di Luca Capponi
Tra le definizioni della parola “ponte” che si trovano sul sito della Treccani, una delle più importanti enciclopedie del mondo, vi è la seguente: “in senso figurato, il termine indica un mezzo di passaggio da un punto a un altro, un collegamento”.
Ecco allora che il caso ascolano assume una valenza più unica che rara e che vale la pena di tornare a sviscerare. Al centro della questione c’è il mitico Ponte di Cecco, manufatto di epoca romana ubicato nella zona del Forte Malatesta, il ponte più antico della città e sicuramente uno dei più suggestivi per il suo particolare profilo. Tra leggenda, come quella che riguarda proprio Cecco d’Ascoli, che lo avrebbe costruito in una sola note grazie ad un aiutino…diabolico, e storia, dato che durante la Seconda Guerra Mondiale fu distrutto dai tedeschi e poi per fortuna ricostruito con i materiali originali recuperati nel sottostante fiume Castellano.
Insomma, un luogo a cui gli ascolani sono molto legati e che i turisti non mancano di fotografare. Rimasto per anni chiuso ed inaccessibile a causa di incuria e problemi di sicurezza, nel marzo del 2023 il Ponte di Cecco è stato riaperto al pubblico e reso di nuovo visitabile durante una cerimonia inaugurale…a metà. Nonostante si chiami ponte, infatti, ad oggi non collega proprio nulla. Anzi. Chiunque lo visiti può entrare dal lato del Forte Malatesta, attraversarne i 43 metri di lunghezza, arrivare alla sponda opposta e poi…tornare tranquillamente indietro. Sì, perché lo sbocco dall’altro lato, che porta direttamente tra alcuni palazzi della zona “Caldaie“, nel quartiere di Porta Maggiore, è sbarrato ormai da decenni senza apparente spiegazione. Un cancello è piovuto dal cielo, piazzato da privati, e lì è rimasto. Non si passa più, tra erbacce, catene e lucchetti.
Pensate che bello sarebbe per chi si muove a piedi poter fruire di una scorciatoia del genere. E invece le battaglie portate avanti nel corso degli anni sono sempre naufragate contro un muro di gomma che mescola burocrazia, proprietà private, ricorsi, concessioni, contenziosi e chissà cos’altro, fino al risultato odierno, in cui tra chi non ricorda e chi fa finta di non ricordare l’anomala situazione è divenuta la normalità, senza che nessuno dica qualcosa o faccia notare quella che risulta essere un’assurdità vera e propria. Una mancanza di rispetto. Un classico caso all’italiana.
Le domande, però, restano. Una su tutte: perché? Perché l’interesse di pochi ha avuto la meglio sul diritto della collettività di fruire pienamente di un bene dal valore inestimabile? Perché il Comune non ha fatto nulla per “liberare” il ponte? Come è possibile che il ponte, che sta lì da sempre, sia stato sopraffatto da abitazioni che sono arrivate secoli dopo? Chi ha permesso tutto ciò?
Scandaloso, il termine sembra appropriato, che la questione sia finita nel dimenticatoio. Alla faccia di Cecco.
Curiosità. Durante la nuova inaugurazione del marzo 2023 si è furbescamente deciso di posizionare un cartello informativo per celare l’obbrobrio. Ma per nascondere una vergogna del genere ci voleva qualcosa di più.
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