Fabio Viviani: «Usiamo i torrenti come percorsi ciclo-pedonali: basta con l’Urbanistica valutata a metri quadrati»

SAN BENEDETTO - L'architetto sambenedettese e alcune idee da approfondire: «Si ragiona sempre in termini quantitativi, eppure ci sono spazi, come il lungomare, il Molo Sud e la spiaggia d'inverno che vanno valutati. La città è stata pioniera nella pesca, nel turismo e nell'agroalimentare ma adesso è in crisi. Stiamo pensando ai parcheggi di Rapullino e invece possiamo costruire dei parchi ma dobbiamo ragionare con le altre città e non da soli»
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Fabio Viviani e il centro di San Benedetto

 

di Pier Paolo Flammini

 

Quale urbanistica per San Benedetto? Dopo il Consiglio Comunale Aperto dello scorso 22 febbraio (clicca qui) sull’Area Brancadoro e la riqualificazione dell’ex Ballarin, abbiamo ascoltato l’architetto Alfredo Gazzoli (clicca qui) mentre ora riportiamo alcune interessanti riflessioni di un altro architetto sambenedettese, Fabio Viviani, da sempre molto attento allo sviluppo della città e non solo.

 

Ci sono alcuni argomenti molto interessanti da approfondire, in quello che dice Viviani: ad esempio uscire dalla logica stringente dei metri quadrati per abitante, valutare aree di fatto ad uso parco presenti in città e non conteggiate come tali, e aprire a uno sguardo più ampio del solo territorio sambenedettese, e qui sfonda una porta aperta, ci si perdoni la frase fatta (clicca qui). Oltre a un ripensamento di alcuni collegamenti naturali nella direttrice est-ovest molto importanti per l’intera città.

 

«Limitarsi a una visione della situazione comunale è molto restrittivo, anche se è quello che prevede la legge, lo so – inizia Viviani – Con le leggi regionali che nel corso dei decenni non hanno favorito passi in avanti, anche se le esigenze ambientali e sociali sono cambiate. La questione dell’Area Brancadoro, ad esempio, ci fornisce degli esempi chiari di come dovremmo ampliare la nostra visione della città».

 

«L’Area Brancadoro è delimitata da due torrenti: il Ragnola a Sud, il Fosso Acqua Chiara a nord. Il Ragnola nasce ad Acquaviva, nella zona della piccola chiesa romanica di Santa Maria in Accubitu, e attraversa il territorio di Acquaviva al confine con Monteprandone arrivando poi a San Benedetto – continua – L’Acqua Chiara nasce proprio nella collina che porta alla Villa Brancadoro. Pensiamo a un lavoro di tipo leggero sulle sponde che possa rendere questo percorso ciclopedonale, partendo dal Circolo Ragn’a Vela o dalla spiaggia. Potremmo avere una passeggiata verso l’interno, arrivare agevolmente a Monteprandone o Acquaviva o realizzare piccoli parchi in collina, dove adesso ci sono aree boschive incolte, adatti al refrigerio per chi d’estate arriva dalla spiaggia. Parliamo di un intervento di un paio di chilometri, niente di eccezionale».

 

Ovviamente questo riguarda anche il torrente Albula: «Certo, deve essere sfruttato dalla Palazzina fino a San Savino. Dobbiamo ragionare in un’ottica territoriale, invece l’urbanistica vive dei servizi per metro quadrati per abitante. Se realizzo un percorso con dei parchi verso San Savino, Acquaviva e Monteprandone, miglioro o no la qualità della città per ciascun abitante? Eppure a livello di contabilità urbanistica non risulterebbe nulla. Aggiungiamoci alcuni elementi importanti: il nostro lungomare è percepito come una sorta di lungo parco sul mare da parte dei cittadini, lungo quattro chilometri. Oppure la passeggiata al Molo Sud, un chilometro in mezzo al mare, che non ha nessun’altra città, non rientra nell’aumento della qualità? Ma non viene valutata come servizio dall’urbanistica. E infine la spiaggia: vero che d’estate è destinata alla balneazione, ma da ottobre ad aprile non è un immenso parco cittadino?»

 

E infine uno sguardo che dall’urbanistica abbraccia l’economia cittadina e del comprensorio, come è giusto che sia: «Stiamo arrancando da 25 anni, ci stiamo crogiolando sui fasti che furono. Eravamo la prima città turistica delle Marche e adesso siamo la terza, la prima città per indotto agro-ittico-industriale d’Italia, e il settore è andato in crisi, il primo porto peschereccio d’Italia e vediamo qual è la situazione. Insomma: spesso siamo i primi ma poi non riusciamo a mantenere il nostro primato: è tempo di darci una mossa, e invece stiamo qui discutendo sulla stradina di Rapullino o sui metri quadrati o sui parcheggi per lo stadio» conclude Viviani.

 


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