione è scesa da 56 mila abitanti a meno di 46 mila, di tutto si è parlato senza fare un minimo accenno alla ferrovia. Senza tener conto, in questo modo, della fondamentale funzione delle linee ferroviarie per la rivitalizzazione delle aree dalla stessa attraversata. Basti pensare allo sviluppo urbano che ha prodotto la linea ferroviaria adriatica realizzata addirittura quasi sulla battigia e quello che potrebbe produrre sullo sviluppo demografico, economico e urbano la ferrovia dei due mari se venisse realizzata.
E’ sufficiente, in proposito, ricordare quanto a più riprese affermato dall’ esperto di sistemi ferroviari, Gabriele Bariletti, riguardo l’aumento di circa 15 abitanti della città di Rieti se venisse realizzata la Ferrovia dei Due Mari con il collegamento diretto con Roma.
Ci dobbiamo chiedere: se per Rieti ci sarebbe questo enorme sviluppo, è possibile che non ce ne sia alcuno per Ascoli e per le aree interne ? Dei milioni di turisti che visitano la città eterna quanti potrebbero venire ad Ascoli utilizzando il mezzo ferroviario?
Da qui la necessità di riprendere la tradizione della Commemorazione del Comizio del 1903, non potuta tenere il giorno 26 novembre per impedimento di alcuni relatori e che verrà tenuta nella prima decade di dicembre. La commemorazione servirà a favorire il coinvolgimento delle comunità locali, quel coinvolgimento che evitò che si sopprimesse addirittura la tratta ferroviaria Ascoli San Benedetto, favorendo invece il miglioramento del servizio, rendendolo uno dei meglio forniti in Italia.
* presidente della sezione ascolana di Italia Nostra
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