di Federico Ameli
Temi etici al centro della breve, ma particolarmente sentita, seduta del Consiglio comunale andata in scena nel primo pomeriggio di ieri, mercoledì 4 dicembre, tra i banchi della Sala della Ragione.
Proseguendo i lavori della precedente assemblea, i consiglieri ascolani sono stati chiamati a discutere della mozione presentata da Manuela Marcucci (Partito Democratico) e sottoscritta da tutti i rappresentanti dell’opposizione con l’obiettivo di potenziare i consultori pubblici sotto le cento torri.
«Tra le diverse funzioni dei consultori familiari c’è anche quella di seguire gratuitamente la gravidanza in tutto il periodo gestazionale, dagli esami preconcezionali al parto fino ad arrivare al puerperio – esordisce la consigliera Marcucci nel presentare la mozione ai colleghi in aula – Si fa anche prevenzione per una maternità consapevole e si punta molto sulla promulgazione di screening sanitari della contraccezione come unico mezzo per evitare gravidanze indesiderate.
Purtroppo ravvediamo che nella nostra Ast alcune questioni vengono disattese. Il ministero ha aggiornato le linee guida per l’interruzione farmacologica di gravidanza portando dalla settima alla nona settimana il termine previsto per l’interruzione. Nella Regione Marche, invece, la normativa non è stata recepita, e ad oggi la maggior parte degli interventi che vengono fatti non è di natura farmacologica».
In particolare, la mozione presentata dall’opposizione era volta a promuovere un adeguamento del personale sanitario per garantire la piena applicazione della legge, l’accesso garantito all’interruzione farmacologica di gravidanza fino alla nona settimana e la tutela della neutralità professionale dei consultori contro eventuali interferenze ideologiche all’interno dei consultori familiari.
Dopo una discussione di oltre un’ora, piuttosto vivace nonostante i toni pacati, il Consiglio ha respinto la mozione, tra le perplessità dei consiglieri firmatari.
«La legge 194 prevede la libera scelta, che esiste solo quando c’è la piena consapevolezza di tutte le possibilità e le alternative – afferma Donatella Ferretti, assessore alla Pubblica istruzione, tra i primi a intervenire sul tema in Consiglio – Ritengo che questo emendamento vada contro la legge, che ha istituito una possibilità, comunque tragica, per le donne.
Per me l’aborto non è un diritto inviolabile, bensì civile e posto dallo Stato. La vita è un diritto inviolabile, e va salvaguardata in qualunque momento. La legge consente di fermare l’evoluzione della vita, e la rispettiamo, ma proprio per questo vogliamo che nei consultori ci sia un pluralismo di voci, rimuovendo eventuali ostacoli sociali ed economici».
«Mi chiedo se un bimbo concepito sia meritevole di essere chiamato vita ed essere umano, dato che il suo cuore batte dal sedicesimo giorno di vita – aggiunge il consigliere Emidio Premici – La stessa legge 194 dice che lo Stato tutela la vita umana fin dall’inizio. Mi sembra che questa mozione porti a una soluzione unica, l’aborto, quando una donna si trova in difficoltà. Eppure non è così.
Se si vuole tutelare la libertà, non si vieta l’ingresso di organismi del terzo settore, come le associazioni pro life solo perché vogliono aprire la visione di una donna in difficoltà con un’ampia gamma di soluzioni, che non contemplano solo l’aborto. Sembra quasi che si stia attaccando un elefante nella stanza, il mondo della fede che attaccherebbe la libertà».
Dal punto di vista dell’opposizione, tuttavia, le finalità erano altre, come la tutela della salute, della libertà, della dignità delle donne e il rafforzamento del sistema pubblico.
«La bocciatura di questa proposta equilibrata e già approvata in molti altri comuni marchigiani rappresenta un grave passo indietro, anteponendo logiche ideologiche ai diritti fondamentali delle persone – tuonano i consiglieri Francesco Ameli, Gregorio Cappelli, Andrea Dominici, Marta Luzi, Marcucci Manuela, Emidio Nardini e Angelo Procaccini – Durante il dibattito in aula, il livello del confronto ha toccato punte di grave arretratezza. In particolare, la maggioranza ha fatto dichiarazioni vergognose e offensive verso professionisti che ogni giorno garantiscono ascolto e informazioni, ignorando decenni di battaglie per i diritti delle donne e colpevolizzando chi si trova costretto a prendere decisioni difficili e sofferte.
La bocciatura della mozione segna anche una doppia sconfitta per la città. Da un lato, per quei consiglieri di maggioranza che si definiscono “civici” ma che, nel momento decisivo, hanno preferito allinearsi a una destra ideologica e regressiva. Dall’altro, per i giovani esponenti della maggioranza, che hanno perso l’occasione di dimostrare una visione moderna, inclusiva e al passo con le sfide del nostro tempo, rifugiandosi invece in logiche anacronistiche e paternalistiche.
La politica – proseguono – ha il dovere di tutelare la libertà, la salute e la dignità delle donne, garantendo loro strumenti adeguati per prendere decisioni informate e consapevoli, nel pieno rispetto della loro autonomia.
Il Consiglio comunale ha scelto di ignorare queste responsabilità, voltandosi dall’altra parte di fronte a una proposta di semplice buon senso. Ma noi continueremo a lottare perché le donne non siano giudicate o strumentalizzate, ma rispettate e sostenute nel loro diritto di decidere del proprio corpo e della propria vita».
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